Diritti Animali

Provvedimenti anche per regista e direttore artistico della rassegna d'arte

Astice torturato a teatro, denunciato l'attore

Prato, crostaceo appeso ad un filo e seviziato mentre un microfono amplificava i battiti del suo cuore. Ma in sala c'era anche la Digos...
11 giugno 2005

Il regista PRATO - Lo hanno appeso ad un filo e torturato a più riprese, registrando in diretta le sue paure, trasmesse agli spettatori mediante un suono ritmato che avrebbe dovuto simboleggiare il battito impazzito del cuore. Fino a quando, a porre fine alle sue sofferenze, è arrivata implacabile la lama di una mannaia. Il protagonista è un astice vivo, che alla fine non ha neppure potuto godersi gli applausi della sala. Per il regista e gli attori che hanno messo in scena questo reality show dai contorni molto pulp al Museo di arte contemporanea di Prato doveva essere uno spettacolo come tanti, seppure dai toni molto diretti e cruenti. Ma gli agenti della Digos non l'hanno vista allo stesso modo e così hanno fatto scattare tre denunce per maltrattamento e uccisione di animali e per violazione delle norme sui pubblici spettacoli.

I provvedimenti sono a carico dell'attore spagnolo Juan Loriente, del regista argentino Rodrigo Garcia (nella foto) e di Edoardo Donatini, direttore artistico di «Contemporanea festival», rassegna culturale promossa dal teatro Metastasio in collaborazione con il comune e la provincia di Prato e la Regione Toscana e conclusasi martedì. Lo spettacolo incriminato si intitolava «Accidens: matar para comer» («Incidenti: uccidere per mangiare»). Una parodia dei tempi moderni, secondo Garcia, che della pièce, che dura in tutto una ventina di minuti, è anche l'autore e che è direttore artistico a Madrid della Carniceria Teatro (La macelleria del teatro), compagnia da lui stesso fondata.

«Normalmente, le cose le si trovano gia morte. Vai al supermercato e te le danno già tutte morte - si legge nella presentazione dell'«opera» -. Noi tutti facciamo cose per procurarci denaro e barattarlo con cadaveri. E ci perdiamo di uccidere. Secondo la mia modesta opinione, non esercitare l’assassinio è qualcosa che ci rende meno umani e ci snatura». E ancora: «Devi avere molta immaginazione – e io non ce l’ho- per tremare davanti all’idea della morte aprendo una lattina di polpette con piselli nella cucina di casa». Una cornice, questa, che forse per qualcuno potrebbe essere sufficiente a giustificare il crudo realismo dello spettacolo. Ma non per gli uomini della questura di Prato, che dopo aver accertato le violenze sul crostaceo, hanno deciso di formalizzare le denunce.

Ad attivare gli agenti della Digos era stata una segnalazione della Lega antivivisezione (Lav) che da tempo ha avviato la campagna «Sos maltrattamenti» e che al proprio numero verde ha ricevuto le telefonate di protesta di alcuni degli spettatori, che evidentemente non hanno gradito lo show. I poliziotti hanno constatato che la performance, andata in scena davanti ad un pubblico di 70 persone, consisteva nell'appendere ad un filo assicurato al soffitto un astice vivo. L'animale veniva lasciato penzolare per circa 10 minuti mentre un sensore acustico, posto sul dorso e collegato con un impianto di amplificazione, permetteva di ascoltare con chiarezza, in sala, il suo battito cardiaco (un effetto scenico, visto che i crostacei non hanno un vero e proprio cuore). Inoltre, l'attore spruzzando acqua addosso all'astice, lo faceva muovere provocando un cambio del ritmo cardiaco e, di conseguenza, un suono diverso da far sentire agli spettatori. Alla fine l'animale è stato fatto a pezzi con una mannaia da macellaio e le sue parti sono state sistemate su una griglia accesa per la cottura.

La denuncia per maltrattamento e uccisione di animali è scattata per l'attore che ha compiuto materialmente le sevizie mentre il regista e il direttore artistico dovranno rispondere di violazione delle norme sui pubblici spettacoli. «Fortunatamente i casi di maltrattamenti di animali in scena non sono così frequenti - spiega Ciro Troiano, responsabile della campagna Sos Maltrattamenti della Lav -. Un altro episodio che ci era stato segnalato riguardava un corvo che durante una performance veniva tenuto chiuso in un cassetto per una quindicina di minuti fino a che un attore non lo apriva per farlo volare fuori». Quella volta non si è arrivati a una vera segnalazione alle autorità, come nel caso di Prato. L'auspicio della Lav è che dopo le denunce della Digos la rappresentazione non sia mai più messa in scena, perlomeno con animali vivi. «In questo modo - commenta ancora Troiano - avremo salvato altri astici da inutili torture».

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