Affari sporchi con le ali
10.03.05
"Il commercio illegale di fauna e di flora protette alimenta un volume d'affari paragonabile a quello del traffico di armi e di droga" dichiara Isidoro Furlan, vicequestore aggiunto del Corpo forestale. Che sia una questione di geografia o di cultura poco cambia, il bracconaggio in Italia è un problema grave, combattuto ma ancora diffuso.
"Non è solo un problema di pettirosso, ma di ecosistema" spiega Sauro Presenzini, responsabile vigilanza venatoria del Wwf, "il danno procurato dal bracconaggio non si limita all'Italia ma a tutto il continente, perché i migratori sono obbligati a transitare sul nostro territorio durante il tragitto tra Nord Africa ed Europa, quindi il problema in pratica interessa tutti".
E infatti, Germania, Gran Bretagna, Austria e Svizzera finanziano e collaborano con il il Wwf per allestire i campi antibracconaggio in Italia, proprio per proteggersi. Solo nel 2004 il Corpo forestale dello Stato ha notificao oltre 1.500 reati, controllato più di 82 mila persone e inflitto sanzioni amministrative per 1.700.000 euro, ma la difficoltà di cogliere un bracconiere in flagrante aumenta col passare degli anni, anche in rapporto ai progressi della tecnologia.
Non sono leggende metropolitane quelle che vogliono cacciatori di frodo sparare con armi che farebbero invidia a un esercito direttamente dal balcone di casa o dalla propria auto. Oltretutto identificare i bracconieri non è cosa semplice perché di solito "non possiedono licenze di caccia e, soprattutto, perché molti di essi lo fanno per il gusto di sfidare la legge e sentirsi braccati" dice Furlan. Questo è il paradosso di una pratica che non conosce crisi, a dispetto del calo di doppiette regolari, anzi, "il fenomeno è in aumento e a noi farebbero comodo più risorse umane da contrapporre".
Nello Stretto di Messina, nelle valli bresciane e nell'isola di Ischia a ogni stagione migratoria si aprono vere e proprie mattanze, non solo a colpi di fucile ma anche con trappole sempre più sofisticate. All'origine la ricerca del trofeo imbalsamato, dell'animale da tenere in gabbia in uno zoo privato o da portare in tavola.
A Napoli, ogni domenica, il mercato illegale di S. Erasmo, in via Brecce, riunisce diverse centinaia di persone. Gufi, civette, allocchi sono i protagonisti, ma con un po' di pazienza si possono trovare anche tigri, leoni e leopardi.
Oggi a creare nuovo allarme c'è la proposta di modifica della Legge 157/92 sulla protezione della fauna selvatica, al vaglio della commissione Agricoltura. "Già considerata tra le più permissive in Europa, la legge rischia di essere smantellata e depenalizzando i reati si arriverà a legittimare il bracconaggio", dichiara amareggiato Presenzini.
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