Pina, la volpe che andava al bar
30.09.04
C’era una volta una volpe … così cominciano molte favole. Di solito però finiscono meglio di questa. La volpe c’è davvero. Me ne aveva parlato, un mese fa, una coppia di amici che durante una gita nella magnifica Val di Scalve era capitata in un paesino della bergamasca, poco noto ai più, se non per una curiosa vicenda. Il suo nome è Castione e la sua improvvisa fama nazionale era nata dalla “reginetta della Presolana” che i miei amici avevano avuto l’onore di vedere una sera scendere dalla montagna verso il bar della famiglia Lenzi. La signora Antonella tutte le sere aspettava la volpe Pina che scendeva a valle a prendersi il cibo direttamente dalle sue mani. Fatto certamente molto curioso ed eccezionale, ma non incredibile. Talvolta fra un animale selvatico e l’uomo si sviluppa un rapporto di mutua fiducia. Ricordo che, qualche anno fa, in un bar della mia città era diventata famosa una cornacchia grigia che veniva regolarmente a bere in un bicchiere all’ingresso del locale. Se ne andò quando il solito imbecille le fece trovare, anziché l’acqua, il wiskey. Voleva dimostrare chi era bestia e c’è riuscito. Torniamo a Pina che ha attirato a Castione decine di curiosi, desiderosi di vedere Pina. E lei, non solo li accontentava, ma aveva pensato bene di portare con sé il suo partner, chiamato da tutti Silvestro. Quest’ultimo si presentava ormai per primo all’appuntamento serotino, lasciando alla reginetta della Presolana la parte del leone nello show, quello di andare a prendere il cibo proprio dalle mani della signora Antonella. In breve Pina era diventata una vera e propria mascotte, adorata da bambini e adulti.
Perfino il sindaco di Castione si era preso a cuore la storia di questa volpe da favola (anche perché aveva fatto pubblicità al paese più del giro d’Italia stesso). Quando c’è stata l’apertura della caccia ha preso carta e penna e ha scritto alle associazioni locali dei cacciatori, ai presidenti dei comprensori alpini e ai sindaci dei paesi viciniori, invitandoli a far sì che Pina non finisse questa fiaba sotto il fuoco delle doppiette. Non c’è finita in verità, ma la famiglia Lenzi l’ha trovata morta, un paio di giorni fa, con un profondo taglio nel fianco.
Molto probabilmente una tagliola, strumento vigliacco e crudele (nonché vietato), utilizzato per eliminare i cosiddetti “nocivi”, ovvero gli animali selvatici che possono, in qualche modo dare fastidio e cibarsi (raramente per la verità) di lepri e fagiani.
Ancora una volta il sottile filo che avvicinava e rendeva armonica la convivenza tra l’uomo e l’animale è stato spezzato da un altro uomo che non si è rassegnato all’idea di ostentare al mondo che le carogne, per quanto morte, risorgono come l’araba fenice dalle proprie ceneri.
Sociale.network