Diritti Animali

Il congresso mondiale di primatologia a Torino

Scimmie di serie A e da laboratorio

26 agosto 2004
Oscar Grazioli
Fonte: www.libero.it
26.08.04

immagini google Non amo più le manifestazioni di piazza. Forse ne ho fatto indigestione durante il vituperato Sessantotto. Non andrò a Torino dunque, dove un gruppo di animalisti ( di cui peraltro spesso non condivido le idee) darà luogo oggi ad un presidio per contestare il congresso mondiale dei primatologi che nella città piemontese è in corso. Tuttavia il gruppo animalista ( Agireora ) ha le sue ragioni. Strano che in un congresso si parli, attraverso un'autorità mondiale quale il Prof. Mitter Meier, delle 56 specie di scimmie in grande pericolo e delle 25 che corrono rischio immediato di estinzione, mentre nella relazione seguente si dibatte sul metodo migliore per catturare scimmie in natura, impacchettarle ben bene, spedirle in modo che non si facciano male fino ai laboratori di vivisezione. Hanno ragione loro stavolta. Come si fa a parlare per ore di lemuri, orangutan, gibboni e gorilla, di aree ad estremo rischio come il Madagascar, il Vietnam, la foresta brasiliana e poi relazionare sul benessere dei primati non umani nella ricerca biomedica? Come andare ad ascoltare la Butterfly e, fra un atto e l'altro, Luigi Nono ( con tutto il rispetto).

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Secondo la prima indagine mondiale sugli esperimenti su scimmie e primati, una carenza GLOBALE di primati allevati per la ricerca medica sta ostacolando gli sforzi internazionali per cercare una cura per l'Aids e altre malattie.

La domanda di primati non umani per gli studi piu' critici supera di gran lunga l'offerta, secondo il rapporto di un gruppo di scienziati svedesi.

La ricerca sull'HIV e l'Aids ne risente particolarmente, perche' la specie di primati che fornisce il miglior modello animale per la malattia e' diventata "virtualemnte introvabile", riporta oggi la rivista New Scientist. Le scimmie rhesus indiane sono cruciali per questi studi, in quanto possono sviluppare l'Aids dalla SIV, l'equivalente dell'HIV per le scimmie.

Oltre ad arrestare la ricerca di cure salvavita, la carenza di primati e' anche negativa per lo stesso benessere degli animali, afferma Hans-Erik Carlsson dell'Universita' di Uppsala, che dirige la ricerca.

Alcuni scienziati stanno riusando gli stessi primati in vari studi - procedimento di solito illegale in Gran Bretagna, che dispone della legge piu' severa al mondo riguardante i test su animali. "Ho visto alcuni protocolli in cui la stessa scimmia e' stata usate sei o sette volte" afferma il dott. Carlsson.

L'indagine, pubblicata sull'American Journal of Primatology, ha esaminato gli articoli scientifici pubblicati nel 2001 per scoprire quanti primati non umani sono stati usati per la ricerca, nel mondo.


Hanno trovato quasi 3.000 articoli rilevanti, dai quali si evince che stati compiuti 4.411 studi che hanno coinvolto 41.000 animali. Tuttavia, questa e' probabilmente una stima per difetto, perche' molti studi non dicono quanti animali usano, e non
tuti gli esperimenti su animali vengono poi pubblicati.

La maggior parte dei primati usati, il 65%, erano scimmie del vecchio mondo, come i macachi rhesus. Le scimmie del nuovo mondo, come le marmoset, sono solo un 15%, e
le grandi scimmie poco meno del 9%. I primati inferiori e altri specie non identificate ammontano all'11% del totale. La specie più usata è la "vervet monkey", al 19%, seguita dal macaco rhesus, al 18%.

Colin Blakemore, chief executive del Medical Research Council, ha dichiarato che ci sono varie aree della medicina, come le neuroscienze e la ricerca su Aids e HIV, in cui i primati non umani sono gli unici modelli utili.

Mark Matfield, direttore della Research Defence Society, ha dichiarato che è preferibile, da un punto di vista etico, usare la stessa scimmie per due procedure, piuttosto che raddoppire il numero di animali necessari per gli esperimenti.

Mark Henderson
Traduzione a cura di Marina Berati.
Fonte: http://www.timesonline.co.uk/article/0,,9911-1223426,00.html
19.08.04
Tratto da:www.agireora.org

 
Scrivono gli animalisti nel loro comunicato stampa: « In Europa sono più di 9.000 ogni anno ( decine di migliaia in tutto il mondo) i primati trasportati nei vari laboratori, chiusi in piccolissime gabbie per decine di ore dentro le stive degli aerei. Non è raro che ne muoiano durante il viaggio, e tra cattura, viaggio, quarantena, adattamento, in certi casi solo uno su dieci sopravvive. Il giro d'affari di questo mercato di esseri viventi sensibili e innocenti è enorme, a cui si aggiunge tutto l'indotto di gabbie, oggetti per l'arricchimento dell'habitat - penoso alibi cui si aggrappa chi sfrutta e imprigiona questi animali - mangimi, strumenti vari, corsi per la manipolazione delle scimmie, ecc. » . Tre giorni fa sette scimmie sono morte all'Università di Davis ( California) perché, durante il week end l'impianto di termoventilazione è andato in tilt. In concreto sono morte bollite. Lì, come in altri mille laboratori del mondo, si sacrificano scimmie prelevate dalla foresta e si studia l'elisir di Dulcamara, il miracoloso vaccino che ci farà sopravvivere al flagello di Dio, quell'AIDS che doveva portarci tutti nella valle di Giosafat ( e invece ha portato l'agnello d'oro alle ditte farmaceutiche). Guardate questi poveri fratelli negli occhi pieni di terrore e se piangono è perché non capiscono come facciano a fidarsi se, allo stesso tavolo, si alterna chi li vuole salvare e chi gli vuole mettere un pietoso ramo di gomma nella gabbia, per scacciare la noia tra un esperimento e l'altro.

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