Diritti Animali

L'omeopatia fa bene agli animali

E' forse la più nota della medicine non convenzionali ed è stata studiata per la prima volta dal dottor Samuel Hahnemann. Il principio fondamentale dell'omeopatia è la "legge dei simili"
24 maggio 2004
Oscar Grazioli


Il ministero della Salute la critica, quello dell'Agricoltura la consiglia. La diatriba sull'omeopatia e sulla sua vera o presunta efficacia si è riaccesa dopo la sentenza del tribunale di Catania che ha assolto il giornalista Piero Angela dall'accusa di diffamazione che, tre anni fa, gli era sta mossa dai medici omeopati. Angela è noto per il suo totale scetticismo su cure alternative, riti magici, medici filippini, forchette piegate con la mente e tutto quanto non sia scientificamente provato. In una trasmissione di SuperQuark aveva sostenuto che «l'omeopatia non è una cosa seria, non funziona e se lo fa, è soltanto per effetto placebo». Angela è appoggiato dalla maggior parte dei medici e dei ricercatori. Valga per tutti il Prof. Garattini, direttore del Mario Negri. Angela è talmente scettico che ha messo in palio due miliardi di lire per chi riesca a distinguere un prodotto omeopatico dall'acqua fresca. Da qualche anno poi gli operatori di sanità pubblica devono aggiornarsi mediante un sistema (chiamato E.C.M.) che li obbliga ad accumulare un certo numero di punti ogni anno. La differenza tra i punti ECM e i punti VDB o Mira Lanza, sta solo nel fatto che, con questi ultimi, potevi comprare qualcosa di tangibile. Dal sistema di aggiornamento continuo ECM sono state eliminate tutte le medicine alternative, omeopatia compresa. Altro segnale inequivoco che questa disciplina non è proprio ben vista. A questo punto però qualcuno dovrebbe spiegarci quella che risulta essere una eclatante contraddizione. Oggi si parla tanto del biologico. I cartellini e le etichette con la scritta "prodotto biologico" compaiono ormai in tutti i negozi. I prodotti biologici dovrebbero essere quelli (detto in sintesi e volgarmente) naturali, senza conservanti, coloranti, ma soprattutto provenienti da località identificate dove non si fa uso di determinate sostanze e dove si rispettano regole severe per la loro produzione. Per quanto riguarda la carne biologica il regolamento prevede che, se un animale si ammala, non possa essere curato con i tradizionali antibiotici (se non in caso di vita o di morte), ma il veterinario debba fare ricorso a prodotti omeopatici (o fitoterapici). Orbene, la domanda che mi pongo è questa. Se le massime autorità sanitarie affermano che l'omeopatia è acqua fresca, perché viene invocata nel trattamento degli animali destinati al mercato del biologico? Se l'omeopatia non funziona è ovvio che l'animale ammalato aggraverà il suo stato di salute rischiando di portare sulle tavole carne che ha subìto i danni della malattia, oppure si dovrà ricorrere ai tradizionali antibiotici, magari quando l'animale è più morto che vivo. Non sarebbe male che i ministeri della sanità e dell'agricoltura si mettessero d'accordo perché se l'omeopatia è acqua fresca, con quel che costano i prodotti omeopatici, gli allevatori sono obbligati a pagare l'acqua fresca molto cara.

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