Le pellicce cinesi macchiate di sangue
Fonte: www.libero.it
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24.11.05
“In tutta la mia carriera di giornalista televisivo non ho mai visto tanta brutalità e crudeltà verso gli animali. Ora che abbiamo queste prove, vogliamo rendere nota a tutti questa terribile realtà e chiedere alle istituzioni e ai consumatori di non rendersi complici di queste violenze”. Così, dichiara Mark Rissi, responsabile di World Society for the Protection of Animals e di Swiss Animal Protection, le organizzazione che hanno investigato sulla realtà del mercato di pellicce in Cina.
La Cina è diventata la più grande produttrice ed esportatrice di manufatti in pelle. La millenaria sapienza più volte citata, a riguardo di quel popolo, evidentemente non è valsa a trovare forme di garanzia dei diritti umani e animali. È gioco facile, anche per i Paesi europei, decentrare gli allevamenti di animali da pelliccia nell’enorme Paese orientale, risparmiando sulla mano d’opera ed eludendo le norme restrittive interne. A cavallo tra la fine del 2004 e l’inizio del 2005 le associazioni di protezione animale svizzere sono riuscite ad entrare, in segreto, nelle principali province cinesi, quali lo Shandong, dove sono allevati gli animali produttori di pellicce. Per la prima volta è stato possibile documentare quello che da tempo si sapeva.
BUSINESS MONDIALE
La totale assenza di qualsiasi forma di rispetto per gli animali e la pratica di scuoiarli vivi. Volpi rosse, artiche, procioni, visoni, conigli, cani e gatti sono tra le specie più allevate in una miriade di piccole e grandi aziende spesso finanziate da investimenti esteri. Si stima che nel biennio 2001 – 2002 la Cina abbia raggiunto un giro di 11 miliardi di dollari americani. All’interno della UE l’importazione di pellicce avrebbe raggiunto in due anni la cifra di 4,5 miliardi di dollari, ponendo l’Europa come il continente a maggior consumo di pellicce del mondo intero.
Ancora il 30% delle pellicce che escono dalla Cina sono “strappate” ad animali selvatici, mentre gli altri milioni di volpi, procioni, cani, conigli e gatti languono in gabbie strettissime, spesso senza neanche il tetto, dove l’unico gioco è la ciotola dell’acqua contesa da decine di zampe in questo miserabile campo da calcio.
Quando raggiungono la “maturità” comincia il viaggio allucinante verso i mercati all’ingrosso dove gli animali verranno uccisi e venduti agli inquirenti. Non ci piace descrivere particolari orribili e li abbiamo spesso evitati ai lettori, me se non si capisce come vengono trattati questi animali si cadrà, ancora una volta, nella tentazione di acquistare il collo di volpe per Natale. Tanto era già morta, lì in vetrina.
L’ORRORE FILMATO
Già, ma in che modo? Con la testa spaccata da sbarre metalliche, oppure, afferrati per le zampe posteriori, i procioni vengono sbattuti con la testa più volte per terra dove qualcuno non muore e l’operaio lo infila nell’uncino iniziando la sua opera con il coltello fino a strappare via la pelle. Lentamente, perché non si rovini. I filmati, effettuati con microtelecamere nascoste, mostrano cuori battenti, movimenti dei bulbi oculari, respirazione per 5 – 10 minuti dopo lo scuoiamento. I filmati descrivono altri orrori ma credo basti così.
L’industria delle pellicce si è profondamente modificata negli ultimi anni. Oggi più che la pelliccia intera è molto trendy l’inserto, il ritaglio, l’accessorio in pelliccia. La maggior parte di questi viene dalla Cina e si possono trovare nei capi venduti dal negozio accanto a casa come al supermercato.
La LAV chiede al Governo, con una petizione, di vietare questo lugubre commercio dalla Cina. Non esiste un’etichettatura e l’unico modo per non rendersi complici di questa barbarie è di evitare l’acquisto di qualsiasi capo contenga il minimo ritaglio di quello che era un animale con una sua dignità, calpestata nel fango della millenaria saggezza. Dell’orrore.
IL GIRO D’AFFARI
Nel biennio 2001-2002 il mercato di pelli e pellicce cinesi ha raggiunto un giro d’affari di 11 miliardi di dollari. All’interno della UE, l’importazione di pellicce asiatiche avrebbe raggiunto in due anni la cifra di 4,5 miliardi di dollari, ponendo l’Europa come il continente a maggior consumo di pellicce del mondo intero. Il 30% delle pellicce che escono dalla Cina sono “strappate” ad animali selvatici, mentre gli altri milioni di volpi, procioni, cani, conigli e gatti languono in gabbie strettissime.
LA DENUNCIA
A cavallo tra la fine del 2004 e l’inizio del 2005, le associazioni animaliste Word Society for the Protection of Animals e Swiss Animal Protection sono riuscite ad entrare, in segreto, nelle principali province cinesi, quali lo Shandong, dove sono allevati gli animali produttori di pellicce. Per la prima volta è stato possibile documentare gli orrori che da tempo si conoscevano.
LA PETIZIONE
La Lega Anti Vivisezione chiede al Governo, con una petizione, di vietare il commercio di pelli dalla Cina. Dato che non esiste un’etichettatura, l’unico modo per non rendersi complici di questa barbarie è di evitare l’acquisto di qualsiasi capo contenga il minimo ritaglio di pelle.
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