Diritti Animali

Influenza aviaria

Una ricetta anti-virus: sospendere la caccia

19 ottobre 2005
Oscar Grazioli

scena di caccia Lo abbiamo chiesto in tempi non sospetti, quando ancora la minaccia dell’influenza aviaria era qualcosa che riguardava poveri villaggi di paesi asiatici lontani.

Scrivevamo allora, riprendendo le parole del Dr. Narain (direttore del WTO) che “non è più il pollame che preoccupa ma tutte le specie di uccelli che volano”. Scrivevamo, al termine del nostro appello per il divieto di caccia, che non si trattava del solito muro contro muro tra cacciatori e animalisti, ma della salute di milioni di persone.
Oggi abbiamo di fronte uno scenario che, per quanto si tenti di minimizzare, fa paura e non solo a pochi villaggi asiatici o siberiani di cui non si conosceva neanche l’esistenza. Fa paura all’Europa, fa paura agli Stati Uniti, fa paura al mondo.

L’appello andò a vuoto. Lo riproponiamo oggi, alla luce degli ultimi sviluppi, che vedono ormai coinvolti paesi di cui conosciamo molto bene l’esistenza e soprattutto la vicinanza: Turchia e forse Romania, dove il virus ha fatto la sua comparsa e, guarda caso, proprio all’interno di fattorie che confinano con le grandi zone umide dove anatre, oche, trampolieri e altri uccelli migratori, provenienti dalla Russia del nord, si concentrano in attesa di spiccare il volo per i grandi specchi d’acqua del Veneto, per il delta del Po e per tutte le zone di svernamento dell’Europa meridionale e dell’Africa settentrionale.

A questo punto, visto che non si possono abbattere milioni di uccelli selvatici (come si fa per polli e tacchini) e, confermato il fatto che non solo l’H5N1 (il medicinale virus dei polli) ma almeno una mezza dozzina di altri temibili virus viaggiano attraverso i migratori, quello di vietarne la caccia è un provvedimento fondamentale di medicina preventiva, esattamente come il divieto di importare gli uccelli, per qualsivoglia scopo, dalle zone infette o a rischio.

L’Istituto Nazionale per la Selvaggina ha emanato norme severissime per chi studia le rotte migratorie inanellando uccelli: disinfezioni accurate, strumenti usa e getta e altri provvedimenti cautelativi sono stati imposti a chi viene in stretto contatto con i migratori. Giusta tutela per sé e per gli altri. E per i cacciatori che vengono a contatto con sangue, escrementi, penne di uccelli morti o feriti? Nessun avvertimento per chi riempie il bagagliaio della macchina di anatre e trampolieri potenzialmente infetti?
Il decreto emanato dal ministro Storace, per fare fronte alla minaccia della pandemia, riscuote ogni nostro consenso.

Da lunedì prossimo parte l’etichettatura delle carni avicole e invitiamo i consumatori a riprenderne l’acquisto, perché prive di alcun pericolo.
Quanto al divieto di caccia il ministro Storace afferma di volere la certezza scientifica (e non di parte) che negli uccelli, ci sia il virus. Riportiamo un documento di agosto 2005 della FAO: ”Gli uccelli che migrano dalla Siberia, dove il virus H5N1 è stato recentemente isolato, possono portarlo nel prossimo futuro nelle zone del Mar Caspio e del Mar Nero e da lì in Europa”.

Il futuro di ieri è il presente di oggi, signor ministro. La Turchia, che non passa per paese sensibilissimo ai lamenti degli animalisti, ha chiuso ieri l’attività venatoria a tempo indeterminato. Lo faccia anche lei prima che il virus si offenda per non essere stato creduto. E ce la faccia pagare cara.

AUMENTA IL CONTAGIO – Dal Vietnam alla Romania

SECONDO CASO IN ROMANIA
Ieri è stata identificata la presenza del virus dei polli nel villaggio rumeno di Maliuc, sul delta del Danubio, vicino al paese dove era stato segnalato nei giorni scorsi il primo caso. Oggi si avrà la conferma che si tratta dell’H5N1.

NESSUN FARMACO LO FERMA
In Vietnam è stata identificata una forma mutata del virus H5N1 resistente al Tamiflu, il farmaco antivirale che i governi di tutto il mondo stanno immagazzinando per fronteggiare un’eventuale pandemia. Finora il Tamiflu era efficace in caso di contagio di uomini. OSCAR GRAZIOLI

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