L'Omeopatia in veterinaria
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Le famiglie italiane con cani, gatti & co. per curare piccoli fastidi così come malattie importanti dei loro "amici", preferiscono,
in molti casi le cure "dolci".
Una ricerca rivela che il 31per cento dei proprietari affida i malanni del beniamino all'omeopatia e all'agopuntura, il 12 per cento alla floriterapia (fiori di Bach).
L'impiego dei rimedi naturali, le cosiddette medicine non convenzionali (MNC) riconosciute ufficialmente in molti paesi europei non ancora in Italia, è in costante crescita.
Da noi, le utilizza un migliaio di medici veterinari privati, concentrati al centro-nord. Granuli, fiori, estratti, aghi, massaggi si usano per curare traumi, problemi comportamentali e della sfera riproduttiva, sintomatologie muscolo-scheletriche, insufficienze renali, patologie cardiache, cutanee e gastroenteriche.
Ma i pazienti non sono solo pets.
Anche i cavalli "atleta" e "sempre più si impiega l'omeopatia negli allevamenti biologici per curare bovini, suini e pollame", sottolinea Andrea Malgeri, coordinatore nazionale dell'Accademia italiana di omeopatia veterinaria (Aimov).
Le direttive europee, anzi, promuovono l'impiego delle medicine omeopatiche perché non lasciano residui di sostanze chimiche, tanto che in alcuni paesi come la Francia nei mesi che precedono la macellazione sono autorizzati solo questo tipo di trattamento".
E il fatto è che, scavalcando ogni ipotesi di effetto placebo, le cure alternative funzionano non solo sugli animali da compagnia, dove il rapporto con il padrone implica vari aspetti anche psicologici.
Sono gli stessi specialisti a registrare successi o insuccessi delle cure e, alla fine, rimanerne soddisfatti.
"Gli animali rispondono, in certi casi rapidamente in altri più lentamente", afferma Marina Nuovo, veterinario di Torino.
E l'omeopata Sergio Ganello osserva come i proprietari si rivolgano ai rimedi naturali proprio per trovare una soluzione a malattie cronicizzate che non hanno avuto benefici dai farmaci tradizionali.
"Quando ad essere trattati e a rispondere alle cure, sono migliaia di capi, è difficile parlare di effetto placebo. Forse un minimo di effetto placebo può esserci negli animali da compagnia, non legato all'animale quanto alle aspettative e alle attenzioni da parte del proprietario", sostiene Ganello.
"Il punto è che le medicine non convenzionali dovrebbero essere considerate "arti mediche" che guardano globalmente il paziente studiato come un sistema energetico in squilibrio sul quale agisce la cura".
L'Oms ha avviato un "Drug Monitoring Programme" cui partecipano 60 paesi con l'obiettivo di fornire linee guida per un uso appropriato delle medicine non convenzionali. Intanto in Italia i medici veterinari attendono il riordino definitivo del progetto di legge che regolamenta le medicine non convenzionali praticate ormai ovunque ma senza regole precise.
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