In topless contro San Firmino
Donne in topless e uomini in mutande hanno manifestato a Pamplona per chiedere di fermare la rinomata festa di San Firmino, la corsa dei tori.
Per il terzo anno consecutivo animalisti provenienti da tutta Europa si sono riuniti a Pamplona per protestare contro il maltrattamento degli animali durante gli "encierros" e nelle corride.
Dopo che la polizia ha posto fine, lo scorso anno, a una protesta di attivisti che manifestavano nudi per rivendicare i diritti degli animali, i 200 dimostranti hanno raggiunto un accordo con le autorità, che hanno promesso di occuparsi del caso se i manifestanti avessero smesso di denudarsi.
I manifestanti hanno seguito l'itinerario della corsa del toro attraverso le strette strade della città, gridando "la tortura non è cultura" e agitando cartelli su cui si leggeva "Stop alla sanguinosa lotta dei tori".
Con indosso solo la biancheria e un paio di corna di plastica in testa, circa 300 persone hanno sfilato oggi lungo gli 825 metri del tradizionale encierro, tra i fischi degli abitanti della Navarra e l'assedio dei media.
Migliaia di turisti da tutto il mondo si recano nella cittadina spagnola, ogni anno, rischiando la morte per correre con i tori nel centenario festival di San Fermino.
"Schiavi e gladiatori faranno anche parte della tradizione ma non la rendono giusta", ha detto l'agente marittimo Marcus di Stoccarda, in Germania.
La corsa dei tori, che dura una settimana - resa famosa dal romanzo di Ernest Hemingway - inizia mercoledì, quando una dozzina di tori saranno lasciati liberi per le strade pavimentate della città.
Il coordinatore della protesta, Sean Gifford, ha spiegato che con questa manifestazione "si pretende dimostrare che si può fare una corsa in maniera amichevole e senza maltrattare gli animali".
Per partecipare alla Corsa Umana, anche dall'Italia sono arrivati i volontari dell'associazione animalista Peta (People for Ethical Treatment of Animals), che convoca ogni anno la manifestazione.
Walter Caporale, rappresentante italiano della Peta e presidente degli animalisti italiani, ha sottolineato che "la corsa dei tori non è che un avvenimento turistico, ma la maggior parte degli spettatori ignora le torture subite dai tori prima, durante e dopo la corsa".
Un altro italiano, Francesco Barrabachia, ha voluto sottolineare che "si tratta di una tradizione barbara che non ha senso in una città tanto moderna come Pamplona".
I manifestanti, arrivati ieri nella capitale navarra, sono stati convocati dall'associazione soprattutto attraverso Internet.
Gifford, soddisfatto dell'esito della protesta, ha dichiarato che obiettivo degli animalisti è un appuntamento annuale fissato il 5 di luglio, fin quando la tradizionale corsa dei tori non verrà abolita.
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