I gatti sono assassini?
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18.01.07
1,3: milioni di gatti randagi in Italia
300: Migliaia di gatti domestici abbandonati ogni anno in Italia
Piccoli e adorabili batuffoli di pelo che fanno compagnia a milioni di persone? O feroci sterminatori che mietono vittime nel circondario attirandosi l'odio del vicinato? Insomma, come vedete i gatti?
Prima di addentrarmi nella discussione devo dirvi apertamente come la penso e da che parte sto: non ho mai avuto un gatto e semmai sarò costretto a pronunciarmi su questa diatriba sciocca e insensata, magari sotto la minaccia di tremende torture, ammetterò che sono un amante dei cani. Ma, per favore, non pensate che tutto ciò condizioni quanto sto per dirvi.
È inutile negarlo: i gatti sono degli assassini. Sarà per via del loro istinto primordiale che puntualmente si rimette in moto, ma, secondo la Mammal society (un'associazione zoologica britannica), gli 8 milioni di gatti domestici – più 1 milione di gatti randagi – presenti sul suolo britannico uccidono ogni anno oltre 300 milioni di uccelli e mammiferi. Uno a testa ogni dieci giorni.
Con tutte le minacce che già gravano sulla fauna selvatica (espansione delle città, uso di pesticidi e diserbanti, traffico e cambiamenti climatici), gli uccelli non hanno certo bisogno di doversi preoccupare anche dei felini in agguato tra i cespugli.
Se considerate la densità della popolazione felina in alcune aree urbane – secondo uno studio, a Bristol ci sono 226 gatti per chilometro quadrato – è un miracolo che ci sia ancora qualche preda in circolazione su cui i gatti di città possano mettere gli artigli.
Non sorprende quindi che, come emerge da un'altra indagine della Mammal society (nonostante il nome non sembra esattamente un'associazione di amanti dei felini) i gatti sono secondi solo ai topi tra i visitatori indesiderati dei giardini altrui. Perfino le volpi sono due volte più gradite dei gatti.
Dobbiamo eliminare tutti i gatti britannici? Sarebbe molto più sensato incentivare la loro sterilizzazione, per favorire una gestione più razionale della popolazione felina. Chi ha un gatto può fare molte cose per limitare i danni prodotti dagli istinti predatori del felino. Il Feline advisory bureau (Fab) e la Società reale per la protezione degli uccelli (Rspb), una strana accoppiata, concordano che i collari per felini con un campanellino sono uno dei metodi migliori per ridurre il tasso di omicidi commessi dai gatti.
Secondo alcuni test, i gatti con questo tipo di collare catturano il 41 per cento di uccelli in meno e il 34 per cento di mammiferi in meno rispetto agli altri gatti. I collari che hanno dei dispositivi elettronici danno risultati ancora migliori.
L'Rspb raccomanda anche di mettere le mangiatoie per gli uccelli a oltre due metri di distanza dai cespugli o dalla vegetazione fitta e di sistemare i nidi lontano dalla portata dei felini.
L'ente sottolinea che in Gran Bretagna i giardini privati sono luoghi fondamentali per offrire cibo e rifugio ad alcune delle specie locali più a rischio, come il passero domestico, lo storno e l'usignolo. Dallo studio della Mammal society è emerso che le specie aviarie più frequentemente prese di mira dai felini sono, nell'ordine, il passero domestico, le cinciarelle, i merli, gli storni e i pettirossi.
Per evitare la strage di pennuti, i proprietari dei gatti possono adottare anche altre misure. Per esempio, le gattaiole consentono ai gatti di entrare e uscire da casa quando vogliono, anche nelle ore in cui gli uccelli sono più vulnerabili: un'ora dopo l'alba e un'ora prima del tramonto, quando si muovono per procacciarsi il cibo. In questi orari sarebbe il caso di tenere i felini chiusi in casa.
Ovviamente è possibile rispondere adeguatamente a queste accuse infamanti: nessun istinto animale andrebbe mai represso o soppresso. I gatti, esattamente come gli uccelli, le rane e i topi a cui danno la caccia, seguono solo il loro istinto naturale. Inoltre tendono a selezionare e a eliminare gli esemplari più deboli, contribuendo così a favorire la selezione naturale.
Tuttavia, a parte una specie di gatti selvatici che vive in Scozia, non ci sono gatti autoctoni delle isole britanniche e l'adozione di altre razze ha peggiorato le condizioni di vita della piccola fauna selvatica della regione, già sottoposta a considerevoli stress provocati dall'attività umana.
Spetta quindi ai padroni dei gatti arginare, per quanto è possibile, i danni provocati dall'istinto dei loro animali domestici.
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