Puntura miracolosa salva i cani che non camminano
8.12.04
Di solito sono molto scettico quando apprendo che è stata trovata una “nuova cura” per la tal drammatica malattia. Il Parkinson, l’Alzheimer, la Sclerosi a placche. Se ci badate bene la notizia, titolata in toni più che ottimistici, si conclude con la promessa che i ricercatori nei prossimi anni lavoreranno alacremente per raggiungere gli obiettivi che il tal farmaco ha lasciato intravedere. Poi generalmente, non se ne sa più nulla. Questa volta invece i ricercatori americani della Pur due University (Indiana) hanno incontrato qualcosa di molto tangibile.
Cambia la sperimentazione
Prima di tutto hanno cambiato radicalmente il metodo di sperimentazione sugli animali. Finora, per studiare la cura di malattie che colpiscono l’uomo, si è sempre cercato di provocare nel ratto, o nella cavia, una malattia “simile”, oppure si modificava geneticamente l’animale “umanizzandolo” al fine di avvicinarlo il più possibile al modello della patologia umana. Se ne sono andati, in questo modo, decenni di tempo prezioso, di energie e risorse umane e montagne di danaro, gettate al vento in sperimentazioni che non avevano un minimo di buon senso neanche prima di iniziare, anzi spesso fuorvianti e con esiti disastrosi una volta riversate sull’uomo.
Gli animali d’affezione ci offrono già un panorama vastissimo nel campo delle malattie infiammatorie, degenerative e tumorali spontanee e l’unione delle conoscenze in campo veterinario e umano potrebbe essere una delle tessere che compongono il puzzle di tante malattie simili ma non identiche. Cosa hanno fatto nell’Indiana? Invece di danneggiare le cellule nervose di ratti e topi con sostanze che inducono modelli di malattie inesistenti in natura, hanno pensato bene di sfruttare le disgrazie che la natura ci offre.
Dopo la scoperta che una sostanza, usata come lassativo e cosmetico, era in grado di modificare le lesioni delle cellule nervose, i ricercatori hanno pensato di utilizzare cani ricoverati in due diversi ospedali veterinari in seguito a traumi che ne avevano causato gravissimi danni al midollo spinale, fino alla paralisi. A questi cani veniva iniettato, entro tre giorni per varie volte, il glicole polietilenico (PEG) per poi essere trattati con i farmaci tradizionali e con la chirurgia decompressiva .
Ciò che ha fatto quasi gridare al miracolo i ricercatori è che, a distanza di sei settimane, oltre il 68% dei cani trattati con il PEG erano in grado di camminare, mentre solo il 24% di quelli trattati tradizionalmente (senza il PEG) lo erano. Scientificamente una differenza molto rilevante.
La storia del bassotto Oscar
Un bassotto di nome Oscar, uno dei casi ritenuti disperati, ha iniziato a muovere gli arti posteriori e il proprietario ora lo prende in giro bonariamente dandogli del “marinaio ubriaco”. Vacilla, ma non cammina. Inoltre non si pongono neanche, nella cura con questa sostanza, problemi etici legati all’uso di cellule staminali, embrionali o simili che potrebbero turbare le coscienze dei benpensanti.
“Calma, calma” giustamente invitano alla prudenza i ricercatori. Non sappiamo cosa succederà sull’uomo. Ci proveremo, ovviamente, ma non è detto che il successo ci arrida come per i cani. Siamo fatti in modo diverso… Sagge parole.
Intanto io mi accontento del risultato sui cani, anche perché uno di loro, forse il più fortunato (nella sfiga), si chiama Oscar.
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