Diritti Animali

Da cosa ci viene questa arroganza? Questa assoluta cecita' di fronte alle sofferenze animali?

Anche le umili galline hanno diritto al rispetto

16 febbraio 2004
Federica Nin e Davide Ranzini
Fonte: Dacia Maraini sul "Corriere della Sera" di venerdi 6 febbraio 2004

Il modo in cui trattiamo gli animali da macello sta diventando sempre piu'
brutale e insensato.
Le epidemie che gia' hanno minacciato l'uomo, cominciando da quella delle
mucche, forzate a nutrirsi di ossami e carcasse animali, quando per natura
sono erbivore, doveva costituire un avviso per noi umani che crediamo di
poter trattare gli altri esseri viventi come se fossero meno che oggetti,
con un'empieta' che si scontra con tutte le pretese di cristianita' di cui
ci vantiamo.
Abbiamo assistito, appena qualche anno fa allo sterminio di milioni di
creature
miti e gentili che per colpa nostra si erano ammalate e minacciavano l'uomo
con un nuovo sconosciuto virus mortale.
Non riesco a cancellare dagli occhi le immagini di tante povere vacche
trascinate
per le zampe, sollevate dalle gru e gettate oscenamente in un rogo comune,
dopo essere state giustiziate brutalmente.
Da cosa ci viene questa arroganza? Questa assoluta cecita' di fronte alle
sofferenze animali? Purtroppo, non credo nemmeno che si tratti di
cattiveria,
come si suol dire, ma di assoluta insensibilita', ovvero di assoluta
mancanza
di immaginazione. La gente non e' crudele per istinto (mah...NDR) ma perche'
non e' capace o non e' educata a immaginare la sofferenza altrui.
In questi giorni apriamo il giornale e vediamo milioni di galline e polli
che vengono gassati, avvelenati chiusi dentro sacchi della spazzatura e
seppelliti vivi. Vi pare che tutto questo sia degno di qualcuno che si dice
fatto a somiglianza di un Dio?
Siamo noi che facciamo ammalare le povere bestie che teniamo in cattivita'.
Siamo noi che attraverso questi allevamenti intensivi, privi di ogni
riguardo
per la loro anche se brevissima vita, avendoli messi nell'impossibilita'
di camminare, di beccare, di cantare, di covare le proprie uova, li rendiamo
malati, infelici, nevrotici, molli, privi di ossatura.
Poi, quando come si poteva prevedere, diventano portatori di un nuovo
micidiale
virus, ci spaventiamo e li facciamo fuori in serie.
Non so se qualcuno ha visto il film della riscossa delle galline. Ecco un
caso di immaginazione e quindi di pieta' profonda. Il regista ha immaginato
cosa possa provare una gallina rinchiusa in un pollaio moderno. E ci ha
tanto indovinato che gli spettatori nelle sale parteggiavano per le galline
che volevano sfuggire alla grande macchina
che le riduceva a pezzi e poi le gettava nelle scatole. A volte
l'immaginazione
va sollecitata. I nostri occhi, accecati da tante immagini adulatorie e
stupidamente seducenti, hanno perso la capacita' di vedere al di la dello
stereotipo.
Pieta' l'e' morta e' stato detto. Ma davvero dobbiamo rassegnarci a questa
atona accettazione delle leggi del mercato per cui un essere vivente,
qualsiasi
sia, ha perso il diritto a un pezzetto di vita, anche infimo ma reale? Io
spero che per, non per pieta' o per comprensione, sentimenti ormai
considerati
ridicoli e spregevoli, bensi per paura, la paura di nuovi virus e pandemonie
mortali, si comincino a smontare le insensate strutture degli allevamenti
intensivi, che portano necessariamente alla mutilazione genetica e alle
malattie, che dagli animali si trasferiscono all'uomo.

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