L'assurda incoerenza di Beppe Grillo
Caro Beppe Grillo, le sue affermazioni in difesa della sua dieta carnea lasciano esterrefatti. Mentre lotta contro l’ingiustizia, il sopruso, la violenza, in difesa dei diritti umani, dell’ambiente e degli animali candidamente dichiara:“Sono carnivoro, mi piace la carne, il prosciutto crudo, il salame, il lardo, la pancetta, l’osso buco, la carne cruda, lo zampone e il cotechino con le lenticchie. Mi piace la bistecca ala fiorentina, quella di sette etti più l’osso. Forse deluderò i vegetariani, ma non mi sento per niente in colpa. Mangiare carne fa parte della mia natura. Mi da però fastidio la crudeltà, l’insensibilità totale, la gratuita uccisione di esseri viventi al solo scopo di lucro…”.
Caro Beppe Grillo, lei è consapevole che mangiando la carne delega qualcuno ad uccidere per lei degli esseri innocenti che come noi amano la vita e hanno terrore di essere uccisi? Lei è consapevole che ogni volta che consuma un solo chilo di carne sta distruggendo: 50 mila litri di acqua (in un mondo in cui un miliardo e mezzo di esseri umani non hanno accesso all’acqua potabile), sta distruggendo 6 mq di foresta, 15 kg di derrate alimentari (i cereali per un solo hamburger sfamerebbero 40 bambini per un giorno), sta consumando un litro e mezzo di petrolio, sta contribuendo all’inquinamento dell’aria, dell’acqua, della terra e soprattutto sta dando cattivo esempio? Lei è consapevole che l’alimentazione carnea è una delle cause più dirette della fame nel Terzo Mondo?
Se lei è consapevole di questo ma ritiene ugualmente legittimo mangiare la carne con la scusante che “gli piace” allora in lei c’è una grave e profonda contraddizione e dimostra di essere lontano da quella nuova dimensione civile, morale e spirituale che va emergendo negli ultimi decenni. Ma ciò che è più grave è che lei, persona di cultura e di vasti interessi sociali dimostra di essere totalmente indifferente verso il dolore, la schiavitù e l’agonia della morte di tanti animali che vengono sacrificati per il piacere del suo stomaco.
Siamo tutti bravi a parlare di giustizia sociale, diritti umani, ambiente fino a quando qualcuno non minaccia uno dei piaceri fondamentali della nostra vita. Che differenza c’è tra la disperazione di un animale recluso e la prigionia di un uomo innocente? Lei avrebbe il coraggio di uccidere con le sue mani l’animale di cui mangia il corpo massacrato? Diceva Seneca: “La facoltà a delegare altri a commettere ciò che in prima persona ci ripugna è la causa della maggior parte dei delitti”.
Caro Beppe Grillo, lei ci ha molto deluso dimostrando che per lei è più importante il piacere del suo palato che la vita e il dolore degli animali. Il credere sia sufficiente che qualcosa ci piaccia per giustificare le nostre scelte non è forse la stessa giustificazione di chiunque commette un delitto?
I mattatoi, campi di concentramento e di sterminio (onta e vergogna del genere umano) esistono non a causa dei macellai ma di coloro che mangiano la carne. Se esiste l’inferno degli allevamenti intensivi, degli istituti di sperimentazione, del massacro degli animali da pelliccia, della caccia, della pesca, delle corride e di tutti gli altri orrori commessi dall’uomo a danno di miliardi di animali innocenti, questo non è dovuto a coloro che praticamente usano violenza agli animali ma a causa di quelli che, nonostante ritengono tutto questo ingiusto e crudele, tacitamente lo avallano pur di non rinunciare ai loro presunti quanto egoistici vantaggi personali.
Caro Beppe Grillo: in questo mondo o si è il problema o si è la soluzione del problema. Lei da che parte sta?
("325.000 cuccioli scuoiati" - 27.03.06)
Sociale.network