Diritti Animali

Addio frusta, briglie e speroni: domatori-mamma per i cavalli

La prima esperienza italiana di doma dolce sottolinea un mutamento di rotta nel rapporto tra gli esseri umani e i cavalli confermato dalla decisione di unificare quattro proposte di legge per arrivare a un testo unico sulla tutela delle razze equine.
2 novembre 2004
Antonio Cianciullo
Fonte: www.repubblica.it
1.10.04

. Il Genitore adottivo assiste al parto e segue il nuovo nato fin dai primi passi. Poi gioca con li e, giocando, gli insegna il mestiere. Infine, quando è un po' cresciuto, gli misura il battito cardiaco, per accertarsi che la forma psicofisica sia più che soddisfacente. Sembrerebbe un percorso standard se non fosse per un particolare: l'oggetto di tanta attenzione è un puledro. "Dopo dieci anni di sperimentazione possiamo dire di aver messo a punto un sistema di addestramento decisamente vantaggioso per tutti", spiega Michele Panzera, docente di etologia veterinaria e benessere animale a Messina. "Siamo partiti da una difficoltà oggettiva: quando un cavallo arriva ad avere un rapporto con l'uomo in età adulta ha paura e per vincere la paura vengono usate le classiche tecniche della doma: la frusta e un morso che faccia abbastanza male da convincere l'animale a seguire la direzione indicata. Per raggiungere gli stessi risultati senza forzature noi utilizziamo una sorta di imprinting che affianca il rapporto con la madre senza sostituirlo: abituiamo il cavallo alla presenza di un essere umano fin dalla nascita in modo che l'uomo venga accettato come compagno di giochi e come insegnante. La misura del battito cardiaco consente di vedere se il sistema funziona o se l'animale si spaventa". Oltre ad evitare un trattamento non piacevole per il cavallo, il metodo della doma dolce (il primo filmato su questa esperienza verrà presentato alla Fiera cavalli di Verona) assicura un netto guadagno economico agli allevatori. Mentre l'addestramento tradizionale alle gare comporta un training di circa sei mesi per un costo di 15/20 mila euro, con l'addestramento precoce si ottiene un risultato tecnico analogo in un tempo inferiore e il cavallo non risachia di subire traumi.

La prima esperienza italiana di doma dolce sottolinea un mutamento di rotta nel rapporto tra gli esseri umani e i cavalli confermato dalla decisione di unificare quattro proposte di legge per arrivare a un testo unico sulla tutela delle razze equine. "La legge sulla tutela degli animali approvata nell'agosto scorso ha già risolto molti problemi", spiega Luigi Borrelli, il diessino che ha appena ultimato la redazione del testo unificato. "Ma alcune questioni rimangono aperte e questa legge offre una soluzione". Tra le innovazioni proposte ci sono: il divieto di utilizzare cavalli, asini e muli in esperimenti finalizzati alla clonazione degli stessi animali; il divieto di separare i puledri dalle madri prima del quarto mese di vita; il divieto di usare box che impediscano ai cavalli di muoversi e di sdraiarsi; l'obbligo di assicurare buone condizioni igieniche, assistenza sanitaria, adeguata alimentazione e sicurezza durante le attività equestri; il divieto di doping.

Altri punti del testo di legge unificato hanno invece attirato le critiche degli animalisti. Ad esempio il primo punto dell'articolo 5 include nell'elenco delle attività equestri "le corse di paese, le giostre, i palii e le manifestazione analoghe, anche con l'impiego di asini". "E' tristemente noto il livello di garanzie per gli animali che molte di queste cosiddette corse tradizionali offrono", commenta Sonny Richichi, presidente della Lav (Lega antivivisezione). "Ma la nostra critica è più generale e riguarda l'impostazione della legge: pur rappresentando un passo in avanti, ha sostanzialmente l'obiettivo di selezionare e diffondere le razze adatte alla competizione. Noi invece riteniamo che sia largamente diffusa una sensibilità diversa che vede nel cavallo un compagno assieme al quale gli esseri umani hanno percorso un lungo tratto di storia contraendo un debito che ora va onorato". Di qui la proposta della Lav, che ha anche avviato una raccolta di firme, di considerare il cavallo un animale d'affezione vietandone la macellazione. Una richiesta sostenuta anche per motivi di sicurezza umana: da alcune inchieste della magistratura è risultato che i cavalli da corsa sottoposti a doping in circuiti illegali sono stati abbattuti e macellati clandestinamente immettendo sul mercato carni non sicure.

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