Lapidi e cimiteri per gli amici a quattro zampe: perché no?
Prendo spunto da una lettera (pubblicata su Libero di ieri) che mi invia Alberto Fasola, animalista convinto e soprattutto abituato ai fatti e non solo alle parole. L’amico (me lo consenta) Fasola pone il problema dei cimiteri per gli animali d’affezione. È giusto, si chiede, spendere soldi in sepolture, lapidi, fotografie e quant’altro occorre per dare degno omaggio funebre al proprio beniamino scomparso o non è meglio spendere gli stessi soldi per chi non ha case e carezze in vita? “Quando uno dei miei morirà” scrive “lo seppellirò nel mio giardino in montagna e non ci sarà una lapide, mi basterà ricordarlo”. Argomento eticamente interessante e sempre d’attualità da migliaia di anni a questa parte. E non mi riferisco solo agli animali ovviamente. Ho assistito a funerali (umani) dove francamente lo sfarzo ostentato avrebbe indotto a più di un sorriso ironico, se il momento non fosse stato proprio dei più umoristici. In questi casi sì che le opere di bene sarebbero state più opportune dei fiori.
Fare il veterinario (e da quasi 30 anni) offre un ottimo punto di osservazione sul rapporto fra i proprietarie e i loro animali, sia durante la vita che durante la malattia e la morte. Chi ha un elevato grado d’affezione con il proprio cane, gatto o canarino che sia, di solito desidera poterne conservare un ricordo anche dopo la morte, sapendo dove è seppellito o chiedendo la cremazione a parte, per conservarne le ceneri. Ho scritto “di solito” volutamente, perché ho conosciuto non poche persone che avevano un tale grado d’affezione con il proprio animale da rifiutarsi, non solo di vederlo defunto, ma addirittura di desiderare ardentemente la cancellazione del ricordo. Il solo parlarne per loro era un dolore insostenibile. Meglio il completo oblio.
È necessario pensare anche a tutte le persone che vivono in appartamenti senza giardino e che non hanno la fortuna di avere un pezzo di terra in campagna. A loro non rimane spesso che la cremazione e una fossa comune. Il che, per la verità, non nega il ricordo. Ma se il cimitero degli animali, per una somma più che accettabile, mi offre un piccolo quadrato di terra e un sasso dove incollare una fotografia, perché negarmi il piacere di passare di lì a salutare chi, per anni, mi ha allietato e resa più dolce questa vita? Il mio gatto più amato dorme sotto l’ultimo tralcio di una vigna, ma non tutti hanno la fortuna di conoscere un contadino che ti capisce e ti aiuta a scavare sotto la vite che si adagia all’olmo.
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