"A muso duro"
NUOVE CHANCE PER GLI ANIMALI: CHRIS DE ROSE
Intervista di Stefano Cagno
L’ex attore è oggi uno dei leader del movimento animalista statunitense. Ha raccontato la sua storia nell’autobiografia A muso duro, recentemente tradotta anche in italiano, e ci ha parlato a lungo delle sue idee e delle sue esperienze.
Chris DeRose è un vero personaggio, non tanto perché è stato un noto attore di Hollywood, ma soprattutto per la sua storia. E’ una persona che nella vita ha toccato con mano la sofferenza, fin da bambino. Ha svolto innumerevoli lavori: il poliziotto, l'investigatore privato, il pilota, il giornalista e infine l'attore. La sua sensibilità verso i più deboli l'ha pero di mostrata, inizialmente, diventando il 'fratello maggiore" di una ventina di ragazzini di strada. Poi è venuto a contatto con la sofferenza degli animali e ha deciso di dare una svolta coraggiosa alla sua vita: ha rinunciato alla carriera, ai soldi e alla notorietà per battersi contro la vivisezione, la caccia, il furto degli animali e ogni forma di loro sfruttamento.
Per questo non ha esitato a partecipare ad azioni di protesta e di denuncia non violente, finalizzate, a dare risalto attraverso i mass media alle tematiche animaliste. E’ stato cosi arrestato molte volte e ferito in due occasioni. Recentemente è stata pubblicata in Italia dalle Edizioni Cosmopolis la traduzione, curata da Oltre la specie, dei suo libro In Your Face, con il titolo A muso duro. Abbiamo avuto la possibilità di incontrarlo e intervistarlo durante il suo breve viaggio in Italia per presentare il libro. E’ stata una lunga chiacchierata, durante la quale Chris ha dimostrato non solo massima disponibilità, ma soprattutto la sua grande umanità e sensibilità, che, peraltro, traspare chiaramente anche nel libro. A muso duro, infatti, e un'autobiografia, in cui viene ripercorsa tutta la sua vita, dagli anni dell'orfanotrofio, passando per i molti lavori, l'ingresso nel mondo dello spettacolo, la scelta di dedicarsi alla causa degli animali, per finire alla cronaca delle sue innumerevoli iniziative non violente.
A muso duro è un libro di emozioni forti, non è una cronaca distaccata, ma l'appassionata storia di un profondo coinvolgimento personale. Chris De Rose invita a condividere la sua rabbia, il sito dolore e le sue vittorie, conduce in un viaggio per mostrare le ragioni della sua totale dedizione alla causa della giustizia.
- Come è nata la sua decisione di lasciare la carriera di attore per dedicarsi alla difesa degli animali?
- “Ero un attore conosciuto, avevo tanti soldi, molte donne e conoscevo numerose persone importanti, ma non mi sentivo appagato. A un certo punto della mia vita ho vissuto alcune esperienze che mi hanno fatto decidere di occuparmi degli animali. Prima di quel momento mi ero occupato soltanto di esseri umani, facendo il "fratello maggiore" di diversi ragazzi di strada. Proprio lavorando con i più piccoli ho capito che non esiste differenza tra la loro sofferenza e quella degli animali. Sono stati però tre avvenimenti che hanno dato una svolta alla mia vita. Nel 1979 frequentavo una scuola di recitazione e un giorno entrò in classe un cane che si mise ai miei piedi. Nonostante non fosse mio, mi seguì fino a casa. Cercai di tenerlo fuori, perché ero convinto che gli animali non dovessero stare in casa, ma lui la sera riuscì lo stesso a entrare e salire sul mio letto. Cercai almeno di convincerlo a stare ai miei piedi, ma dopo poco lo trovai al mio fianco che mi guardava e sembrava sorridere. In quel momento realizzai che gli animali sono esseri intelligenti. Il cane restò tre giorni con me, ma non essendo in grado di tenerlo a causa dei miei continui viaggi, lo portai al canile. Quando arrivammo, iniziò a impuntarsi e a guaire. In quel momento ricordai quando avevo sei anni e mia madre mi stava lasciando in collegio: in quell'occasione anch'io, come il cane, avevo iniziato a piangere e a stringere forte mia madre. Il comportamento di quel cane mi fece capire che anche gli animali provano sentimenti come le persone. Negli anni successivi iniziai a frequentare le associazioni che si occupavano della sterilizzazione di cani e gatti randagi: così cominciai a impegnarmi attivamente a favore degli animali. Successivamente alcuni amici mi chiesero se ero disposto a entrare nei laboratori dove si praticava la vivisezione per scattare delle foto e poter così documentare quanto veniva compiuto in quei luoghi. La terza volta che entrai in un laboratorio accadde qualcosa che condizionò la mia vita futura. C'era un cane con un catetere che usciva da un fianco e una lunga ferita che, mentre lo fotografavamo, si aprì. Il cane morì nel giro di pochissimi minuti. In quel momento realizzai che la vivisezione non solo non è giusta, ma non ha nulla a che fare con la medicina: è solo una follia! In quel momento, guardando gli occhi di quel cane morente, decisi che la mia vita, da quel momento, sarebbe stata dedicata a combattere tale follia.”
- Valeva la pena di essere arrestato diverse volte per azioni dirette non violente?
- “Sì, per molte ragioni. I miei arresti hanno contribuito a unire gli attivisti animalisti, che hanno seguito i periodi di carcerazione con sit-in continui davanti alla prigione. Ma soprattutto hanno avuto la capacità di attirare l'attenzione dei mass media sulla situazione nei laboratori di vivisezione. Ogni giorno avevo la possibilità di uscire 15 minuti dalla cella e di parlare al telefono con giornalisti, che poi riportavano le mie dichiarazioni sui giornali e nelle televisioni. I periodi passati in carcere mi hanno anche rafforzato nel carattere. Soffrendo infatti di claustrofobia, sono stato costretto a vivere in luoghi che stimolavano la mia paura. Attraverso la mia claustrofobia ho però potuto anche comprendere meglio cosa possono provare gli animali rinchiusi nei laboratori di vivisezione, con l'aggravante che, per loro, è anche impossibile capire il perché di quanto gli sta accadendo.”
- I colleghi attori come hanno preso la sua decisione di rinunciare alla carriera per dedicarsi agli animali?
- “Alcuni hanno pensato che ero diventato pazzo, ma la maggior parte ha rispettato e anche ammirato la mia decisione, come nel caso di John Travolta o Silvester Stallone. Qualcuno mi ha anche aiutato.”
- Lei ha fondato l'associazione Last Chance for Animals. In cosa consiste la sua attività?
- “Inizialmente l'attività dell'associazione consisteva prevalentemente in azioni di disobbedienza civile, ossia in picchettaggi, ad esempio, davanti ai laboratori di vivisezione. In altri casi entravamo proprio nei laboratori per fotografare e successivamente ci autodenunciavamo per dare maggiore risalto alla nostra iniziativa. Tutto ciò permise all'opinione pubblica di vedere cosa realmente succedeva dentro questi luoghi. In seguito Last Chance for Animals si è concentrata in attività di indagine su persone che commettevano reati contro gli animali. Anni di appostamenti e ricerche portarono in alcuni casi a smascherare e condannare trafficanti di animali domestici che venivano rubati o comprati per poi essere venduti ai laboratori di vivisezione.”
- Qual è stato il risultato più importante che ha ottenuto a favore degli animali?
- “Molti anni di indagini nei confronti di persone che ritiravano animali domestici da famiglie che non li potevano tenere o addirittura li rubavano, hanno portato a diverse vittorie storiche. Negli Stati Uniti chi commercia animali domestici deve avere una licenza. Nel 1991, per la prima volta, una di queste persone, una donna che si chiamava Ruggero, fu condannata al massimo della pena, ossia a 6 anni e 3 mesi, per azioni contro gli animali. Negli anni successivi, sempre dopo lunghi periodi di ricerche, appostamenti e indagini, sempre per la prima volta negli USA, a un certo Stebane fu ritirata definitivamente la licenza, dopo che fummo in grado di documentare che prendeva cani e li uccideva per venderli ad asiatici come cibo. Ritengo però che il risultato più importante in assoluto sia recente, anche se gli accusati non sono stati ancora condannati. Le prove sono però così schiaccianti che sembra impossibile pensare a una loro assoluzione. Le indagini sono durate 15 anni, sono state condotte in molti Stati differenti, per poi concentrarsi nel Missouri e infine nell'Arkansas. Dalle attività investigative su di un certo CC Baird sono emerse molte violazioni delle leggi federali, non solo per quanto riguardava il trattamento degli animali. Così ben cinque agenzie federali, tra cui l'US Attorney Office, la polizia statale e l'ufficio dello sceriffo locale hanno lavorato insieme per fotografare e registrare i traffici illeciti. Infine è stata compiuta una spettacolare irruzione con la partecipazione di 30 auto della polizia. Tutto ciò ha avuto un'enorme eco da parte della stampa. Ritengo questo il risultato più importante, perché è quello che ha coinvolto il più alto numero di soggetti che indagavano e anche per la vastità stessa del traffico.”
- Se qualcuno volesse aiutarla dall'Italia, come potrebbe farlo?
- “Non è importante aiutare me, ma la causa e quindi impegnarsi con le associazioni italiane. Se qualcuno, però, volesse vedere come opera l'associazione Last Chance for Animals può visitare il sito www.LCAnimal.org/it.”
- Crede che un giorno i diritti degli animali verranno universalmente accettati?
- “No. Più persone accetteranno i diritti degli animali, ma non tutte. Troppi guadagnano molti soldi sulla pelle degli animali. Inoltre gli esseri umani, per la ricerca del potere, hanno la tendenza a opprimere qualcun altro e gli animali sono l'obiettivo ideale, perché sono i più deboli e non possono parlare.”
- Secondo lei, perché è importante impegnarsi a favore degli animali?
- “Perché è importante anche per gli esseri umani. Chi rispetta gli animali, per forza, è tenuto a rispettare anche gli esseri umani. Inoltre è l'ultima grande battaglia di civiltà perché gli animali non possono liberarsi da soli.”
- Una persona comune cosa può fare per aiutare gli animali?
- “Deve soprattutto entrare in un'associazione e concentrarsi su un argomento, senza perdersi in questioni personali, politiche, egoistiche o in dettagli inutili. Bisogna mirare sempre all'obiettivo, senza lasciarsi distrarre da nulla.”
- E’ importante l'educazione nel processo di riconoscimento dei diritti degli animali?
- “Certamente. L'educazione deve partire dai bambini e nelle scuole. Bisogna trasmettere ai più piccoli la capacità di provare compassione per gli animali e, più in generale, insegnare loro a pensare con la propria testa. Se sei in grado di pensare autonomamente, nessuno sarà in grado di influenzarti. Nella mia esperienza di interventi sui giovani ho potuto constatare che i bambini più ricchi e agiati hanno più difficoltà a capire i miei discorsi, mentre la sofferenza degli animali viene compresa maggiormente dai ragazzi che hanno sofferto come, ad esempio, quelli dei carceri minorili.”
- Come si possono unire le tante associazioni per la difesa degli animali?
- “E’ essenziale trovare un obiettivo semplice, condiviso da tutte le associazioni, in tal modo si possono organizzare grandi iniziative comuni, in grado di ottenere anche un ritorno mediatico. Successivamente, da un obiettivo minore, che può fungere da "cavallo di Troia", si passa a uno più importante. Nel nostro caso, ad esempio, siamo partiti dal furto degli animali domestici che venivano successivamente venduti ai laboratori di vivisezione, per passare a contestare proprio questa pratica.”
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