La regina contro Blair sulla caccia
20.09.04
La regina elisabetta contro Tony Blair. Sua Maestà è “esasperata” dal primo ministro.
Tutte le volte che lo incontra, non perde occasione di esprimergli la “sua” irritazione. La sovrana pensa che il capo del governo abbia inutilmente diviso il paese a causa della sua “ignoranza”. Il motivo del conflitto può sembrare futile: Il bando alla caccia alla volpe, approvato la settimana scorsa a grande maggioranza dalla camera dei Comuni su proposta del governo, dopo una giornata di battaglia che ha visto dimostrazioni di protesta, tafferugli e feriti, dentro e fuori dall’aula del parlamento.
Ma se in Inghilterra c’è una famiglia visceralmente attaccata all’antica tradizione di indossare una giubba rossa, montare su un magnifico destrirero, inseguire una volpe insieme a decine di altri cavalieri e poi farla sbranare da una muta di cani inferociti, questa è proprio la famiglia reale: ognuno dei cui membri, maschi e femmine, la pratica con passione e la considera una questione di importanza nazionale.
Tutto quseto era noto più o meno da tempo. Quello che ancora non si sapeva lo ha sparato ieri in prima pagina il Sunday Telegraph, rivelando alcune conversazioni private della regina sull’argomento. Ricevendo a Buckingham Palace John Dew, un rappresentatnte della Lobby pro-caccia, Elisabetta gli avrebbe detto : “ Tony Blair non capisce il punto di vista della gente di campagna. Glielo dico ogni settimana che lo vedo”. Parole che nel gergo di Windsor e nell’atmosfera del momento, si riferirebbero in particolare alla caccia alla volpe, considerata per l’appunto dai campagnoli un modo di dimostrare amore per la natura e considerata dalla gente di città un crudele passatempo riservato all’elite.
Altre fonti di palazzo reale riferiscono che la sovrana è “esasperata” dall’insistenza di Blair per abolire la caccia, è “irritata” perché ritiene che non fosse necessario spaccare in due il paese su una questione simile, e in generale è convinta che gli “inglesi di città” non abbiano il diritto di mettere fuori legge le abitudini degli “inglesi di campagna”.
Il dissidio coinvolge in primo piano anche l’erede al trono. Secondo un altro quotidiano, il Daily Mail, Carlo d’Inghilterra avrebbe infatti confidato agli amici che continuerà a partecipare a battute di caccia alla volpe “ fino all’ultimo giorno in cui sarà legale”.
Poiché la stagione di caccia va da novembre a febbraio, significa che il principe darà la caccia alla volpe fino alla primavera del 2006, quando è previsto che la nuova legge entri in vigore.
Legalmente, è intitolato a farlo; ma politicamente sarebbe uno schiaffo a Blair e al suo governo. Sua madre, pur condividendo i sentimenti di Carlo gli avrebbe invece chiesto di rinunciare alla caccia da subito, non per fare un piacere a Blair ma perché intravede un problema all’orizzonte: i sondaggi indicano che più del 60% dei sudditi sono favorevoli al bando alla caccia e che Blair vincerà le prossime elezioni; Carlo è già abbastanza impopolare per la morte della principessa Diana; sommare le due cose potrebbe complicare ulteriormente la sua successione al trono. Non è chiaro se il principe accetterà il consiglio. In passato ha espresso più volte a Blair le sue idee sulla caccia alla volpe. Due anni fa giunse a dire:“Se il governo vieta la caccia alla volpe, potrei lasciare il paese e passare il resto della mia vita sugli sci”. I suoi figli William e Herry, anch’essi appassionati cacciatori, sono però più prudenti: hanno cancellato un’apparizione a una partita di polo in cui avrebbe giocato il loro amico Luke Tomlinson, uno degli otto giovani penetrati nei giorni scorsi nell’aula dei Comuni per protestare contro il bando.
Resta un dubbio: davvero il conflitto vede di fronte “town & country”, ciottà e campagna, come sostiene la regina, oppure è più che altro una battaglia dell’aristocrazia per non perdere i suoi privilegi ? La risposta è complessa. Il Telegraph pubblica un elenco di cacciatori: un pompiere, un’ infermiera, un lavavetri, “ordinaria gente di campagna”. Ma il Times pubblica la lista dei finanziatori della lobby pro-caccia: duchi e
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