Pensieri di un vegetariano
23.12.06
Questa è la seconda volta nella mia vita che mi avvicino alle feste di fine anno nella mia condizione di vegetariano, un scelta che a questo punto posso definire convinta e non effimera. Tacchini, capretti, aragoste, capitoni che verranno massacrati e divorati per festeggiare la nascità di Gesù e l'arrivo della Buona Novella, non avranno me come complice, ques'anno.
Quando si è mossi alla scelta vegetariana da motivazioni animaliste, come nel mio caso, si va inevitabilmente incontro a numerose contraddizioni. Se ti prendi cura di un gatto o di un cane -- come faccio io -- non puoi certo pretendere di convertirlo alla scelta vegetariana. Quando sei al supermarket devi necessariamente passare vicino agli scaffali dove ci sono le scatole di bocconcini di carne per i nostri amici a quattro zampe.
C'è poi il fatto curioso che le zanzare d'estate non sembrano godere di alcuna indulgenza animalista, e sembra valere per loro senza eccezioni, che l'unica zanzara buona è la zanzara morta, schiacciata contro il muro con una ciabattata (fatto confermatomi anche da altri vegetariani ed animalisti). Sarà un caso che nel Cantico di Frate Sole la zanzara non riceve menzione ("Laudato si', mi' signore, per sora nostra zanzara...")?
Analogamente, gli amanti della bistecca o dell'abbacchio, infastiditi dalla tua testimonianza animalista, si sentono in dovere di passare ai raggi X tutte le tue abitudini di consumo e ritengono di poterti dare dell'ipocrita se indossi una cintura o delle scarpe di pelle. Questa soddisfazione dialettica gli farà mangiare con ancor più soddisfazione il prossimo cosciotto di tacchino. Senza capire -- o facendo finta di non capire -- che in realtà tutto è incentrato sull'abnorme industria dell'alimentazione a base di carne e che cuoio e pellami sono solo un modestissimo e insignificante sottoprodotto di essa.
A favore della scelta vegetariana posso comunque dire questo. Può essere difficile smettere di fumare, smettere di bere, (smettere di drogarsi!), o perdere peso, ma è facile, facilissimo rinunciare alla carne (nozione che include i pesci, naturalmente). Posso dire per esperienza diretta che non esiste alcuna assuefazione ad essa, e se all'inizio la piattezza dei sapori legati alla scelta vegetariana può apparire un po' deprimente, con il tempo, e con un pizzico di fantasia si possono ricavare da frutta, verdure e cereali tutte le soddisfazioni palatali che si desiderano.
Dalla diffusione di massa della pratica vegetariana si otterrebbe:
-- un miglioramento complessivo delle condizioni di salute. E se non credete a me ascoltate almeno quello che dice Umberto Veronesi.
-- un colpo all'industria che mantiene l'osceno olocausto di creature innocenti e senzienti, in nome dei cosiddetti piaceri della buona tavola.
-- il diritto di dire, quando vedete a Natale e a Pasqua gli agnelli e i capretti portati al macello, "con questa barbarie io non c'entro niente".
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