Burundi, quando i trafficanti d'avorio vanno a caccia di ippopotami
24.12.04
La conseguente situazione di anarchia e malaffare, ha fatto sì che la sparizione di specie animali e la devastazione dell'ambiente avvenisse senza ostacoli. Il fatto infine che questi crimini si siano consumati in Africa, ha ritardato o impedito ogni tentativo efficace d'intervento. E adesso è tardi. Fino agli anni '70 nella zona a nord dell'aeroporto di Bujumbura, c'erano leoni, bufali, zebre ed elefanti. Mentre è noto ai più che gli elefanti sono uccisi per ingrossare le tasche dei trafficanti d'avorio, pochi sanno che, da quando i controlli sui mercati internazionali vietano il commercio dell'avorio di elefante, il prezioso materiale viene ricavato, con altrettanto profitto, dai canini degli ippopotami. Ancora meno noto è il fatto che la carne d'ippopotamo è considerata pregiata e che, a detta di chi la mangia, è esattamente come quella di bovino, anzi è più buona. Infatti è più cara. Un ippopotamo adulto trasformato in bistecche può fruttare dai mille ai millecinquecento dollari. Da queste parti è una bella somma. I principali beneficiari del commercio della carne e dei denti degli ippopotami sono i militari. Ma non solo, anche i guerriglieri appartenenti alle milizie irregolari hanno in gran parte contribuito alla distruzione del patrimonio faunistico della regione dei Grandi Laghi. In Burundi, come in Rd (e in Ruanda ai tempi della guerra), i parchi erano (ed in Burundi lo sono ancora oggi) zone di rifugio per le milizie irregolari. Con un fucile carico il luogo si presta meglio di altri all'approvvigionamento di viveri. Non solo, anche di legna da ardere, ma sopratutto, di buoni introiti frutto del commercio del legname pregiato. In questo caso, la differenza tra l'abbattimento di un albero da parte dei miliziani irregolari e dei soldati regolari sta nella forma. I secondi possono imporre, anche in zone protette, l'abbattimento degli alberi per "ragioni di sicurezza". Il risultato invece è lo stesso. Una volta a terra quella legna ingombrante bisognerà pure di mezzo. Nella riserva della Rusizi, a 15 km dalla capitale del Burundi una delle cose che colpisce i pochi visitatori che vi si avventurano è la scarsa quantità di alberi. Prima della guerra c'erano pellicani e fenicotteri. Oggi, oltre ai coccodrilli, sono rimaste tre famiglie di ippopotami. I bracconieri provengono anche dalla Tanzania (dove le leggi in materia sono severissime) e da altri paesi. Nel parco di Ruvubu (est de Burundi) sono recentemente stati uccisi sei bufali. La multa per l'abbattimento di un bufalo è di 2000 franbu (franchi burundesi), due dollari circa. Anche chi va in galera per crimini ambientali più gravi, ci guadagna lo stesso. Il compenso che percepirà dai bracconieri e dai trafficanti di legname compenserà ampiamente la pena. Quando sono i militari ad uccidere gli animali, l'impunità è garantita. Non che in Burundi non esista una legge che regolamenti le caccia. Esiste ed è in vigore dagli anni '80. La condizione instabile del paese permette però di aggirarla, spesso in maniera del tutto legale. Se dei contadini denunciano la distruzione del raccolto a causa di un ippopotamo o se qualcuno è ucciso da un animale, è legale abbatterlo. Il punto è che puntualmente, quando parte l'autorizzazione all'abbattimento di un animale, se ne uccidono molti di più. L'intero ecosistema ne risulta danneggiato. Gli escrementi dell'ippopotamo, ad esempio, costituiscono una fonte di nutrimento per alcune specie di pesci e le enormi quantità d'erba che questo mammifero riesce a mandar giù sono essenziali per permettere l'accesso all'acqua ad altri animali. In queste zone dell'Africa devastate dalla guerra infine, l'enorme numero di rifugiati e sfollati condannati alla fame e alla miseria, ha inciso in maniera significativa sia all'uccisione degli animali, che all'abbattimento degli alberi. Almeno in questo caso il fenomeno può essere giustificato con un primordiale istinto di sopravvivenza. Per coloro che invece gl'ippopotami li mangiano al ristorante sotto forma di bistecca non sembra il caso di ricorrere a giustificazioni di sorta. La maggior parte sembrano infatti avere, il più delle volte, problemi di linea.
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