Come muore una balena
“Impazzito per il dolore inferto da questi nuovi assalti, il capodoglio infuriato si rivoltola, solleva la sua testa enorme e spalancando le mascelle tira morsi a quanto gli sta attorno; si scaglia di testa contro le lance, le spinge in avanti a gran velocità e a volte le distrugge completamente. …E’ cosa che meraviglia assai, che si sia trascurata così totalmente ogni osservazione sulle abitudini di un animale tanto interessante, e dal punto di vista commerciale tanto importante qual è il capodoglio; e che esso abbia suscitato così poca curiosità in quei numerosi e per lo più competenti osservatori, che negli ultimi anni devono avere avuto occasioni più frequenti e convenienti di osservare di persona le abitudini di questi animali”.
Così annotava nel suo libro “Storia del capodoglio” del 1839, il naturalista inglese Thomas Beale, uno dei primi osservatori “scientifici” di questi stupendi mammiferi, vissuti praticamente fino ad allora tra mito e leggenda. Ancora qualche decina d’anni, e l’invenzione del cannoncino lanciarpione nel 1868, ad opera del norvegese Sven Foyn, cancellerà definitivamente, non solo l’elemento simbolico-mitologico del conflitto primordiale tra l’uomo e le forze misteriose della natura incarnate in questo caso dalle balene, ma organizzerà industrialmente anche un attività, che esprimeva ancora, nella logica di quel contesto e di quei tempi, almeno la vitalità e le virtù eroiche degli equipaggi delle baleniere.
Era l’inizio di un epoca di caccia dura e spietata che, anche se con forti limitazioni, continua ancora oggi.
Negli anni venti le navi-officina si moltiplicarono e nel 1938 si raggiunse il numero record di 54.835 catture! Negli anni a seguire, dopo la seconda guerra mondiale, a causa del cosiddetto ”overfishing”, l’industria della caccia alla balena si dovette rivolgere verso specie di taglia più piccola come balene blu, balenottere e capodogli.
Non è da oggi che i cetacei di ogni specie sono minacciati d’estinzione. Solo nell’Antartico, secondo uno studio dello scorso anno della Commissione baleniera internazionale resterebbero meno di 1000 balene blu, 2000 balenottere comuni e 3000 capodogli. Lo studio riferisce anche che varie specie di balene sono completamente scomparse mentre all’inizio del secolo scorso ne esistevano centinaia di migliaia di rappresentanti di ciascuna. Una mattanza che tra proteste, moratorie, leggi permissive, prosegue comunque implacabile da anni.
Recentemente Greenpeace, impegnata nella difesa dei cetacei sin dal 1972, ha denunciato nuovamente la flotta baleniera giapponese tornata all'attività di “ricerca” (il divieto di caccia viene aggirato con il pretesto degli “scopi scientifici”).
Per la cronaca il Giappone impiega la Whalegrenade 99: una cartuccia d’acciaio di 5 cm, contenente 20 gr. di esplosivo penthrite che viene sparata da un cannone. Quando penetra nella balena, esplode creando temperature di alcune migliaia di gradi e la balena muore in 2 o 3 minuti.
Intanto nei giorni scorsi in Tasmania e in Nuova Zelanda sono morti “spiaggiati” circa 170 cetacei rinvenuti agonizzanti con il muso insanguinato. Le cause del misterioso decesso, sarebbero da imputare ai segnali lanciati dai sonar durante delle esercitazioni militari nella zona, che hanno disorientato i poveri animali. Queste apparecchiature sono in grado di produrre ultrasuoni della potenza di 210 decibel e con frequenze tra i 6.600 e i 9.500 cicli al secondo. Per il sensibilissimo apparato uditivo delle balene l’impatto con una tale onda sonora è equivalente al rumore di un jet in fase di decollo ad un’esplosione che causerebbe una lesione del timpano portandole inevitabilmente a perdere l’orientamento. Simili incidenti, sempre più frequenti, sono stati segnalati sempre in coincidenza di esercitazioni militari, come nel 1999 alle Canarie e nel 2000 nell'isola portoghese di Madeira e qualche mese dopo, sulle coste del Messico. In quest'ultimo caso, gli esemplari morti avevano subito emorragie interne nell'apparato uditivo.
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