Diritti Animali

Una telecamera riprende scene pietose di cani gettati via

«Cuccioli, ora l’abbandono è in Svizzera»

La Protezione animali di Bellinzona: li portano qui per evitare la legge italiana che punisce con il carcere
4 agosto 2004
Emilio Nessi
Fonte: www.corriere.it
4.08.04

Negli ultimi 15 anni il centro per animali abbandonati di Bellinzona ha accolto, in media, una decina di animali all’anno. Ma nel 2004 è già stata raggiunta quota 80 abbandoni: un’escalation. Armando Besomi, presidente della Protezione animali di Bellinzona, lancia l’allarme: «Il numero dei cani e dei gatti lasciati qui è salito vertiginosamente proprio nelle ultime settimane. In coincidenza con l’approvazione, da parte del Parlamento italiano, della legge che punisce chi lascia per la strada il suo animale domestico. Non credo che sia un caso...». Besomi non ha dubbi: molti animali raccolti dal centro del Canton Ticino nelle ultime settimane, dice, arrivano dall’Italia. E sono così tanti che a Bellinzona fra poco non sapranno più dove metterli. Il centro, simile a un canile, è dotato di un recinto esterno. Lì dentro, chi vuole, può lasciare l’animale che ha deciso di non tenere più con sé. I 61 volontari che lavorano qui l’hanno soprannominato «ruota degli abbandoni». Adesso a un albero vicino al cancello è stata appesa una telecamera. E le riprese effettuate di notte sono un documento choc.

FILMATI - Atto primo. È una sera di pioggia incessante. A pochi metri dal canile si ferma un’auto. Scende il guidatore, si guarda intorno nel timore di essere visto da qualcuno, come un ladro. Apre un ombrello rosso. Dall’auto scende una donna, forse la moglie. L’uomo la ripara. Tra le mani della donna spunta una grossa scatola. A questo punto i due si avvicinano alla recinzione metallica della «ruota degli abbandoni». L’uomo regge l’ombrello, la compagna entra velocemente nel recinto, «svuota» la scatola, chiude il cancello, scappa in macchina. La vettura riparte velocemente sotto il diluvio. Nella «ruota» restano una cagna con i suoi cuccioli.
Atto secondo. Un’auto si ferma sulla strada. Scende un uomo tra i 55 e i 60 anni. Si avvicina spedito. Tiene tra le braccia uno splendido esemplare di meticcio bianco e nero. Apre il cancello e con un gesto secco, violento, butta dentro il cane. Nessuna incertezza, nessun ripensamento. Gira sui tacchi, risale in macchina e se ne va sgommando. Il cane tenta in tutti i modi di raggiungere il suo padrone. Si arrampica sulle reti, abbaia disperato, salta su una vecchia cuccia, corre, sembra impazzito.
Per la prima volta si possono vedere, nello scorrere delle immagini con tanto di data e ora, i padroni mentre «gettano via», senza esitare, i loro animali domestici. Le targhe delle auto non sono distinguibili. E di sicuro ci saranno padroni e animali del Canton Ticino. Ma secondo gli esperti svizzeri l’impennata negli arrivi al canile dipende dal nuovo corso degli abbandoni targati Italia. E cioè dall’escamotage con il quale gli italiani aggirano la nuova legge approvata a Roma. Un modo gaglioffo, costo meno di un pieno di benzina, per evitare il rischio di finire in carcere o di pagare multe salate. Non più un viottolo di campagna, una strada deserta, una piazzola d’autostrada, bensì un salto nel Canton Ticino: una gitarella oltre frontiera. Difficilmente alla dogana di Chiasso un agente si insospettirà al passaggio di un’auto con un cane a bordo.

GITA OLTRE FRONTIERA - «In tutto il 2003 abbiamo avuto una decina di abbandoni - dice Besomi -. Qui da noi il fenomeno non ha le dimensioni dell’Italia. Ad ogni modo abbiamo realizzato una struttura esterna dove i cittadini possono lasciare i loro animali quando non intendono più occuparsene. Ma quest’anno la situazione è diventata allarmante. Siamo già a ottanta abbandoni e il numero è salito vertiginosamente nelle ultime settimane. Dirigo la Protezione animali da oltre 15 anni e un numero così alto di abbandoni da queste parti non si era mai verificato. Non è un caso che coincida con la nuova legge italiana. Ora ci sono i filmati. Ma non spetta a noi svolgere indagini. Resta il fatto che quasi tutte le mattine troviamo nuovi ospiti ad aspettare i nostri volontari».
La struttura sorge su un’area di 10 mila quadrati. È un ex poligono di tiro dell’esercito svizzero donato all’associazione che da anni ospita cani randagi e soccorre animali in pericolo. Oltre al canile, c’è una grande fattoria con capre, conigli e galline, che viene visitata dagli scolari. In un recinto ci sono i 6 cuccioli, nati poche settimane fa, ripresi con la loro mamma mentre venivano abbandonati. «Noi raccogliamo i cani che padroni senza cuore lasciano nel recinto - conclude Besomi -. Per loro ci sarà sempre una carezza e una ciotola di cibo. Certo, non possiamo risolvere il problema del randagismo italiano. Ma anche se la nostra struttura è piccola non lasceremo fuori dalla porta un animale abbandonato. Italiano o svizzero che sia».

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