Quando l'Uomo si crede Dio. Gli animali e l'ingegneria genetica
Dopo il toro Galileo e la cavalla Prometea, ai primi di febbraio, il professor Cesare Galli che guida un'equipe di esperti in biotecnologie, ha annunciato che molto presto ci sarà un nuovo nato nel suo “zoo” di cloni.
Infatti, nel laboratorio di tecnologie della riproduzione presso il Consorzio per l'incremento zootecnico di Porcellasco (una frazione di Cremona), sta per nascere anche un maiale.
E’ questo l’ultimo “trionfante” annuncio in ordine di tempo, da quando ormai mezzo secolo fa, nel 1953, il biologo Watson e il fisico Crick scoprirono la doppia elica del DNA, che ha dato la possibilità all’uomo non solo di replicare ma anche di modificare e ricombinare a suo piacimento, i codici genetici di ogni essere vivente sulla Terra.
In questo aberrante processo “creativo” le cui dimensioni e le cui conseguenze non sono oggi che lontanamente immaginabili, le prime vittime sacrificali sono ancora una volta gli animali. Tutto ciò sta avvenendo in nome di un progresso “che non si può arrestare ” e che implica il loro martirio, visto che, come scrive Enrico Moriconi, medico veterinario e presidente dell’associazione culturale veterinaria di salute pubblica (Asvep): “ Durante i moltissimi tentativi che si effettuano prima di giungere a qualche risultato, l’attività dei ricercatori infligge agli animali atroci sofferenze, dovute alle mostruose anomalie indotte dalla sperimentazione. Ad esempio si è avuta notizia di topi che nascevano con gravi malformazioni, come la mancanza degli arti posteriori, spaccature sul muso ed enormi difetti cerebrali. In un altro esperimento, in cui si introdusse il fattore di crescita dell’uomo nel codice genetico del maiale, le cavie si sviluppavano con anomalie grossolane, contraendo contemporaneamente diverse malattie”.
Attualmente ogni anno nascono nel mondo milioni di animali transgenici, già impiegati nella ricerca medica, farmacologica e nella zootecnia. Analogamente, si stanno anche creando animali come serbatoi di organi per i trapianti umani. L’ingegneria genetica rappresenta uno dei settori tecnologici più sviluppati e intorno al quale ruotano affari colossali.
Il comparto delle biotecnologie che comprende i settori più svariati (farmacologia, medicina, agricoltura, zootecnia, ambiente e bio-industria) sta, infatti, registrando tassi di crescita esponenziale.
Secondo il primo rapporto internazionale sulle biotecnologie realizzato da Ernst & Young, il settore delle biotecnologie crescerà non solo negli Stati Uniti, ma anche in Europa, Canada e Asia. Un mercato che oggi, a livello mondiale, conta complessivamente 4.284 aziende (622 pubbliche e 3.662 private) distribuite in 25 Paesi. Le società pubbliche nel 2001 hanno registrato un fatturato di 35 miliardi di euro. Ma entro il 2005 il mercato mondiale delle biotecnologie è destinato a lievitare a quota 150 miliardi di euro. Secondo il Sole 24 Ore, anche in Italia ci sarà un'enorme espansione del mercato delle biotecnologie, con una previsione per il 2005 di 7 miliardi di euro.
“Quando l’uomo si crede Dio” di Stefano Cagno ( 2000,Alberto Perdisa editore), membro del Comitato Scientifico Antivivisezionista, già autore de “Gli animali e la ricerca” e di numerose pubblicazioni su tematiche quali la vivisezione, i diritti degli animali, la bioetica, è un breve, chiaro e rigoroso excursus etico-scientifico sull’ingegneria genetica applicata agli animali. Un libro che “cerca di fare chiarezza sull’argomento, liberando il campo dai dogmi, ma anche dalle false argomentazioni pubblicitarie e quindi interessate”.
Perché la manipolazione genetica non rappresenta altro che la radicalizzazione di una visione del mondo meccanicistica che vede nuovamente nell’essere vivente, in questo caso l’animale, un insieme di elementi e non un insieme di relazioni.
Un contributo importante “che vuole infondere nel lettore quello spirito critico che dovrebbe essere presente in ognuno di noi. Non dovremmo mai accettare nulla in maniera dogmatica, sopratutti in campo scientifico, dove ogni teoria deve essere rigorosamente verificata, per essere considerata valida”. Così se da una parte l’animale transgenico anche inserendo in esso geni umani -ci spiega Cagno- non è utile nella ricerca scientifica come modello sperimentale per l'uomo, perché comunque permangono grandi differenze (anatomiche,fisiologiche, biochimiche, ecc..), dall’altra costituisce un grosso rischio per quanto riguarda la salute e gli equilibri ambientali, perché ancora ad oggi non si conoscono le possibili conseguenze di una sua introduzione in natura. Senza dimenticare infine, come questa tecnica sia soprattutto un nuovo e più invasivo modo di sottomettere ancora una volta gli animali ai nostri fini.
Davide Ranzini
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