Cavallo cade e muore, dramma al Palio
16.08.04
Difficile far festa quando c’è la morte in diretta, duro intonare peana e inni alla gloria per un fantino che per vincere deve passare sopra un cadavere. Il Palio dell’Assunta 2004 è listato a lutto, come quello dell’anno scorso. E anche la gioia dei contradaioli della Tartuca, che ha vinto due anni dopo l’ultimo trionfo con lo stesso fantino, ha un gusto amaro, salato. Come quello delle polemiche, delle accuse e delle inchieste che verranno nelle prossime ore. Nella conchiglia di Piazza del Campo c’è uno spicchio che piange e un altro che fa festa, una parte preoccupata e un’altra che vuole godersi il momento, abbassando lo sguardo a terra quando passa da San Martino per andare in Duomo. Il Palio di ieri ha due facce, è un Giano non simmetrico. Il volto felice è quello del nuovo re di Piazza del Campo. E’ Luigi Bruschelli, in arte Trecciolino, 35 anni, fantino senese che sta instaurando una dittatura tra i canapi: 26 Palii corsi, 8 vittorie, un palmarès da Schumacher o da Valentino Rossi, ad un solo successo dal «principe» Pes. Dal 1996 al 2004 ha vinto una carriera all’anno, saltando solo il ’97. A luglio era fermo, per infortunio.
«Sarò io a raccontarvi il Palio d’agosto» disse ai cronisti un mese fa. E così è stato. Alla vigilia non era il favorito. I cavalli migliori erano andati in sorte al Drago e alla Selva. Berio, montato dal livornese Dè, due vittorie su tre, per il Drago; Zodiach con il fantino Sgaibarre, 2 Palii vinti su 4, per la Selva. Cabala, precedenti, prove, perfino il vento olimpico che riempie d’oro i livornesi, sembravano indirizzare la Carriera dell’Assunta verso una delle due Contrade. Trecciolino era quasi invisibile nella Tartuca, su una Alesandra con quattro Palii alle spalle, tutti incolori.
E invece ha dominato la corsa dalla mossa fino al mortaretto. Anche stavolta il mossiere Bartolo Ambrosione ha voluto ridurre al minimo gli indugi. La sorte aveva assegnato i posti tra i canapi: Aquila, Valdimontone, Drago, Oca, Leocorno, Pantera, Tartuca, Bruco, Selva con il Nicchio di rincorsa. Un quarto d’ora di balletti, di scambi di posto, di coppiole dei cavalli nervosi. E poi via, poco importa se nessuno parte dal posto assegnatogli.
L’Oca schizza via per prima, ma la Tartuca la passa subito e inizia la sua Carriera di testa. Alla prima curva del Casato una caduta di gruppo mette fuori gioco Nicchio, Valdimontone e Leocorno, con qualche spettatore ferito dai cavalli che sbattono violentemente nei palchi. Ma il dramma accade mezzo giro dopo. Mentre Tartuca, Selva, Oca, Drago e Pantera girano davanti, Bruco e Aquila duellano nelle retrovie. Velluto, fantino del Bruco, stringe troppo la curva di San Martino. Amoroso, baio di 8 anni, un solo Palio corso, sbatte la testa contro il bandierino che segnala la curva e stramazza al suolo, senza più vita con il collo spezzato. Cade anche l’Aquila, il Palio in quel momento cessa di essere una festa per tutti. Il terzo giro serve solo per suggellare la grinta di Trecciolino, per vedere in Piazza scene drammatiche come i cavalli che evitano di un soffio Amoroso steso in terra, per assistere a bandiere della Tartuca che sventolano in modo sommesso. Già alla vigilia era un Palio pieno di timori. Contromisure discrete, ma capillari, dai controlli nelle borse al divieto di sorvolo su Siena, dalla presenza di artificieri e agenti in borghese in Piazza alle entrate dei Bottini, gli antichi acquedotti senesi, sigillate per il rischio attentati.
Il sindaco Maurizio Cenni che parlava di un «sottofondo di amaro, di un po’ di angoscia» che turbava la festa. Perfino l’autore del drappellone, lo scultore polacco Igor Mitoraj nel suo Cencio ha raffigurato una Madonna quasi in lacrime su un’umanità dolente. Presagi di una tristezza che ieri sera si è fatta palpabile.
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