Balene, «santuario» negato
22.07.04
Anche le balene hanno un fan importante. E' il presidente del Brasile, Luiz Inacio Lula Da Silva, che ieri ha spedito una lettera ai 57 paesi membri dell'International whaling commission riunita a Sorrento per decidere le sorti delle balene. Lula ha chiesto all'Iwc di schierarsi a favore dell'istituzione di un nuovo santuario nell'Atlantico del sud. «Desidero richiedere il vostro prezioso supporto - scrive Lula - per la proposta di creare il santuario delle balene nell'Atlantico meridionale che il Brasile e l'Argentina presenteranno nuovamente alla commissione baleniera internazionale». Le parole di Lula avranno fatto riflettere la commissione ma non abbastanza. Le proposte per la creazione di un santuario a sud del Pacifico e dell'Atlantico, infatti, non sono passate. Per ampliare le zone protette del Pacifico sarebbero serviti i tre quarti dei voti della commissione, ma Australia e Nuova Zelanda, artefici della proposta, sono stati costretti ad incassare una sconfitta, così come il Brasile e l'Argentina, per l'istituzione del santuario. La sensibilità dei paesi per la salvaguardia delle balene è comunque cresciuta. I membri dell'Iwc hanno infatti approvato una risoluzione che li vede impegnati nel mitigare le sofferenze e abbreviare i tempi di agonia dei mammiferi cacciati. Greenpeace in ogni caso lancia l'allarme alla luce dei due insuccessi: «E' grave l'atteggiamento degli stati che continuano ad opporsi all'istituzione di nuove aree protette per i cetacei. La fase di stallo che si è determinata all'interno della commissione mina la possibilità di progressi significativi per la tutela delle balene anche nel corso delle prossime votazioni», spiega Emanuela Marinelli della campagna balene di Greenpeace. L'insoddisfazione degli ambientalisti è scaturita anche dalla discussione a porte chiuse dell'Rms, il piano di gestione delle quote di caccia proposto da Giappone, Olanda, Spagna, Danimarca, Islanda, Svezia ed Usa. L'associazione ambientalista vede in questo atteggiamento della commissione una tendenza alla riapertura della caccia commerciale delle balene.
E in effetti, anche se nessun accordo ieri è stato raggiunto, in mattinata il presidente della Iwmc, Eugene Lapointe, si è detto convinto che la moratoria contro la caccia dei grandi mammiferi del 1986 sarà abolita l'anno prossimo al 57esimo summit della commissione in Corea del Sud. Lapointe ha aggiunto che i tempi sono ormai maturi per la ripresa della caccia delle specie in sovrannumero e che la commissione ha ormai capito che le posizione delle ong sono solo dettate dalla demagogia. «Non vogliono realmente la conservazione delle specie animali ma guadagnare sempre più visibilità tra l'opinione pubblica e dunque influenza sui governi istituendo dei totem di comunicazione ad alto impatto, come quello delle balene. Altro che ambientalismo«, per il presidente dell'Iwmc sarebbero queste le pretese degli ecologisti e non la salvaguardia di Moby Dick. Accuse pesanti che Lapointe ha argomentato con la certezza di aiuti finanziari e compensi dalla Nuova Zelanda ai piccoli paesi in cambio del sostegno alla moratoria sulla caccia. Ma non è tutto, Lapointe pur di difendere il Giappone, accusato da sempre di corrompere i nuovi paesi membri della commissione per far cadere la caccia, se la prende anche con Stati Uniti e Australia, oppositori della caccia alle balene. «In Australia - ha aggiunto - addirittura il bersaglio preferito sono i canguri e i koala, che mi pare siano realmente a rischio estinzione, diversamente dalle balene dove il pericolo esiste solo per alcune specie». L'unico dato positivo di ieri, dopo scontri e polemiche, è la proroga del Santuario dell'Antartico, creato nel `94 per la difesa dei cetacei. Il Giappone è stato battuto. E megattera, balenottera azzurra, balena franca australe e capodoglio potranno dormire sonni tranquilli ancora per 10 anni: la proposta è passata con 30 voti, di cui uno dell'Italia.
Sociale.network