Tombe multiple per pitoni, cani, gatti e pesci rossi
In questi ultimi giorni si vedono persone che vanno e vengono, portando nelle mani folti mazzi di fiori. Sono i giorni dei morti, culminati ieri nell’ufficialità del 2 di novembre, consacrato al ricordo dei nostri defunti. Ma vi sono altri cari che solo apparentemente emergono negli ultimi anni all’attenzione di coloro con i quali sono vissuti. Cani, gatti, canarini, non importa quale sia la specie, ma ciò che importa è che abbiamo vissuto in quello straordinario rapporto di emozioni e affetto che si instaura tra un animale ed un uomo. Anche per loro nascono cimiteri e se non sono camposanti ufficiali sono giardini privati o pezzi di terreno messi a disposizione dall’amico contadino.
Le cerimonie funebri erano in realtà presso molte popolazioni antiche. In Egitto, lungo le rive del Nilo, si trovano ampi tratti di terreno messi a disposizione degli animali per onorarne il ricordo in vere e proprie sepolture. Datano oltre 3000 anni dai nostri giorni. Il primo cimitero pubblico per animali europeo fu costruito nel 1899 in Francia e da lì l’usanza si sparse per tutto il mondo. Nel Surrey inglese i verdi campi britannici videro la costruzione di uno spoglio quanto suggestivo camposanto per animali che raccoglie oltre duecento lapidi di pietra. Fu aperto nel 1977 dalla famiglia Gilbert. Fra gli animali cremati c’è un pitone di tre metri e mezzo, due pesci rossi e, nella stessa tomba, un cane, un coniglio, alcuni ratti e un alligatore.
Nel 1730 Sir John Paulet ebbe salva la vita dal suo cavallo che cadde in un pozzo in piedi sugli zoccoli, attutendo il colpo. Assieme a Sir John si salvò anche la moglie. A Farley Mount, nell’Hampshire inglese c’è una piramide eretta da Sir John in onore al suo cavallo. A Shugborough, sempre nei verdi prati inglesi, questa volta dello Staffordshire, Thomas Anson ha pensato bene di commemorare il suo gatto con un monumento neoclassico disegnato da James Stuart. Non è chiaro se la commemorazione sia dovuta al fatto che il micio era l’ultimo raro persiano di una famiglia falcidiata dalla parvovirosi felina oppure se si trattava di quel gatto che aveva circumnavigato il mondo assieme al fratello di Thomas Anson, l’Ammiraglio Anson appunto. Sempre in Inghilterra, questa volta nel Bedfordshire, potreste imbattervi in un costoso monumento dalle colonne corinzie fatto erigere dalla Duchessa di Bedford a futuro ricordo del suo adorato Pechinese (nel senso di razza del cane) Wuzzyo Che Foo, come la sua nobiltà cinese pretendeva si chiamasse.
Il ricordare e, in qualche modo onorare, gli animali con i quali abbiamo provato sensazioni di profondo affetto e amore è un fatto che nobilita l’uomo, pur rimanendo, a mio avviso nella semplicità, senza strafare con inutili e ridicoli monumenti. Ciò valga per l’uomo stesso.
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