La vendetta dei grilli spaziali
28.05.04
Lo ha detto sorridendo, il nostro astronauta Roberto Vittori, una volta sceso a terra in moda un po’ scomodo, restando a testa in giù in attesa dei soccorsi. “Purtroppo tutti e 14 i grilli sono morti, ma abbiamo gli embrioni, il cui sviluppo verrà studiato a terra”. Si trattava di uno dei 22 esperimenti che il nostro astronauta doveva seguire durante la missione Eneide. La sigla dell’esperimento è CRISP – 2, ovvero Crickets in Space -, che tradotto dall’inglese, significa “Grilli nello spazio – 2”. Roba che se lo vedo su un tabellone murale, penso ad un remake di “Grilli nello spazio 1” e m’infilo nel primo cinema. Invece si tratta del remake di un esperimento già iniziato nel 1998 nel Neurolab, ospitato a bordo del volo STS – 90 dello Space Shuttle. La ricerca nasce con lo scopo di studiare lo sviluppo delle cellule nervose in organismi embrionali. Quattordici femmine di grillo, della specie Archeta domesticus, sono state dunque fecondate prima del lancio. La deposizione delle uova è stata portata a termine sulla Soyuz e per un periodo ridotto di tempo. Le grille (grillesse?), sì insomma le femmine con le antennine in orbita avrebbero dovuto terminare la deposizione delle uova solo dopo il ritorno sulla Terra. In questo modo avremmo ottenuto indicazioni preziose sull’influenza dell’assenza di peso, degli embrioni “spaziali” e di quelli terrestri.
Purtroppo non ce l’hanno fatta. Le quattordici piccole astronaute sono tutte defunte nello spazio. Chissà perché la storia di questi quattordici grilli e del loro ultimo amplesso sulla Terra, un po’ mi tocca. Certo, si tratta di grilli, mica della povera cagnetta Laika, abbandonata nello spazio come le scimmiette con le cinture allacciate al seggiolino del pilota. Cercavano le banane e trovavano cavi elettrici, pulsanti e led. Grilli, è vero, ma lo confesso, ci sono rimasto male. Non che pretendessi un funerale o una piccola spilla d’oro al valore spaziale deposta tra le antenne, ma insomma neanche riderci sopra …Pensate. Domani alzate gli occhi al cielo e di fianco alla Madunina atterra lentamente un’enorme e sfavillante astronave. Si apre il portello e ne esce un grillo di tre metri con le antenne a positroni gialli che, con voce stentorea sillaba “Vittori Roberto è atteso a bordo”. Brutta faccenda vero?
C’è una cosa che non vi ho spiegato. Perché hanno imbarcato quattordici femmine e neanche un maschio? Perché i maschi, con il loro canto, avrebbero disturbato il lavoro degli astronauti. Non lo so, non c’ero e mai ci andrò, ma se fossi lassù mi piacerebbe sentire un grillo che canta nel silenzio della notte siderale.
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