Diritti Animali

Ceausescu e il monopolio degli orsi uccisi

Le cacce del dittatore

16 agosto 2004
David Quammen
Fonte: www.corrieredellasera.it
14.08.04

www.ccbirding.com/ rz/romania/image001.htm «Troppi orsi, ammazzava. È troppo, per un cacciatore solo, ucciderne tanti. Non lasciava che nessun altro sparasse agli orsi... solo lui». «Lui» è Nicolae Ceausescu e il commento è di un ex guardacaccia. Secondo il computo di un funzionario forestale, nei venticinque anni del suo dominio (1965-89) Ceausescu uccise quattrocento orsi. Un grande cacciatore, da fare invidia agli antichi re assiri e ai faraoni egiziani? Vediamo. Nella quarantina di distretti amministrativi della Romania ci sono 2.226 unità di gestione della selvaggina, dette fonduri, de vanatoare , ossia aree venatorie. A ciascuna area è assegnato un guardacaccia. Nelle aree (oltre quattrocento) che contengono orsi, un compito importante dei guardacaccia è provvedere al loro nutrimento con cibo supplementare: mele, pere, susine, pannocchie di granturco, talvolta la carcassa di un vecchio cavallo. Il cibo è messo a disposizione degli orsi in «stazioni» situate qua e là nella foresta. Una stazione tipica comprende una mangiatoia, e un’alta intelaiatura di ferro per appendervi grossi pezzi di carne. Un altro elemento della stazione è un riparo a circa tre metri da terra, in vista della mangiatoia, dal quale il guardacaccia fa le sue osservazioni. Se il riparo serve anche come postazione di caccia è detto «altana». L’altana può essere spartana o anche molto confortevole: una cabina di due stanze, con brandine, stufa a legna, un gabinetto, e un finestrino che domina la zona bersaglio distante una cinquantina di metri.

Quando negli anni Sessanta si scoprì cacciatore, Ceausescu fece di sé il cacciatore supremo delle foreste rumene, oltre che capo supremo («Conducator») del paese, e si arrogò ad uso personale centinaia di aree di caccia, le migliori quanto a selvaggina grossa. Lo schema delle sue cacce era il seguente. Ceausescu arrivava in elicottero su una piazzola all’interno dell’area. Di là raggiungeva con un fuoristrada il luogo prescelto. Percorreva a piedi il breve tratto fino a un’altana situata in un punto strategico. Di solito era accompagnato da almeno un agente della Securitate (la polizia segreta), che gli portava armi e munizioni, e da un funzionario forestale del distretto. Gli orsi venivano spinti verso l’altana con battute cui partecipavano decine di uomini. Il Conducator faceva le sue sparate, ammirava le prede uccise, posava per i fotografi e ripartiva. c

Nei primi anni Ceausescu fungeva a volte da anfitrione di partite di caccia in cui gli ospiti potevano uccidere selvaggina a piacimento: cervi, cinghiali, anche alcuni di quei preziosi orsi. In una giornata di caccia del 1974 Ceausescu uccise ventidue orsi, e i suoi ospiti altri undici. In seguito riservò più gelosamente gli orsi a se stesso. La sua frenesia toccò il culmine nell’autunno del 1983, quando in un solo giorno ne uccise di persona ventiquattro. Questa carneficina avvenne in un’area venatoria chiamata Cusma, vicina a un lussuoso casino di caccia, Dealul Negru (Colle Nero), costruito espressamente per Ceausescu e sua moglie Elena. Informato che a Cusma c’era una lauta provvista di orsi, Ceausescu annunciò l’intenzione di farvi una visita. Si scatenò una gara di zelanti preparativi. Le altane furono restaurate e si provvide generosamente al nutrimento degli orsi, con due tonnellate di frutta e due quintali di mangime speciale rovesciati nell’area ogni giorno per sei settimane.
La mattina della caccia, 15 ottobre, Ceausescu arrivò al solito in elicottero. Nelle prime tre battute uccise dieci orsi, ma non era ancora soddisfatto. Cominciò la quarta, con centinaia di battitori che scendevano tra il folto delle pendici, incanalando gli orsi in un valloncello verso l’altana del Conducator . «Gli orsi correvano in tutte le direzioni, cercando di fuggire - scrive un testimone -. Ma era impossibile». Ceausescu sparava a tutto spiano; un servente al suo fianco ricaricava un fucile mentre lui tirava con l’altro. Cessata la sparatoria, i forestali radunarono le carcasse. Ventiquattro orsi morti furono trascinati al casino di caccia (dove Elena poté ammirarli), disposti su due file e incorniciati di fronde tagliate di fresco, come trote su un vassoio guarnito di prezzemolo. Ceausescu posò per i fotografi.
C’è qualche differenza fra questo modo di essere cacciatore e quello di chi uccide i leoni con lancia e frecce, o i coccodrilli con l’arpione da una canoa.

Note: Il testo è tratto dal libro «Monster of God» (traduzione di Maria Antonielli). Il volume uscirà all’inizio del 2005 per Adelphi
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