“Un bambino e un cane non sono la stessa cosa”
Il 15/01/05 su il Resto del Carlino si è potuto leggere la lettera del sig. R.R. e conseguente risposta del giornalista che ha intitolato il suo articolo : -“Un bambino e un cane non sono la stessa cosa”
Lettera
Le scrivo in merito alla sua risposta a una lettera della scorsa settimana, quando a proposito di sottoscrizioni lanciate per aiutare gli animali dell'Indonesia e della Thailandia colpiti dal maremoto, lei aveva affermato "salviamo gli elefanti ma prima salviamo i bambini"Io ho dato sia per i bambini (unicef) sia per gli animali (animalisti):"non faccio differenze tra sofferenze e sofferenze tra rischi e rischi:sono tutti esseri viventi.E' tempo che l'uomo-supponente e dispotico,nullità della natura, scenda dal pero".
Risposta
Pubblico la sua lettera,signor R. in rappresentanza delle molte che mi sono giunte sulla risposta cui fa cenno. di approvazione e di protesta. Queste ultime quasi tutte sgarbate a dimostrazione che non sempre l’amore per gli animali va a braccetto con il rispetto delle opinioni altrui.Ma tant’è veniamo al sodo. Sarebbe fin troppo facile risponderle per quanto bene si possa volere agli animali,che se vedo affogare un bambino e un cane, prima salvo il bambino poi il cane.Non so Lei.Ci suggerisce questo comportamento la scienza e la filosofia....ce lo dice la legge( mentre esiste il reato di omicidio c’è al massimo quello di maltrattamento degli animali); ce lo dice il nostro anche il suo vivere quotidiano,(un animale molesto come una mosca si sopprime, mentre il vicino di casa che ci dà ancora più fastidio va sopportato);Se non bastasse ce lo dice anche la religione ( gli animali non hanno un’anima, mentre gli uomini sono,dice San Paolo, tempio dello spirito)La cosa che invece meno mi convince è l’equiparazione che molti operano tra mondo umano e mondo animale, tra l’amore e gli affetti che meritano gli uni e gli altri. So che gli animali riempiono la vita di tanti e li rispetto.Lo dico senza supponenza e presunzione:cani,gatti,cavalli, sono utili all’uomo per fargli compagnia o curare delle malattie( hai mai sentito parlare di ippoterapia?)Ma mi rendo conto anche che uniformare gli affetti può essere una scorciatoia: perdoni la franchezza, ma credo che voler bene ad un cane sia più facile che volerlo ad un figlio rompiscatole o a un collega noioso .L’amore e le emozioni non ammettono succedanei.
Inevitabili riflessioni.
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Le affermazioni che” un bambino e un cane non sono la stessa cosa “ e che se un bambino e un cane stanno per affogare si dovrebbe salvare sicuramente prima il bambino e poi il cane , non fanno una grinza. Non è necessario appellarsi alla scienza, alla filosofia, alla legge, alle religioni o quant’altro, e per giunta con tono inquisitorio,detentore di moralità. Se un essere umano dovesse trovarsi in simili ed estreme circostanze, la scelta di come agire riguarda la sua coscienza e ogni scelta è direttamente proporzionale al proprio livello evolutivo. Non ho dubbi che il lettore , tanto criticato e trasformato addirittura in un capro espiatorio di una intera categoria, riuscirebbe a salvare sia il bambino che il cane o almeno non lascerebbe nulla di intentato, perché chi dichiara di allargare la propria solidarietà a tutti gli esseri viventi dimostra di ragionare con il metro del “TUTTI” e avrebbe più possibilità di riuscire nell’impresa di coloro che ragionano con il metro del “PRIMA e DOPO”. Ma il vero problema , penso, sia qualcosa di più profondo. Scegliendo, non a caso, le parole bambino invece di essere umano e cane invece di cucciolo (tanto per fare un esempio), si vuole toccare le corde più intime delle persone per rimarcare il concetto , ultrasecolare, di superiorità umana nei confronti degli animali. L’uomo da sempre si è autoeletto padrone del mondo , e per suo comodo ha privato l’animale di qualsiasi dignità , come l’anima, per poterlo sfruttare garantendosi ingenti profitti, uccidere o salvare in funzione del proprio torna conto.E’ vero che San Paolo ha detto che gli animali non hanno un’anima e che l’uomo è tempio dello spirito, infatti per secoli il cristianesimo ha imposto all’uomo di staccarsi dal mondo degli animali e quindi dalla natura stessa a cui è sempre appartenuto, e gli ha insegnato che alcuni esseri viventi erano più importanti di altri. L’uomo, poi, non ha perso l’occasione per applicare questa cultura discriminante anche tra i suoi simili inventando le folli gerarchie razziste , dimenticando di essere il tempio dello spirito. Ma papa Giovanni Paolo II con le parole “il soffio divino è presente anche negli animali e non soltanto nell’uomo”, ha ridato, o meglio ha tentato di ridare, a queste creature il valore e la dignità che meritano, cosa che molte altre religioni insegnano da sempre. Meglio tardi che mai! La religione, come la filosofia, la scienza e le leggi umane non sono detentrici di verità assolute, ma strumenti per un nostro processo evolutivo, e sono soggette anch’esse a un’inevitabile evoluzione, proprio perché frutto della mente umana. Quindi questa secolare e globale discussione uomo/animale ha raggiunto una grande svolta nello sviluppo della coscienza umana e sicuramente è un indice di misurazione del nostro progresso personale e collettivo.
Anche in una dolorosa circostanza come l’evento Tsunami, non si è perso l’occasione per rimarcare la distanza uomo-animale natura. “Salviamo gli elefanti ma prima salviamo i bambini”. Una frase che vorrebbe dire tutto, ma non dice nulla , tranne che rivelare la secolare paura umana , che gli animali possano privare l’uomo ( o meglio il “bambino”) di qualcosa come il cibo , l’acqua ecc. della serie PRIMA mi sfamo e disseto io, POI se ne rimane …… Questo contribuisce ad alimentare quella cultura che vede gli animi eternamente divisi, impegnati a tracciare confini ben definiti per evitare l’equiparazione tra gli esseri viventi che al giornalista ( di cui sopra) preoccupa tanto.Questo concetto va a braccetto con il sostenere che le cause della fame e della sete nel mondo dipendono dalla scarsa produzione di risorse , invece che dalla loro iniqua distribuzione. Non credo che nessuno possa permettersi di criticare la morale di coloro che scampati al maremoto, grazie anche ai loro elefanti, danno da mangiare e bere a questi animali e cercano , insieme a loro, di ricominciare a vivere . Gli elefanti si sono dimostrati preziosissimi alleati dell’uomo anche in simili tragiche circostanze.Con il loro barrire insolito e la fuga verso le alture hanno salvato i turisti che,ignari, si trovavano in groppa agli stessi,in gita turistica dell’isola, e alcune persone che conoscendo gli elefanti li hanno seguiti senza indugiare sulle colline. Oggi questi animali , grazie alla loro intelligenza e alla loro forza sono un aiuto indispensabile per spostare macerie, cercare i corpi e trasportare i morti. E con che tipo di “anima” si può criticare la morale di una trentina, tra soldati e volontari, provati anch’essi dal maremoto, che si sono prodigati per riportare in mare un delfino intrappolato in un piccolo laghetto creato dall’onda anomala e destinato a morte certa. Si sono trovati davanti a una vita in pericolo e l’hanno salvata senza perdere tempo con ragionamenti del tipo “PRIMA e DOPO”. Quel delfino era fratello di quei cinque delfini che alcuni mesi prima hanno salvato sei persone in mezzo al mare in balia di uno squalo bianco creando intorno a loro un cerchio di protezione, nonostante il loro più temibile predatore si aggirasse a pochi metri sotto le loro pance.Sono rimasti in quella postazione per quasi un’ora e solo quando hanno capito che il pericolo per le persone, tra cui due bambine, era passato, si sono allontanati. Un simile comportamento tra specie diverse, per quanto ci si sforzi di definirlo è ancora per noi incomprensibile. Per cui è d’uopo esimerci da qualsiasi tipo di giudizio, ma fare atto di umiltà e guardare, ascoltare e imparare. La natura da sempre ci impartisce lezioni di verità e non fa distinzione fra uomini e animali , perché l’intelligenza non traccia frontiere. L’importanza della biodiversità dovrebbe ormai fare parte della nostra saggezza di esseri più evoluti. L’amore autentico per tutte le creature intorno a noi, non dovrebbe rappresentare una minaccia, perché non è una semplice emozione, una scelta politica o religiosa, una moda o una scelta di comodo dettata da un conseguente beneficio personale, ma rappresenta una ricerca (più o meno inconscia) di quella unicità originaria con tutto il creato, insita in tutti noi (ma spesso soffocata dall’ignoranza), e guidata dalla consapevolezza , che la “condivisione”, è la prima tappa inevitabile per raggiungere una convivenza serena tra tutti gli esseri viventi .
L’uomo (o meglio il bambino) non è uguale al cane, certo che sono diversi, hanno esigenze differenti e un grado evolutivo differente, (anche se tanto di loro dobbiamo ancora scoprire), ma ciò non giustifica una diversa considerazione e una conseguente mancanza di rispetto. Non si può dire di rispettare gli animali perché ci fanno compagnia o ci aiutano con la pet therapy
Non credo sia indispensabile essere uguale all’uomo per meritare rispetto.
Non ci possiamo più permettere di rimanere incagliati in simili concetti che ci vedono da sempre divisi dagli altri esseri viventi, perché non si tratta più di opinioni differenti ma di sopravvivenza.
Ritornare a incontrarci con la natura e tutte le sue creature ascoltando e imparando ad interpretare tutto quello che essa ci dice attraverso le sue innumerevoli manifestazioni. come il barrire degli elefanti, il volo degli uccelli, il movimento del mare ecc.ecc. non è più cosa da ambientalisti o animalisti, ma è indispensabile per affinare le ns. percezioni nei confronti soprattutto dei pericoli se vogliamo veramente salvare i ns. bambini. Non possiamo più permetterci di raccogliere le conchigliette scoperte dal mare che si ritira… se prima non guardiamo e ascoltiamo la natura per sapere se lo possiamo fare.
E alla luce , anche delle recenti e purtroppo durissime lezioni che la natura impartisce alle sue creature come il maremoto, dove sono morti tanti uomini,( tra cui un numero insopportabile di bambini), e pochissimi animali , non possiamo non comprendere che più ci allontaniamo dalla natura , più siamo in pericolo.
Marianna S.
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