Anche le rondini rischiano l’estinzione
Chi ha superato gli anta ricorderà che, da bambino, le lunghe serate estive, in campagna come in città, erano rallegrate dall’andirivieni spericolato di aggraziati uccelli che sfrecciavano fulminei tra le case per saettare verso l’alto e girare radenti ai campanili. Erano le rondini e poco importava che fossero in realtà il balestruccio dal niveo groppone o il rondone con i grandi occhi neri e le zampette da rapace o il più raro topino che nidifica nelle cave d’argilla e nelle ripe dei fiumi. Alla fine erano tutte rondini e si faceva a gara verso marzo o aprile per vedere la prima che segnava l’arrivo della primavera.
Quest’anno sono in forte ritardo per il clima freddo e le rondini, che tutti gli anni tornano al vecchio nido dopo migliaia di chilometri, rischiano di non trovarlo più. Sono anni che le più grandi organizzazioni naturalistiche lanciano disperati allarmi perché questi uccelli sono stati decimati dalle modificazioni ambientali seguite alla moderna agricoltura intensiva. Questi abilissimi predatori di insetti, quindi di straordinaria utilità per l’uomo, stanno rischiando di non solcare più i nostri cieli a causa della scomparsa dei territori di caccia (prati,fossi, siepi) e dell’uso massiccio di pesticidi che si accumulano in dosi tossiche nelle loro prede.
Dal 1970 al 1990 la popolazione europea delle rondini è calata del 40%. In Olanda dell’80%. Non bastassero le cause ambientali c’è un altro pericolo che incombe sulle loro ali. Il terrore dell’influenza. Se un tempo il contadino era orgoglioso di mostrare quanti nidi aveva sotto il portico della stalla o nel fienile, oggi lo spettro dell’influenza lo rende diffidente. Ho fatto un giro in campagna e i contadini più anziani, quelli che hanno visto la guerra, fatto la fame e sono tornati dal Don o da Treblinka, ti guardano quasi increduli. Uno si è aperto la camicia di flanella scozzese e mostrando orrende cicatrici mi ha detto “Quando le è scoppiata una bomba in trincea le passa qualsiasi paura giovanotto, se sopravvive.
L’influenza non mi fa paura. I nidi delle rondini non si sono mai toccati e non si toccano”. I contadini e gli allevatori più giovani la vedono diversamente. Hai voglia dirgli che l’influenza non colpisce la rondine, né la vacca ma meno uccelli girano vicino alle bestie pregiate (e alle case) e meglio è. Così si ramazzano per terra i vecchi nidi sotto il portico. “Andranno a farne uno nuovo da un’altra parte”. Già, ma dove se tutti faranno così? Vi prego, non fatevi prendere da paure inesistenti. La loro mancanza in lunghe file sui cavi della luce in attesa di partire, renderebbe l’autunno non triste, ma disperato.
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