Il maialino sardo? Arrivava dall’Olanda
E’ ancora buio quando il traghetto «L’Isola delle Stelle», salpato da Piombino la sera prima, entra nel porto di Olbia. Alle 4 e mezza del mattino un grosso camion da rimorchio, sbarcato da pochi minuti, viene fermato dai carabinieri per un controllo di routine. Dalle bolle di consegna si scopre che il carico è composto da circa 400 maialini di piccola taglia, accatastati l’uno sull’altro. Provenienza Olanda, destinazione il macello privato di Cagliari. Così, per caso, inizia l’«operazione porceddu», come verrà chiamata dagli inquirenti. Quei piccoli animali arrivati dal Nord Europa stavano per essere macellati e venduti nei ristoranti dell’isola come originali maialini sardi. Con tanto di «etichetta di garanzia». Gli specialisti del Noe, il Nucleo operativo ecologico dei carabinieri di Cagliari, ricostruiscono il percorso del camion: partenza dalla cittadina di Lieshout, nel Nord dell’Olanda, poi Belgio, Germania, Francia e Italia. Quarantasei ore di viaggio, con una deviazione forzata. In Svizzera il transito degli animali vivi è vietato.
Un solo autista per 1.500 chilometri. Durante il tour non ha rispettato la normativa Ue che prevede una sosta per lo scarico degli animali ogni 24 ore di marcia. Sull’autotreno non c’è traccia di cibo e il numero dei maialini trasportati è superiore del 25% rispetto al consentito.
Presto l’architettura del traffico diventa più chiara. La scoperta dei carabinieri non è un caso isolato. Non è la prima volta che i maialini che escono dal mattatoio del Cagliaritano non provengono dagli allevamenti sardi, ma sono importati da altri Paesi. Anche se poi vengono venduti come fossero pregiati e saporiti autoctoni.
Impossibile fare appello alle garanzie per i consumatori, o a particolari vincoli igienico-sanitari. Perché non ce ne sono. Le leggi di Bruxelles impongono l’obbligo della «carta d’identità» per i bovini, non per gli altri animali da macello. Il mercato dei maialini è incontrollato e incontrollabile.
«Il tasso di mortalità durante il viaggio è altissimo - spiega un veterinario dell’Asl di Cagliari -. I maialini che sopravvivono, all’arrivo vengono presi dallo stress da trasporto, e in molti non riescono più nemmeno a mangiare. Così, per evitare che deperiscano ancora, vengono macellati immediatamente, nonostante l’evidente stato di prostrazione in cui si trovano. Il risultato è che le carni che vengono prodotte sono di pessima qualità. Senza dimenticare che queste carni vengono commercializzate come porceddu sardo, ma di sardo non hanno proprio niente».
Non solo. «I controlli sanitari in pratica non esistono. E se esistono non vengono svolti. Questi maialini sono spesso degli animali di scarto. L’esportazione in Sardegna è un modo molto fruttuoso per smaltire economicamente i capi che non rientrano negli standard produttivi. "Suinetti deboli", nidiate il cui inserimento nei gruppi di ingrasso sarebbe problematico, vengono avviati a questo destino liberando l’allevatore da futuri problemi. Le spedizioni, infatti, sono organizzate radunando animali da un numero molto elevato di aziende zootecniche. L’anno scorso, ad esempio, una spedizione di 1.580 suinetti proveniva da ben 148 allevamenti diversi».
Un’altra denuncia arriva da «Animals angels», associazione tedesca che controlla le condizioni degli animali durante il trasporto per le strade dell’Europa. «Fino a pochi mesi fa - spiega un volontario - erano proprio i tedeschi i maggiori esportatori di suini in Sardegna. Poi, visto l’intensificarsi dei controlli e delle multe, ci hanno rinunciato. Ora è il turno degli olandesi perché l’Olanda è uno dei pochi Paesi che non ha sottoscritto la Convenzione europea per la notifica all’estero degli atti amministrativi. Se anche un autista olandese si becca una multa, è molto difficile obbligarlo a pagarla».
Le cifre del business sono notevoli. Il prezzo di vendita del porceddu sardo, che pesa mediamente 6-8 chili, è tra i 7 e i 9 euro al chilo, ma in periodi particolari (ricorrenze patronali, grandi sagre) supera i 10 euro. I maialetti d’importazione, che in patria non sarebbero neppure messi in vendita, una volta arrivati da noi vengono venduti tra i 12 e i 18 euro cadauno. Meno di un quinto di quelli autentici.
I carabinieri del Noe hanno presentato alle Procure di Cagliari e di Tempio Pausania un voluminoso dossier che ricostruisce i meccanismi del traffico. Questi i reati ipotizzati dagli inquirenti: frode in commercio, mancata osservanza delle normative igienico-sanitarie sulla macellazione e sulla commercializzazione di carni e maltrattamento di animali.
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