Diritti Animali

Katia Bellillo e la "sua gente"

18 maggio 2004
Comitati di Cittadini Caccia Il Cacciatore

On. Bellillo,
lo scorso anno a sostegno della Sua proposta di legge di modifica dell'attuale normativa sulla caccia Lei scrisse una lettera in cui espose le Sue argomentazioni. Vogliamo a nostra volta esporre le nostre. Ovvero le ragioni della gente. Della gente normale vogliamo dire, di tutta quella gente il cui svago non consiste nell'aggirarsi armata per le campagne. Le ragioni della NOSTRA gente.
Nella Sua lettera Lei scrive:
"Io ritengo che la caccia sia un argomento politico complesso ma molto serio e che pretende di essere affrontato in modo libero ed aggiornato ai tempi e alle culture, ma soprattutto alla realtà così come essa si presenta".
La prima domanda che nasce è: perché la caccia deve essere considerata un argomento politico molto serio, e non devono piuttosto esserlo il golf o la filatelia visto che si tratta, in tutti e tre i casi, di attività di utilità sociale nulla?
Tuttavia Lei ha parzialmente ragione: la caccia è un argomento politico, complesso no ma serio sì. Ed ha anche ragione nel dire che va affrontato in modo libero e aggiornato ai tempi. Libero innanzi tutto dalle pressioni delle organizzazioni venatorie e in linea con i criteri guida (in primo luogo in materia di sicurezza e tutela dell'incolumità pubblica) degli atti legislativi che regolamentano ogni altro campo.
Lei afferma anche:
"Voglio discutere dunque, confrontarmi con tutti i soggetti in campo, con gli argomenti dei cacciatori, degli ambientalisti, degli agricoltori e degli armaioli".
Ma non le sembra di aver dimenticato qualcuno? La gente ad esempio? La gente comune, come ciascuno di noi, come i nostri, i Suoi vicini di casa, la gente che usufruisce delle campagne italiane non per farne teatro attività a mano armata bensì per lavorarvi, abitarvi, o semplicemente godere della loro bellezza?
Lei parla di:
"esiti rilevanti per la qualità ambientale e faunistica e per la crescita di un sistema di relazioni nuovo sul territorio".
Da parte nostra non spendiamo neanche una parola per mettere in dubbio tutto ciò. Ci limitiamo soltanto a domandarLe: si sentirebbe di affermare che vi siano stati grazie all'attività venatoria esiti altrettanto rilevanti per la qualità della vita della gente? Di tutta quella gente che gli 800.000 fucili dei cacciatori italiani si trova a vederli dalla parte della canna? Di tutta quella gente che per cinque mesi l'anno si trova costretta a vivere sotto l'incubo di una cappa di piombo?
Lei aggiunge:
"La caccia per me è, fra le attività umane, non dannosa all'ambiente; essa non può essere intesa come mera attività tesa all'abbattimento di animali selvatici, ma è l'insieme degli interventi diretti alla protezione dell'ambiente naturale e ad ogni forma di vita.
Ciò che è stato programmato dalla legge 157 e che noi riteniamo di dover aggiornare, non è l'abbattimento, un rapporto, cioè, unidirezionale fra il soggetto uomo e l'oggetto fauna, ma l'insieme di una rete di rapporti, in reciproca azione/reazione, fra gli uomini, la specie cacciabile e l'ecosistema nel suo complesso di cui fanno parte la specie umana e la specie cacciabile".
Ma qui evidentemente ci sfugge qualche concetto. Quale sia il rapporto di azione fra il cacciatore e la fauna, fra il cacciatore e la gente normale ci è chiaro: il cacciatore spara, il selvatico preso di mira muore, chi si trova nei dintorni può scegliere se darsela a gambe, asserragliarsi in casa oppure rimanere sul posto, sotto tiro, col rischio di divenire a sua volta oggetto di tale "azione". Ci sfugge quale sia la "reazione", in cosa consista la "reciprocità". E soprattutto ci sfugge come si possa attuare una tutela di "ogni forma di vita" mediante una attività a mano armata che provoca ogni anno la morte di 100 milioni di animali selvatici e di 50 esseri umani.
Ci spieghi meglio perché davvero non ci è chiaro come una tale macabra carneficina possa costituire una "tutela della vita".
Lei scrive ancora:
"Sono fortunata a vivere in una regione dove i cacciatori sono circa 46mila; per voi rappresentano una lobbies ma per me è la mia gente, il meccanico, l'operaio, il professionista... molti di loro votano per la sinistra"
Anche noi siamo meccanici, operai, professionisti. Siamo anche agricoltori, impiegati, artigiani, imprenditori, pensionati, studenti. Come tutti coloro che hanno aderito e aderiranno ai nostri Comitati. Come tutti coloro che sono la NOSTRA gente, la gente normale, quella che con l'attività a mano armata denominata "caccia" non ha e non vuole avere nulla a che fare. Senza per ciò dover fuggire dalle campagne dove la "sua gente" è in azione. Alcuni di noi votano per la sinistra, altri no. Ma tutti noi siamo d'accordo su un punto: che un politico il quale ritiene cosa normale e lecita l'uso deliberato e incontrollato di 800.000 armi da fuoco sul territorio, sia così sprezzante degli interessi della gente - oltre che di quelli dell'ambiente e del rispetto della vita, s'intende - o così incapace di comprenderli, da non esser degno di rappresentarci.
Lei aggiunge:
"Mentre scrivo mi trovo nella mia casa, un appartamento all'ultimo piano di una palazzina immersa nel verde di un quartiere di Perugia; dalla finestra spalancata il verde della colline alle voci degli umani entrano i cinguettii di passeri, cinciallegre e pettirossi. Addirittura, una splendida nidiata di tortore ha deciso di "stanziare" fra gli alberi del mio giardino rinunciando alla migrazione. Il boxer è sdraiato sul divano e la mia piccola "bastardina", come sempre quando lavoro al computer, vuole la sedia a fianco alla mia; Achille, il gatto, è disteso sul tavolo dietro di me e la famigliola di uccelli che ha deciso di nidificare sul comignolo del mio caminetto, come ogni giorno, dall'alba al tramonto, trillano e cinguettano senza posa".
In questo suggestivo paesaggio manca un elemento che abbonda invece nelle campagne quando esse sono soggette all'attività di "protezione della fauna" operata dalla "sua gente": le esplosioni delle fucilate. Quelle al suono delle quali innumerevoli abitanti delle campagne italiane si svegliano di soprassalto per 5 mesi l'anno. Il che ci fa pensare che la "sua gente" diserti i dintorni di casa sua, e questo ci sembra a dir poco indelicato nei Suoi riguardi, vista la devozione che Lei le dimostra.
E poiché dunque la "sua gente" non viene da Lei, ci permettiamo di farLe una proposta: quando la "sua gente" sarà di nuovo libera di aggirarsi per le campagne armi in pugno, venga a trovarci. Venga fra le case, i campi, i frutteti, i vigneti della NOSTRA gente dove i cinguettii degli uccelli e le fucilate della "sua gente" coesistono allegramente. E avrà così l'opportunità, se vorrà fare una passeggiata, fra l'alba e le 10 del mattino, attorno alle nostre abitazioni, di conoscerla da vicino la "sua gente", molto da vicino. Molto. E speriamo che non ci considererà maleducati se nessuno di noi la seguirà in questa circostanza. Perché noi, tutti noi, la gente normale, quella che non spara, quella che non si aggira armata per le campagne facendo strage di animali e producendo ogni anno le già citate decine di morti umani, noi persone civili, noi che cacciatori non siamo, NOI insomma, quando la "sua gente" è all'opera preferiamo non uscire di casa. Qualora dovesse riuscire a schivare le scariche di pallini che la "sua gente" riversa con generosità fra le nostre case, "sulle" nostre case, su di noi, potremo parlare dell'argomento con maggiore cognizione di causa. Si accorgerà allora che la caccia è davvero, come ha affermato Lei in apertura della sua lettera, "un argomento politico molto serio" ma non per le ragioni che Lei credeva. Lo è perché, a differenza del golf e della filatelia, è, e continuerà a essere fino alla sua totale eradicazione, un grave e irriformabile problema di pubblica sicurezza.
Lei conclude:
"Voglio la pace ma non mostro l'altra guancia e nonostante tutto penso di avere il diritto di esistere".
Le diamo ragione, ce l'ha. E ci permettiamo di aggiungere che l'abbiamo anche noi. Di esistere e di esistere sereni. Senza il rischio di essere ammazzati nel giardino di casa nostra, o mentre stiamo lavorando nel nostro campo, o mentre stiamo passeggiando o cercando funghi in un bosco. Senza dover tenere i nostri figli e i nostri animali domestici chiusi in casa per proteggerli dalla pioggia di piombo che la "sua gente" generosamente ci elargisce.
Ed è un diritto cui non intendiamo rinunciare. Per questo riteniamo che Lei e tutti coloro che come Lei, rossi, azzurri o d'un qualsiasi altro colore, si identificano nella "gente calibro 12" non debba sedere in Parlamento. Per questo Lei e tutti quelli come Lei non potrete mai più sperare nei voti della NOSTRA gente, di tutti noi.

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