La segregazione nelle scuole, non solo un progetto
Una lettera di Manuela Giugni e Riccardo Torregiani su Cpt-Cie e sulla mozione approvata alla Camera per le "classi d'inserimento" riservate ai bambini stranieri. A seguire l'intervento sul tema di Christian De Vito, che ricorda recenti esperienze di corsi ad hoc per bambini stranieri, separati dagli altri alunni durante i normali orari scolastici.
Manuela, Riccardo e Christian partecipano fin dall'inizio alle attività dell'Assemblea Autoconvocata.
Dopo le galere etniche dei CPT/CIE, si vogliono realizzare, nelle scuole , le classi etniche!!!
Allarme razzismo, alle discriminazioni razziali non c'è mai fine. Dopo i Centri di detenzione per immigrate/i (CPT/CIE), che definiamo galere etniche, il procedere del razzismo nel nostro paese annuncia altre misure di pessimo intervento. La mozione presentata dalla Lega, e approvata alla Camera dal PDL, oltre ad essere un ulteriore perverso attacco alla scuola pubblica, intende introdurre le classi differenziali per bambine/i immigrate/i e rom, stravolgendo decenni di storia dell'istruzione e della cultura nelle frequenze scolastiche, venendo meno ai principi costituzionali di integrazione e di emancipazione. Con le classi differenziali in una scuola di stampo classista, già tristemente sperimentate nel fascismo con le leggi razziali di 70 anni fa, si vuole adottare un processo formativo con percorsi separati. Si colpiscono così, nell'educazione, decine di migliaia di bambine/i, fornendo ulteriore spazi per alimentare il razzismo nella società e nel senso comune. L'eventuale applicazione in termini di legge di questa mozione parlamentare, che per ora è solo tale, e non trova in Europa casi analoghi, si sostanzierebbe in una sorta di regime di apartheid scolastico, che cancellerebbe anni di storia e di esperienze di integrazione interculturale nella scuola della repubblica, nata, conviene sempre ricordarcelo, dalla resistenza e dalla lotta antifascista. Sarebbe un ribaltamento strutturale del vivere civile, che pone le basi di una società dove la discriminazione razziale assegna, alle/ai cittadine/i immigrate/i, fin dai prima anni di vita un ruolo subalterno e d'inferiorità soggettiva nell'accesso ai diritti ed alla convivenza. Immaginiamo, solo per un attimo, il momento dell'ingresso a scuola nella materna, nelle elementari, ma anche in ogni ordine e grado, con le separazioni nei corridoi di chi va da una parte e chi da un'altra, per raggiungere aule e classi distinte su base etnica tra chi è di "razza italica" e chi è "straniera/o" , magari, nei casi specifici, con i grembiulini di colore diverso; e magari raggruppando in un'unica classie bambine/i di età diversa, visto che le iscrizioni straniere non raggiungono il numero base per la formazione di una classe.
Il capitalismo è agonizzante al punto tale che i propri santuari per la sopravvivenza delle attività bancarie e finanziarie, spesso illecite o comunque devastanti per l' economie dei singoli stati, , richiedono, essendo ormai alla bancarotta, l'intervento di salvataggio dello stato, sottraendo immani risorse, dopo quelle criminali utilizzate per le guerre, ai grandi drammi sociali e delle crescenti povertà, che sempre di più stanno interessando, a livelli di esistenza insostenibili, centinaia di milioni di esseri umani. Non è tollerabile che i ripianamenti dei disastri della finanza e delle banche siano pagati e compensati da una deriva sociale e umanitaria, dove si tagliano brutalmente le risorse su scuola, lavoro, abitazione, salute, e si aggrediscono, tendendo a svuotarli, gli stessi valori e conseguimenti, sul piano della democrazia e dei diritti. Diritti imprescindibili, che sono la base della società, che dobbiamo continuare a costruire, per un'alternativa al modello liberista, che arriva a mercificare il diverso fino al suo controllo sociale ed all' esclusione. Da lì al razzismo, al differenzialismo, alla segregazione, il passo è breve. La sinistra, quella vera, a seguito della grande e significativa mobilitazione nazionale di Roma di sabato 11/10, ma anche di quelle dei migranti di sabato 4/10, quelle per la scuola pubblica in corso ed estese in tutta Italia, e quelle, sempre nazionali, previste per il 17/10 e del 30/10, dovrà, unitariamente, occuparsi di elaborare e sostenere un progetto di società alternativa, nei territori, sul piano nazionale e globale, di destinazione delle risorse, di assetti democratici, che siano chiaramente alternativi al fallimentare, dannoso, escludente modello (neo)liberista. Altrimenti simbolicamente, ma non troppo, i volti e gli sguardi delle/dei bambine/i, tutte/i, non capiranno perchè qualcuno vuole privarle/i dallo stare insieme nella stessa classe. riccardo torregiani, manuela giugni ----------------------- Sono molto d'accordo con la lettera di Riccardo e Manuela. La mozione approvata alla Camera è di una gravità estrema, che dà il segno di scelte politiche strutturalmente razziste. Rappresenta anche a mio avviso un salto di "qualità" rispetto ad altri provvedimenti presi negli anni e mesi scorsi: qui non ci si rivolge più a categorie specifiche della cosiddetta "marginalità sociale" (rom, lavavetri, prostitute, ecc.) ma si attaccano centralmente gli immigrati all'interno dell'istituzione scolastica. Il salto è quantitativo e qualitativo insieme e misura la forza raggiunta dall'ideologia securitaria attraverso le costanti campagne di odio e razzismo condotte negli ultimi anni. Nè può essere considerato casuale che questo avvenga nello stesso momento in cui: si attacca la scuola-università-ricerca nel suo complesso; si attacca la contrattazione collettiva e il diritto di sciopero (e al sindacato in termini generali); i tagli affossano i pochi e precari settori dello stato sociale; la polemica e i provvedimenti contro i "fannulloni" nascondono un'ulteriore volontà di espansione delle privatizzazioni, nonostante l'evidente disastro delle politiche neoliberiste su scala globale (disastro evidenziato oggi dal crack delle borse, ma già da molto tempo dalle carestie e dalla povertà dilagante in oltre la metà del mondo). Da questo punto di vista, credo che dobbiamo ampliare i nostri orizzonti di riflessione, andando nuovamente come Assemblea Autoconvocata e come movimento tutto a ricostruire i nessi tra le varie parti dell'attacco in corso, anche nell'ottica di creare alleanze inedite (ad esempio con il grande movimento degli studenti che vediamo in questi giorni) che siano base per una mobilitazione ampia e un movimento antirazzista nuovo, fondato sul protagonismo degli immigrati (qualche segnale in questo senso c'è, ma solo sporadico per ora) e sulla capacità di uscire dal settorialismo. Se il razzismo diviene oggi punto di forza del disegno di restaurazione conservatrice della società nel suo complesso, è tempo di sviluppare un antirazzismo che sia fondante di una lettura delle trasformazioni della società, strategia di costruzione di una società alternativa al disegno conservatore. Un antirazzismo capace anche di scuotere alle radici un dibattito a sinistra schiacciato sulla dimensione istituzionale, sostanzialmente vuoto di contenuti e del tutto estraneo ai mutamenti reali della società tanto a livello locale che globale. Sullo specifico della mozione approvata alla Camera vorrei aggiungere che essa è ancora una volta anche frutto di una deriva favorita dalle politiche della sinistra moderata. Parlo di cose che sono sotto i nostri occhi da anni, ma anche non siamo riusciti a capire, denunciare e rovesciare per tempo: è proprio a Firenze che, con le cosiddette "classi di alfabetizzazione", si sono avute di fatto già da alcuni anni esperienze che prefiguravano quella pratica di segregazione che ora la mozione della Lega vuole estendere sottolineandone il valore discriminatorio (la mozione aggrava naturalmente la situazione, ad esempio introducendo in quelle ore anche odiose lezioni di "rispetto per la diversità morale e la cultura religiosa del paese accogliente" e altre robacce del genere). Da anni in questa città, durante le ore in cui i loro compagni erano in classe a fare matematica, inglese, storia, ecc, gruppi di bambini immigrati frequentavano corsi di "alfabetizzazione" al di fuori della classe, spesso in edifici diversi da quello della propria scuola (questo, in particolare, nel quartiere 5). In quella pratica era già attivo uno degli elementi di razzismo istituzionale che ora giustamente viene denunciato anche rispetto alla mozione della Lega: quale logica pedagogica può infatti giustificare che bambini cinesi, albanesi, rumeni e tunisini siano messi insieme in classi differenziali per imparare l'italiano? Si tratta di fatto di un isolamento degli "immigrati" (concepiti come gruppo omogeneo, come "altri", con procedimento tipicamente razzista) dai bambini italiani. Credo sarebbe importante aprire un dibattito ampio su questo, anche per confrontarsi con quegli operatori di cooperative sociali e associazioni che tengono questi corsi in virtù di specifiche convenzioni con il Comune. Su un altro piano, il provvedimento ci ricorda di quello strisciante ritorno alle classi differenziali che si verifica da alcuni anni a questa parte anche con riferimento ai ragazzi portatori di handicap. A notare questa analogia sono stati per primi alcuni insegnanti e genitori di istituti tecnici e scuole dove è forte la presenza di bambini con handicap e di bambini immigrati. Un provvedimento come quello prefigurato nella mozione della Camera può affermarsi perchè di fatto da alcuni anni la tendenza a "portare fuori dalla classe" e a concentrare altrove i bambini "con problemi" si è affermata in diverse scuole, come mi hanno detto più volte i miei amici che insegnano alle medie e superiori. La responsabilità di questa situazione non è peraltro nella "cattiveria" di singoli insegnanti, ma in ben più preoccupanti situazioni strutturali: è nei tagli imposti alla scuola, nell'aziendalizzazione delle scuole, nei tagli specificamente imposti al "sostegno". E' un classico caso di discriminazione strisciante, appunto, non esplicita ma reale. In questo modo, tra l'altro, rischia di venire meno un'altra conquista importantissima delle lotte degli anni Settanta: quella, appunto, dell'abolizione delle classi differenziali, cioè del loro smantellamento fisico unito alla contestazione radicale dei "saperi" che quelle istituzioni discriminatorie sorreggevano, con la prefigurazione di un'alternativa possibile e di opposto segno (per l'appunto, il sostegno, che è stato allora concepito come sostegno alla classe e non come sostegno al singolo alunno). Furono lotte eccezionali, anche se poco ricordate: mi è capitato di studiare quella fatta da insegnanti e operatori dei servizi psichiatrici territoriali di Reggio Emilia, che svuotarono letteralmente i reparti per bambini dell'allora ospedale psichiatrico "San Lazzaro", inserendo uno ad uno i bambini stessi nelle scuole pubbliche. E concludendo su questo punto specifico, la gravità della situazione sta anche nel sostegno che queste pratiche discriminatorie hanno da parte di saperi presunti "neutrali" e "tecnici": in alcuni paesi europei già esistono così non solo scuole differenziali per bambini con handicap fisico e psichico, ma anche speciali scuole "sorvegliate" nelle banlieues francesi ad esempio (controllate da telecamere e circondate da sbarre e mura) e scuole e istituti differenziali per bambini "affetti da ADHD", ossia la cosiddetta "sindrome da deficit di attenzione", ossia per bambini cosiddetti "iperattivi", ai quali in Olanda ad esempio non si lesina il ritalin e altri psicofarmaci (la sperimentazione peraltro è già stata avviata anche in Italia, e segnatamente a Pisa, condotta dal noto prof. Cassano, quello che fa anche gli elettroshock). Insomma, la tendenza discriminatoria in voga in Italia potrebbe essere ulteriormente rafforzata e strutturata da questo punto di vista anche da esperienze europee. un salutone, christian
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