Diritti Animali

Adatti alla domesticazione

Oggi, il possesso di animali da compagnia e’ il contesto piu’ comune in cui nel nord america gli umani interagiscano con altri animali; eppure, questa istituzione e’ ampiamente esente da critiche.
5 luglio 2005
Lee Hall (traduzione di blackparrot) (Direttore Legale di Friends of Animals [http://www.friendsofanimals.org] e membro della Facolta’ di Legge presso l’Universita’ Rutgers di Newark.)

. Nell’ambito del dibattito attuale sul legame tra diritti degli umani e dei non umani, ci si puo’ domandare perche’ si discuta cosi’ poco degli animali d’affezione. Oggi, il possesso di animali da compagnia e’ il contesto piu’ comune in cui nel nord america gli umani interagiscano con altri animali; eppure, questa istituzione e’ ampiamente esente da critiche. L’uso della parola “animale da compagnia” (“pet” – NdT) per indicare anche una persona ridotta ad oggetto sessuale e’ stata giustamente condannata dalle persone socialmente consapevoli, ma l’esistenza stessa degli animali da compagnia viene ampiamente data per scontata. Nel corso della storia di questo continente, c’e’ sempre stato un Altro: qualcuno la cui liberta’ sarebbe stata antitetica al progresso, qualcuno adatto ad essere conquistato, domato, controllato e d infine sfruttato, in qualsiasi modo, a beneficio del commercio. L’Altro poteva essere desiderato, sottomesso, posseduto e consumato. Oggi, molte persone (se non la maggior parte) cercano di sfruttare la liberta’ residua, sia che si tratti di una forza naturale che di un animale non domato. Noi stessi possediamo ancora una liberta’ simile, all’interno della nostra psiche, limitata da anni di repressione. Abbiamo paura della sua attrazione. Alti animali volano, vedono al buio, vivono senza giudici e carceri e muoiono senza preoccuparsi che una loro perfida discendenza possa contendersi la loro eredita’. Noi abbiamo cercato di catturare e vendere l’idea della loro prestanza sessuale, come reso evidente da invenzioni patetiche come “Alpha Male Plus” (“Maschio Alfa Piu’” – NdT), un profumo pubblicizzato come contenente un ormone estratto da un alce e proposto come "l’unico supplemento maschile per l’orga smo multiplo” [1]. Nelle nostre citta’, gli animali domestici, come le tigri negli zoo, potrebbero soddisfare un desiderio di contatto con la natura, un desiderio sviluppato da persone cresciute lontano dal mondo naturale. Uno scrittore ha recentemente sostenuto che "Attualmente, il nostro ultimo vero legame con il mondo animale, questi animali da compagnia, continua a sembrarmi uno strumento per ingraziarci dei visitatori stranieri del nostro mondo… comicamente fuori luogo, con la pretesa di adeguarsi, di essere come noi, cercando di non essere scoperti e deportati.” [2]. Ma cosa c’e’ di comico nell’essere fuori luogo? Cosa c’e’ di comico nell’essere costretti ad evitare la deportazione? Questo divertimento e’ una prerogativa del cittadino i cui documenti sono in regola. Dovremmo trovare divertente l’usurpazione dell’autonomia di gatti selvatici ed il renderli vulnerabili nei confronti di chi e’ spietato e adorabili per quei misericordiosi che trovano deliziosi i loro miagolii e le loro minuscole impronte. La domesticazione di gatti, lupi ed altri animali liberi e’ basata sulla neotenia – il permanere nell’animale adulto delle sue caratteristiche infantili, che portano un animale ad aver bisogno di accudimento ed a sollecitarlo.[3]

Geografia dell’accudire

Il raggio del nostro rispetto verso quanti abitano questo mondo dipende da quanto consideriamo allargata la nostra comunita’. Gli umani tendono a definire le comunita’ etiche in maniera ristretta: mentre scrivo questo articolo, ci stiamo bombardando a vicenda. Con quanta competenza, quindi, possiamo osservare le altre specie? Ogni anno, milioni di cani e di altri animali da compagnia vengono abbandonati dai loro proprietari, spesso per ragioni irrisorie: la novita’ del cucciolo regalato per le vacanze e’ svanita, il bambino e’ cresciuto e se ne e’ andato di casa, il cane abbaia troppo, una parcella del veterinario imprevista. I cani vanno a finire nei canili, dove ne vengono uccisi milioni, ed alcuni sono destinati alla vivisezione. In numero relativamente basso, vengono usati negli allevamenti o tenuti in gabbia, come donatori di sangue per dei cospecifici pi u’ fortunati. Altri diventano cani da guardia, scaricati ogni notte in parcheggi urbani che puzzano di benzina, circondati da filo spinato. I pochi che riescono a scappare vengono lasciati riprodurre tra parchi, palazzi e nelle periferie. Alcuni finiscono a vivere con persone coscienziose che li nutrono, puliscono e trattano con gentilezza. Ma anche nei casi migliori, i cani dipendono dal proprietario umano in ogni dettaglio della propria esistenza, compreso quando poter urinare. Anche le persone coscienziose rimangono comunque dei proprietari. Darwin scriveva che "non ci piace considerare nostri eguali gli animali che abbiamo reso nostri schiavi" [4]. Se abbiamo schiavizzato gli animali, l’esistenza di pochi schiavi che vivono in casa, trattati relativamente bene, non giustifica questa schiavitu’, cosi’ come non giustificava quella umana. Gli schiavi che vivono in ca sa, inoltre, possono esistere soltanto fino a quando esiste la schiavitu’. Questo non significa che dovremmo rifiutarci di aiutare e sostenere animali che ormai sono gia’ nati. Alcuni membri della prima generazione di schiavi liberati, cercavano la protezione dei loro ex proprietari. Questo bisogno di protezione, pero’, era destinato a scomparire: una volta che la classe dominante riconobbe che la schiavitu’ era odiosa, una versione riformata o umanitaria della schiavitu’ divenne eticamente non piu’ accettabile. Il possesso umanitario di animali e’ eticamente piu’ giustificabile? La consistenza etica pone l’onere della persuasione su coloro che continuano a ritenere accettabile la schiavitu’ in un contesto non umano. Come proprietari di animali d’affezione, troviamo intollerabile la morte dei nostri animali. Usiamo qualsiasi cura medica ci possiamo permettere per prolungare le vite dei nostri animali e lo facciamo per le medesime ragioni per cui siamo affezionati a qualsiasi altr o membro della famiglia ci sia caro. Siccome un animale d’affezione non puo’ dirci quando e’ venuto il momento di lasciarlo andare, pero’, e’ difficile identificare il momento in cui i nostri sforzi cessano di essere nel miglior interesse dell’animale e si trasformano in un tentativo disperato di consolare noi stessi. Un aspetto piu’ rilevante di questa situazione viene spesso sottovalutato: gli animali d’affezione sono stati creati innanzitutto per confortare la classe che li possiede. Rendere altri esseri viventi dei giocattoli alla moda - trasformando selettivamente dei lupi potenti in teneri cuccioloni, separandoli dalle loro famiglie, comprandoli e vendendoli, dispensando loro premi o punizioni a nostro piacimento, trasformandoci nei loro padroni - non ci qualifica come benefattori degli altri animali. Alcuni di noi rifiutano il commercio di animali. Alcuni di noi gestiscono rifugi o supportano attivamente i rifugi locali. Ma definire l’adozione di un animale un “salvatagg io” puo’ offuscare il fatto che sono innanzitutto gli umani, a porre gli altri animali in una condizione di degradante dipendenza.

Compagno commestibile

Nonostante l’idea che i non umani non dovrebbero essere posseduti porti alla conclusione che la loro deliberata domesticazione in “animali da compagnia” sia eticamente discutibile, chi diventa consapevole dell’ubiqua soggiogazione degli animali puo’ tendere a gestire il proprio disagio concentrandosi contro quelli che gli attivisti definiscono i “peggiori abusi”, rivolgendo le proprie invettive piu’ dure contro gli errori commessi da persone che vivono in terre lontane. Condannando atti di crudelta’ particolarmente efferati, o deplorando gli usi barbarici degli stranieri, noi che desideriamo mantenere una prospettiva umana, abbiamo spesso problemi nel considerare cio’ che facciamo a casa nostra, o i benefici che traiamo dalla pervasiva trasformazione di altri animali in prodotti. Una perenne campagna protezionista inglese, ad esemp io, evita di menzionare la situazione complessiva degli animali non umani in Inghilterra, ma si concentra su un suo singolo aspetto, per contestare i metodi di macellazione approvati dai Muslim. Allo stesso modo, anziche’ concentrarsi sulla questione etica della trasformazione di esseri senzienti in prodotti, gli attivisti nord americani spesso concentrano la critica contro le tremende condizioni in cui si trovano cani e gatti nei mercati della carne asiatici. Un esempio indicativo di questo comportamento e’ avvenuto nel 2002, quando la BBC diede notizia di un seminario per ristoratori coreani [5]. L’evento comprendeva una presentazione a cura di Ahn Yong-keun, un professore di scienza dell’alimentazione soprannominato ‘Dottor Carne di Cane’, che consiglia ricette a base di cane. I promotori del seminario intendevano raccogliere firme a sostegno della legalizzazione della vendita di cani per il consumo alimentare umano, sostenendo che la regolamen tazione avrebbe consentito alle autorita’ di promuovere una macellazione umanitaria dei cani. Scandaloso? La convinzione che dovremmo macellarli in maniera umanitaria coincide esattamente con l’opinione condivisa dalla maggior parte dei nord americani, relativamente a polli, bovini e maiali. Il professor Frank Wu, della Facolta’ di Legge dell’Universita' di Harvard, ha notato che "mangiare cani e’ una leggenda urbana internazionale, che contiene una qualche verita’” [6]. Il professor Wu descrive un episodio avvenuto nel 1989 a Long Beach, in California, relativo ad alcuni rifugiati cambogiani che ammazzarono un cucciolo di cane. Un giudice ritenne che non avessero “inflitto un dolore irragionevole all’oggetto del loro consumo”. Nonostante i rifugiati probabilmente non avessero inflitto una sofferenza considerabile gratuita secondo gli standard dell’industria zootecnica, gli animalisti considerarono scandalosa questa sentenza. In California, questo cas o porto’ all’introduzione di un regolamento che rese perseguibile il consumo di carne di cane o gatto. Naturalmente, non vennero introdotte leggi analoghe per quanto riguarda maiali, bovini o polli. Wu sostiene che il caso contro il consumo di carne di cane, “probabilmente l’unico degno di nota”, e’ un caso a favore del vegetarismo. “La proibizione di mangiare cani”, scrive Wu, “diviene soltanto un esempio peculiare di quella maniera di ragionare”. Effettivamente, le peculiarita’ culturali sono meri dettagli del piu’ ampio contesto etico di un comportamento genericamente carnivoro. Qualsiasi mercato in cui gli animali vengano tenuti in gabbia e venduti come cibo provoca critiche, ma potremmo ampliare la logica del professor Wu. La nostra istituzione del possesso di animali d’affezione – questa forma di dominio di cani e gatti, che accettiamo come virtuosa – e’ sicuramente connessa ad altre forme della dominazione umana di questi stessi animali. Puntiamo il dito contro il mangiare cani senza notare che la nostra abitudine di trasformare in animali da compagnia dei cani che non hanno la possibilita’ di esprimersi al riguardo crea il retroterra per l’uccisione di molti milioni di cani ogni anno, nei laboratori di vivisezione e nei canili. Le nostre abitudini sono realmente meno barbariche? I primi animali d’affezione, secondo alcuni, potrebbero essere stati i cuccioli degli animali uccisi dai cacciatori umani [7]. In questo caso, l’invenzione degli animali da compagnia sarebbe un effetto collaterale della storia che ha visto l’umanita’ sviluppare una predilezione per il sapore delle carni.

Paternalismo romantico

Forse potremmo analizzare piu’ approfonditamente il nostro amore per gli animali da compagnia considerando un’osservazione proposta, nel processo del 1976 di Frontiero contro Richardson, da un membro della Suprema Corte di Giustizia degli Stati Uniti - Brennan - secondo cui la nostra lunga storia di dominio patriarcale “e’ stata razionalizzata da un atteggiamento di ‘paternalismo romantico’ che, nella pratica, ha posto le donne non su di un piedistallo, ma in una gabbia”. Per secoli, uomini peraltro intelligenti e ben intenzionati hanno adottato questo atteggiamento. Potrebbero aver pensato: “Non faccio parte del paradigma oppressivo: amo le donne, e amo mia moglie.” L’affetto individuale per una singola donna non nega l’esistenza di un’oppressione istituzionalizzata. Questo affetto dimostra che persone ragionevoli ed eticame nte ispirate possono essere sostanzialmente cieche rispetto ad alcune situazioni. Se e’ cosi’, non potrebbe darsi che anche le persone benintenzionate siano state, per secoli, altrettanto cieche riguardo agli altri animali? Consideriamo la spiegazione razionale fornita da un autore dei discorsi di George W. Bush, Matthew Scully. Nel suo libro “Dominion: The Power of Man, The Suffering of Animals, and the Call to Mercy” (“Dominio: il potere dell’uomo, la sofferenza degli animali ed il richiamo alla misericordia” – NdT), Scully insiste sulla correttezza della nostra autorita’ sugli altri animali: “Sono tutte le creature nostre compagne esistenti nell’universo, e’ il posto assegnato loro nella creazione, ad essere completamente in balia della nostra misericordia; i piu’ feroci tra i lupi o tra le tigri, sono indifesi contro il piu’ codardo degli uomini.” Dopo aver valutato sommariamente felini e lupi una volta fieri, Scully passa a considerare il termine “pet”, definendolo "perfettamente adeguato ad indicare la totale dipendenza di queste creature dalla nostra misericordia e la loro pura, deliziosa inutilita’ al di fuori dell’affetto reciproco.". Scully continua: "la dipendenza e la fiducia che suscita, sono cio’ che piu’ conta, il divertimento” [8]. Secondo Scully, l’animale domesticato e’ "il piu’ naturale di tutti, mostrando qualita’ nascoste della sua natura, che soltanto la gentilezza umana puo’ far emergere” [9]. Evidentemente, queste qualita’ nascoste comprendono le malattie e le deformita’ causate dalla selezione in molti animali da compagnia. La superficie del corpo di un piccolo cane puo’ divenire piu’ ampia della sua massa corporea, frustrando la sua naturale capacita’ di mantenere la temperatura corporea. Nonostante tutti i pericoli e rischi della natura, un lupo ancestrale avrebbe optato per ge nerare una progenie come gli attuali bulldog, che non sono in grado di partorire senza ricorrere ad un intervento chirurgico? Un gatto ancestrale avrebbe mai rinunciato alla liberta’ per tarsformarsi in un gatto Manx, cui puo’ succedere di dover allevare cuccioli sofferenti di spina bifida, oppure in un persiano, i cui occhi e narici possono essere cosi’ deformati da rendere necessaria la somministrazione di antibiotici a vita? Perche’ ci troviamo a nostro agio operando scelte del genere? Queste selezioni non sono altro che esempi di cio’ che ci e’ permesso fare, una volta accettata la domesticazione. Il possesso di animali da compagnia e’ giustificato dalla convinzione che gli animali d’affezione traggano beneficio dalla simbiosi con l’umanita’ sviluppata nel corso dei millenni. Va notato che la maggior parte delle moderne razze di gatti sono state prodotte negli ultim i due secoli. Gli allevatori di oggi prosperano grazie a mode, quindi appaiono regolarmente nuove razze. Un saggio pubblicato sul sito di una nota industria degli animali da compagnia sostiene che il possesso di animali d’affezione non divenne comune in Europa fino alla fine del Settecento e rimase inusuale al di fuori delle case dell’aristocrazia fino al tardo Ottocento. Il saggio spiega che: “il possesso di animali da compagnia nella forma attuale e’ probabilmente un’invenzione vittoriana del Diciannovesimo secolo. All’epoca, era percepita come una forma di contatto con il mondo naturale, che di per se’ non veniva piu’ considerato minaccioso. Inoltre, permetteva una dimostrazione palese del dominio dell’uomo sulla natura.” [10]. Per gli animali da compagnia, oggi i nord americani spendono ogni anno oltre 15 miliardi di dollari. Spendono questa cifra nei supermercati che hanno sostituito la terra che una volta apparteneva a lupi liberi e gatti selv atici. Solo una logica perversa potrebbe definire “naturale” questa situazione. Ma un’abitudine perenne dello sciovinismo umano – in effetti, di ogni genere di sciovinismo – consiste nella pretesa di parlare in nome della natura. Per trascendere la mentalita’ dominatrice della nostra cultura, bisognerebbe osservare con nuovi occhi le nostre forme di dominazione quotidiane, apparentemente benigne. Dopotutto, chiedersi se l’istituzione del possesso di animali da compagnia sia veramente cosi’ benigna, non impedirebbe di prendersi seriamente cura di singoli animali nelle nostre abitazioni. Al contrario, significherebbe l’inizio di una relazione rispettosa degli altri animali. Prenderemmo in considerazione le loro vere nature, anziche’ accettare le nature che noi, la classe che puo’ vendere ed acquistare animali a piacimento, abbiamo imposto loro. E’ venuto il momento di andare al cuore della metafora di Brennan. Noi razionalizziamo la nostra dominazione degli altri animali in parte considerandoci come loro benefattori. Nelle conseguenze pratiche, questo non conferisce loro una posizione piu’ elevata: li mantiene in gabbia per sempre.

Note: [1] Vedi http://www.dietbreakthru.com/alphamaleplus.htm oppure http://alphamale.magnarx.com/
_B64S_YWxwaGFtYWxlLzgwMDIvbHdydWxlcy9BQUEvLy8=_E/order.html

Quest’ultimo comprende una foto di un alce con la didascalia "Alpha Male Plus ti rendera’ un pericoloso rivale per questo fusto!"

[2] Matthew Scully: “Dominion: The Power of Man, The Suffering of Animals, and the Call to Mercy, St. Martin's Press (2002), pag. 5.

Vedi anche "An Iconoclast's Guide to Dominion" (una recensione del libro a cura dell’autrice di questo articolo): http://www.amazon.com/gp/cdp/member-reviews/
A2MQ3IYHQE15SU/102-6397636-2412158?_encoding=UTF8

[3] Per informazioni sulla domesticazione, vedi Danielle LaBruna, "Columbia University Introduced Species Summary Project: Domestic Cat (Felis catus)", 2001. Spiega come i gatti vennero probabilmente domesticati in Egitto dalle popolazioni locali, selezionando i loro progenitori liberi, gli F. lybica, in un processo iniziato verso il 6.000 A. C.:
http://www.columbia.edu/itc/cerc/danoff-burg/invasion_bio
/inv_spp_summ/Felis_catus.html

Pedigree.com, "The domestication of dogs and cats", 2003: http://www.pedigree.com/PedigreeCenter/Articles/Relationship/
Our+Dog+friends/The+domestication+of+dogs+and+cats.asp

[4] Charles Darwin, “Metaphysics, Materialism, and the Evolution of Mind: Early Writings of Charles Darwin, transcribed and annotated by Paul H. Barrett; with a commentary by Howard E. Gruber” , 1974, pag. 187.

[5] Caroline Gluck, "South Korea promotes dog meat" – BBC, 13 gennaio 2002 - http://news.bbc.co.uk/2/hi/asia-pacific/1758765.stm

[6] Frank H. Wu, “Yellow: Race in American Beyond Black and White”, Capitolo 6 ("The Best 'Chink' Food: Dog-Eating and the Dilemma of Diversity"), 2002, pagg. 218-226. [7] Matthew Scully, “Dominion”, pag. 5.

[8] Ibid.

[9] Ibid., pag. 115.

[10] Pedigree.com, "The evolution of pet ownership": http://www.pedigree.com/PedigreeCenter/Articles/Behavior/
Facts+about+Dogs/The+evolution+of+pet+ownership.asp?FILTER=puppy
Spiega come, prima di quel periodo, il possesso di animali d’affezione fosse peculiare dei reali e delle classi piu’ abbienti.

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Articolo originale pubblicato da Dissident Voice (www.dissidentvoice.org) il 4 gennaio 2004.

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