Diritti Animali

Il nome della bestia

Aveva comprato quel cucciolo entusiasmato da un film in cui un collie salva il mondo insieme al padrone
8 settembre 2005
Efraim Medina Reyes (È uno scrittore colombiano. Tra i suoi libri C'era una volta l'amore ma ho dovuto ammazzarlo e Sarah e le balene. Scrive la rubrica Cronache noir per Internazionale.)
Fonte: Internazionale 606, 1 settembre 2005
www.internazionale.it/firme/articolo.php?id=10299

Si chiama Luciano Fosca, vive a Treviso e ha quarantasei anni. Ha appena ucciso il suo cane sotto gli occhi della moglie, dei suoi due bambini e della vicina. Il sangue di Nikki, un border collie di nove mesi, ha lasciato delle macchie scure sull'erba e sul viso di Luciano.

L'agonia è stata lenta, e il cane si è sforzato di scodinzolare fino all'ultimo per mostrare quanto fosse felice di vedere il suo padrone. Luciano, che ha ancora in mano il coltello, ordina alla moglie di portare dentro i figli. La vicina sbigottita cerca di spiegargli dove ha trovato Nikki e perché l'ha riportato indietro, ma lui la ignora e grida di nuovo a sua moglie.

"Maledizione! Ti ho detto di entrare! E voi", dice guardando i bambini che si aggrappano alla madre tremando, "niente lacrime, è solo un cane". La donna li prende per mano e, seguita dalla vicina, entra in casa. Comincia a cadere una pioggia leggera e Luciano porta rapidamente le valigie davanti alla porta, poi entra nel garage a cercare la pala. Dalla finestra della loro stanza i bambini lo vedono scavare una fossa e seppellire il corpo di Nikki.

La pioggia cancella il sangue dall'erba e dalla faccia di Luciano. Due giorni prima di partire per le vacanze, lui aveva caricato Nikki nel bagagliaio della sua Renault Espace e aveva guidato per sessanta chilometri fino a un luogo solitario in cui l'aveva abbandonato.

Aveva comprato quel cucciolo a febbraio, entusiasmato da un film in cui un simpatico border collie salva il mondo insieme al padrone. Ma Luciano non voleva salvare il mondo e gli bastava che Nikki gli portasse le pantofole. In una rivista aveva letto che i border collie imparano con facilità e sono molto obbedienti; quello che la rivista non diceva è che da cuccioli possono fare i bisogni anche otto volte al giorno e che è più semplice insegnargli l'algebra che obbligarli a farli sempre nello stesso posto.

Prima di rassegnarsi a passare le vacanze in Calabria, la meta prescelta da Luciano era l'Egitto. Aveva trovato i biglietti e l'alloggio a buon prezzo e già fantasticava di girare per il Cairo o di prendere il sole sulle spiagge di Sharm el Sheikh. Quando le bombe fecero svanire i suoi sogni cercò qualcosa per la Grecia e poi per la Sardegna. Ma senza risultato: ormai il suo budget bastava solo per un viaggio in Calabria.

Sua moglie cercò di consolarlo: "La cosa importante è che staremo tutti insieme". Mentre parlava gli accarezzava la testa proprio come lui faceva sempre con Nikki. "Il mare è uguale dappertutto". Luciano la guardò e notò le profonde rughe intorno agli occhi, sulla fronte e agli angoli della bocca. Gli sembrò incredibile che fosse la stessa ragazza con cui si era sposato tredici anni prima. L'hotel non somigliava molto all'immagine del sito internet. Puzzava, il cibo era terribile ed era pieno di tedeschi che bevevano birra e ruttavano tutto il giorno.

Nella piscina, stracolma di stranieri, c'era poco spazio. Neanche in spiaggia c'era posto. Il momento peggiore arrivava all'ora di andare a letto: per qualche assurda ragione sua moglie credeva che stare in vacanza significasse anche fare sesso, ma lui voleva riposarsi da tutto, soprattutto dal sesso con sua moglie. Le vacanze rendevano più esigenti anche i bambini, e lui doveva fare degli stupidi giochi insieme a loro, sopportando che lo coprissero di sabbia sulla spiaggia o gli salissero sulle spalle in piscina.

Luciano si chiedeva se al Cairo o a Sharm el Sheikh c'era il sole oppure se pioveva in continuazione come in Italia. Il quarto giorno delle sue tanto desiderate vacanze, Luciano cominciò a disperarsi. Voleva che quelle due settimane passassero presto per tornare a casa, dove non avrebbe più dovuto sopportare la merda di Nikki né le molestie sessuali di sua moglie né soprattutto i peti e i rutti di cinquecento tedeschi ubriachi.

"Guarda che nuvole", disse preoccupata sua moglie mentre cercavano un posto libero in spiaggia. "Perché ridi? È il nostro ultimo giorno di vacanza". "Non lo so", rispose lui e, guardandosi intorno, aggiunse: "C'è molta gente in giro che ride".

Sdraiato sulla spiaggia insieme alla sua famiglia, si sentì come un semplice spaghetto di quell'immensa pastasciutta chiamata vacanze, e non riusciva a capire perché gli altri sembravano felici di stare lì. Forse, come lui, fingevano.

Quella sera, arrivando a casa, Luciano provò una strana soddisfazione. Appena scesero dalla macchina, la vicina uscì a salutare sua moglie mentre lui, seguito dai bambini, prendeva i bagagli e li portava dentro.

All'improvviso sentì che le valigie erano diventate leggere e lui stesso fluttuava verso il calore di casa, ma l'illusione si spezzò non appena si ritrovò sul pavimento freddo. Guardò la sostanza su cui era scivolato, mentre Nikki si precipitava a saltargli addosso e a leccargli la faccia. C'erano mucchietti di cacca in giardino, in terrazza, ovunque…

Luciano ha pugnalato Nikki quattordici volte. Ma prima aveva fatto qualcosa di ancora più crudele: lo aveva abbandonato. Ogni anno in Italia vengono abbandonati trecentocinquantamila animali domestici.

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