Le foche dell'Est
Mentre leggete queste righe, trecentomila foche vengono uccise a bastonate sulla banchisa canadese, in quella che è già la più immane carneficina sistematica di mammiferi della storia. Peccato che Pannella non sia la Bardot: forse solo lui - barricandosi da Costanzo in un igloo - riuscirebbe a conquistare titoli e copertine alla causa. Al di là delle modeste ragioni accampate dal governo di Ottawa per giustificare il massacro, è evidente che i sicari dell'operazione sono i mercanti di pellicce. I quali, dopo anni di calma, tornano a reclamare più merce. Ma per conto di chi, dal momento che in Occidente indossare una pelliccia è diventato imbarazzante come fumare?
Qualche indicazione arriva dalle sfilate di moda, tornate come d'incanto a riempirsi di animali. Gli stilisti lavorano per i nuovi ricchi con denaro urgente, da sempre. E oggi i nuovi ricchi non vengono certo dalla Vecchia Europa che chiude le industrie ma fa gli occhiacci a chi si mette del pelame addosso. Vengono da Cina, Russia, Polonia, che stanno vivendo adesso i loro Anni 50: avventurosi e inquinanti come lo furono i nostri, perché ogni boom economico è una liberazione di istinti che si accompagna al disinteresse per i diritti umani e la natura.
Dal nostro fortino pieno di crepe politicamente corrette, non possiamo far altro che osservare la festa dei nuovi arrivati. Sperando duri meno della nostra e non ci vogliano 50 anni prima che una ragazzina russa faccia le pernacchie alla moglie del petroliere sorpresa a passeggio con tre foche sulla schiena.
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