Quelli che vogliono salvare i rospi
Quali emozioni suscita un rospo in un vialetto di campagna bagnato dalla pioggia, magari sotto sera nella luce incerta di un vecchio lampione? Dite la verità. L’inizio di un thriller. Poveri rospi, umili e negletti animali evitati per lo schifo o presi a calci per diletto. Eppure leggiamo con piacere un’Ansa che ci riporta le iniziative del Centro Studi Arcadia che, con il “Progetto Rospi”, si occupa in Italia di tutelare gli anfibi.
Non tutti sanno che ogni anno, sulle strade italiane, muoiono decine di migliaia di rospi, schiacciati dalle vetture in transito. Basterebbe pensare alla straordinaria metamorfosi che compiono questi animali, nel passare da una vita acquatica come quella dei pesci, ad una terrestre dove respirano con i polmoni, per averne grande rispetto. Se poi pensiamo che erano sulla Terra 300 milioni di anni fa, ben prima dei grandi rettili primitivi, il rispetto dovrebbe ulteriormente incrementare. Se infine consideriamo che essi divorano enormi quantità di insetti, molti dei quali fastidiosi o portatori di malattie per l’uomo e gli altri mammiferi, allora non deve più stupire se esistono centri di studio che lavorano alacremente ogni anno per strappare alla morte questi utilissimi e antichi animali. Rospi, rane, salamandre e tritoni costituiscono un anello irrinunciabile della catena biologica e la loro scomparsa porterebbe a conseguenze difficilmente prevedibili, ma sicuramente catastrofiche anche per il genere umano.
Oggi sono 51 le località dove si sono attivate le campagne dei volontari del progetto Rospi, presenti in 8 regioni (Lazio, Lombardia, Piemonte, Veneto, Friuli, Toscana, Marche e Puglia). “I rospi sono i primi anfibi che migrano per andare a riprodursi – spiega Raoul Manenti, referente del progetto a Castello Brianza, vicino Lecco – e così segnano la fine dell’inverno. Per loro la primavera comincia quando il termometro segna 5/7 gradi di temperatura e piove, quindi c’è grande umidità ma è finito il grande freddo”
Grazie al “Progetto Rospi”, dal 1990 al 2005, in Italia sono stati salvati più di un milione di anfibi, appartenenti a 11 specie. Dove la popolazione di questi anfibi rischia maggiormente, sono stati costruiti i “rospodotti”, tunnel che passano sotto le strade consentendo agli anfibi di transitare in tutta sicurezza. Vicino al lago di Idro (Brescia) e al lago d’Endine (Bergamo) ne sono stati costruiti diversi, visto che si è assistito al transito di 30.000 anfibi per volta. Bambini e anziani partecipano assieme alle campagne di salvataggio e si ritrovano di sera nelle località designate con capienti secchi in cui vengono messi al sicuro i rospi. Dal 1990 ad oggi si calcola che abbiano partecipato, ai piani di salvataggio, oltre 3000 persone. Un piccolo esercito salva anfibi, che, quando incontra un rospo sulla strada, anziché ritrarsi schifato lo depone delicatamente e amorevolmente dall’altra parte. Se sentiremo ancora le rane gracidare dovremo dire grazie a loro.
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