Diritti Animali

Il business sfila in passerella

Una moda crudele Malgrado il clima, l'Italia è tra i paesi che maggiormente subisce il fascino della «moda impellicciata». Un mercato insanguinato che ogni anno sacrifica, nel mondo, almeno 15 milioni di animali selvatici. Complici gli stilisti
14 aprile 2004
Marinella Correggia
Fonte: il manifesto

Una brutta sorpresa: «L'Italia è un importante trasformatore di pellicce, pelli e olio di foca». Lo dice Simona Cariati, responsabile della campagna pellicce della Lav (Lega anti-vivisezione). Secondo i dati forniti a Eurostat Datashop di Berlino dal governo italiano, il valore totale delle importazioni di «prodotti di foca» è stato negli ultimi tre anni (2001-2003) di 8,4 milioni di euro, mentre l'export di prodotti lavorati ha raggiunto i 16,2 milioni di euro. Il prodotto finito più esportato dal nostro paese? Nel 2002 la pelliccia di foca dal manto bianco e grigio blu. La «fregatura» è che - fin dal 1983 - il bando europeo alle importazioni di pellicce di foca riguarda solo quelle dei cuccioli più piccoli. Comunque, risulta alla Lav che l'anno scorso la maggior parte delle vittime della mattanza in Canada avesse meno di un mese; il che si spiega con il revival della pelliccia di foca soprattutto nei paesi dell'Est europeo. Del resto, la necessità di proteggere i merluzzi dalle voraci foche, avanzata dal governo canadese per giustificare l'attuale carneficina, è solo una scusa: i principali predatori dei merluzzi non sono le foche ma altri pesci, di cui le foche stesse si nutrono.
L'insanguinato mercato mondiale delle pellicce sacrifica ogni anno nel mondo almeno 15 milioni di animali selvatici, uccisi con metodi orripilanti nonché 29 milioni di animali allevati in torturanti gabbie. Occorrono decine di questi piccoli esseri per fare un solo capo osceno (e anche inquinante: i processi di concia delle pellicce danneggiano le acque; inoltre, nutrire gli animali da pelliccia d'allevamento richiede enormi quantità di pesce e carne). In Europa, la maggiore sensibilità dei consumatori - maturata grazie all'azione degli animalisti - ha provocato un calo di vendite del 30%, anche se ultimamente alcuni stilisti hanno cercato di sdoganare il settore.
L'Italia, paese di primo piano per la «moda impellicciata» e per i consumi pro capite - malgrado il clima - è stato il primo paese a vietare almeno il commercio di pellicce di animali domestici: cani e gatti arrivati dalla Cina. Altri paesi hanno seguito l'esempio: Danimarca, Grecia, Paesi Bassi, Stati Uniti; mentre la Gran Bretagna, a sorpresa, ha vietato solo il commercio clandestino e imposto un'etichettatura.
Intanto gli allevamenti di animali da pelliccia, per il 70% concentrati in Europa, sono stati vietati in diversi paesi. Nella stessa Gran Bretagna, con il Fur Farming Prohibition Act, dal primo gennaio 2003 tutti gli allevatori di pellicce hanno cessato l'attività considerata testualmente «crudele», aiutati da incentivi. In Austria diverse province hanno fatto lo stesso, e così quattro regioni della Germania. Nei Paesi Bassi sono vietati gli allevamenti di cincillà e volpi. La Svizzera vieta gli allevamenti nelle gabbie. La Svezia ha imposto agli allevamenti di volpi «condizioni etologiche» che li stanno rendendo antieconomici.
In Italia, il decreto legge 146/2001 ha imposto misure un po' più severe, e dal 2008 l'allevamento dei visoni dovrà avvenire a terra e non più in gabbia; due leggi finanziarie hanno stanziato somme per la riconversione. Dai 170 allevamenti presenti nel 1988 l'Italia è scesa a 50 nel 2002, con 250.000 animali.
Ma il fascino della pelliccia aumenta presso i nuovi ricchi in certe parti del mondo, mentre nuovi abusi degli animali si aggiungono a quelli tradizionali.

Note: 1-Per fare un cappotto ci vogliono fino a 54 visoni; fino a 24 volpi; fino a 200 ermellini. Gli "animali da pelliccia" più uccisi nel mondo sono: visoni, volpi, ermellini, zibellini, castori, scoiattoli, lontre, foche. Vengono vendute in Europa pellicce per oltre 4.000 milioni di euro nel 2001-2002.

2-Gli animali selvatici da pelliccia sono catturati con trappole che bloccano in una morsa la zampa; dopo ore o giorni il cacciatore arriverà a soffocare la preda. Moltisssimi degli animali intrappolati sono detti "spazzatura" perché inadatti a farne pellicce.

3-Negli allevamenti gli animali da pelliccia sono stipati in minuscole gabbie di rete metallica; sono esposti al vento e al freddo per favorire la crescita del pelo. Avrebbero bisogno di grandi spazi nella natura e spesso impazziscono per lo stress. Uccisione con: rottura delle vertebre cervicali, gas, scosse elettriche.

4-La "moda pelliccia" italiana esporta molto verso "nuovi mercati": Russia, Ucraina, Cina, Ungheria, Romania, Croazia, Corea del Sud. Nel 2002, l'Italia ha esportato per un totale di 265 milioni di euro circa 200.000 chili di pelli di visone, volpe, agnello astrakan o persiano, coniglio, foca groenlandica, felidi selvatici, nutria, foca otaria, topo muschiato (Rapporto Lav).

5-Quanto mangiano gli animali da pelliccia che vengono allevati in Europa. Secondo l'European Fur Breeders Association 365.000 tonnellate di pesce e sottoprodotti dell'industria del pesce; 220.000 tonnellate di parti di polli; 62.000 tonnellate di sottoprodotti dei macelli.

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