Volpi e visoni scuoiati vivi per le pellicce
Morbide al tatto, tanto calde e, secondo alcuni, belle alla vista. Ma le pellicce che fanno bella mostra di sè nelle boutique delle grandi città nascondono spesso una storia di sofferenze e di violenze contro gli animali che sono serviti per produrle. Animali non solo allevati e cresciuti con lo scopo di fornire materia prima all'industria pellicciera. Ma sottoposti anche a crudeltà e sevizie. Fino all'estremo della scuoiatura da vivi. E questo avviene soprattutto in paesi, come la Cina, dove non esistono troppi controlli sulle modalità di produzione. Violenze lontane migliaia di chilometri ma che servono comunque per alimentare anche il mercato italiano ed europeo.
APPELLO AL GOVERNO - La denuncia arriva dalla Lav, la Lega
Un momento della scorticatura degli animali (Swiss An. Pr.) antivivisezione, che assieme alla
Swiss Animal Protection
e all'associazione East International ha presentato un filmato-choc realizzato dagli animalisti svizzeri nel corso di un'inchiesta in incognito condotta nel 2004 e nel 2005, che testimonia le angherie a cui sono sottoposti volpi, visoni e decine di altri animali da pelliccia. Il video è consultabile sul sito Internet www.nonlosapevo.com, dove è possibile sottoscrivere una petizione al governo italiano per chiedere un bando internazionale all'importazione e al commercio di pelli e pellicce provenienti dalla Cina.
Cani tenuti in gabbia prima di essere uccisi e scuoiati (Peta)
PELLICCE DI CANI E GATTI - Le immagini del filmato sono molto crude e sono l'ennesima prova di come all'estero non si vada troppo per il sottile nel recuperare le pelli che poi l'industria provvederà a trasformare in capi di abbigliamento. A finire sotto i colpi degli «allevatori» non sono solo i classici animali da pelliccia, ma anche cani e gatti i cui mantelli sono spesso utilizzati - senza che necessariamente venga dichiarato - nella produzione di vestiario, come documentato anche in un video proposto dalla Peta, la People fort ethical treatment of animals . Milioni di capi vengono allevati in condizioni brutali e scuoiati vivi in Cina (in particolare nelle province di Shandong, Heilongjiang, Jilin, Hebei), per poi finire sui mercati internazionali della pellicceria, soprattutto quelli di Italia, Europa, Stati Uniti, Giappone, Corea e Russia.
«SCUOIATI VIVI» - «L’inchiesta a cui è legato il video - sottolinea Roberto Bennati, responsabile Lav per le campagne europee - documenta squallidi allevamenti, animali storditi a bastonate o sbattuti a terra, ai quali la pelliccia viene strappata via mentre sono ancora vivi: respiro, battito cardiaco, movimento direzionale del corpo e movimento dei bulbi oculari, sono evidenti per un periodo compreso tra i 5 e i 10 minuti dopo che sono stati scuoiati. Si vedono anche operai che salgono con i piedi sulla testa o il collo dell’animale per strangolarlo».
LA MOBILITAZIONE DELLE STAR - Queste immagini hanno già fatto il giro del mondo e sono state rilanciate in rete da numerosi siti animalisti e da diversi blog. E stanno sensibilizzando sempre più anche personaggi famosi che decidono di aderire alle campagne anti-pellicce. Negli Usa, ad esempio, hanno accettato di sposare la causa della Peta sia la popolare presentatrice Martha Stewart (? guarda il video), sia il rocker Tommy Lee, che si è prestto addirittura ad uno strip-tease contro le torture sugli animali (? guarda il video). Negli Usa ha avuto anche molto risalto la campagna contro l'uccisione delle foche in Canada, testimoniata da un filmato dell'Ifaw (International fund for animal welfare), diventato a sua volta uno dei più linkati nel web.
IL BUSINESS DELLA CINA - La Cina - spiegano alla Lav - è diventata la
Un altro frame del video della Swiss Animal Protection più grande produttrice ed esportatrice al mondo di pellicce e di manufatti in pelliccia: nel 2004 il valore del commercio di questo tipo di prodotti ha raggiunto i 2 miliardi di dollari statunitensi. Il Paese asiatico produce più di 1 milione e mezzo di pelli di volpi e visoni l’anno, equivalenti all’11% della produzione mondiale di visoni e al 27% della produzione mondiale di volpi, mentre il numero di procioni allevati e uccisi in un anno è di oltre 1 milione e mezzo. Milioni anche i cani e ai gatti uccisi per la pelliccia. Più del 95% dell’abbigliamento prodotto in Cina è venduto in particolare a Europa e Italia, USA, Giappone, Corea e Russia, con l’80% di pellicce esportate da Hong Kong verso Europa, Stati Uniti e Giappone.
PELLICCE LOW COST - Nel settore della pellicceria è oggi possibile trovare un’infinità di capi di abbigliamento e accessori con rifiniture in pelliccia e questo, sostengono gli animalisti, proprio grazie al mercato cinese di allevamento, trasformazione e confezionamento che grazie a manodopera a basso costo e minori tutele, assenza di leggi a tutela del benessere degli animali allevati e norme che vietino atti di crudeltà, permette di proporre prezzi accessibili a un vasto pubblico e di realizzare ottimi guadagni. «I consumatori devono sapere quali atrocità si nascondono dietro tali prodotti - dice ancora Bennati -, per i quali non esiste un obbligo di etichetta che indichi il paese produttore, la specie animale, il sistema di allevamento e uccisione: a loro chiediamo di rifiutarsi di acquistare qualsiasi capo contenente spoglie di animali. Al governo italiano chiediamo di mettere fine a questo mercato di morte».
DIRITTI VIOLATI - «Le condizioni di detenzione degli animali negli allevamenti cinesi violano i più elementari diritti di un essere vivente - dichiara Mark Rissi, responsabile di World Society for the Protection of Animals e di Swiss Animal Protection, le organizzazioni autrici dell’inchiesta -. In tutta la mia carriera di giornalista televisivo non ho mai visto tanta brutalità e crudeltà verso gli animali. Ora che abbiamo queste prove, vogliamo rendere nota a tutti questa terribile realtà e chiedere alle istituzioni e ai consumatori di non rendersi complici di queste violenze».
PRIGIONI E MORTALITA' - In tutti gli allevamenti cinesi oggetto dell’indagine è stato riscontrato anche che la prigionia nelle anguste gabbie provoca gravi effetti sul comportamento degli animali: sono state documentate stereotipie (comportamenti ossessivamente ripetitivi come camminare ripetutamente avanti e indietro o il ripetuto annuire con la testa), completa passività acquisita (mancanza di sensibilità e inattività estrema), automutilazioni. Gli allevatori hanno segnalato problemi nella riproduzione e infanticidio. La mortalità media dei cuccioli prima dello svezzamento può arrivare fino al 50%.
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