Gatto clonato pagato 50 mila dollari
26.12.04
Senza perdersi d’animo, Julia decide di conservare un campione di Dna del suo adorato Nicky, consegnandolo alla Genetic Savings and Clone di Sausalito, nella baia di San Francisco, che si offre di farne una copia identica. Qualche mese più tardi il suo sogno è diventato realtà. In cambio di una buona fetta dei suoi risparmi, Julia ha riportato a casa un bel soriano di sette settimane, clonato dal Dna del suo beniamino e in tutto e per tutto uguale a lui.
«Non riesco a vedere alcuna differenza tra Nicky e Little Nicky - assicura la donna -. Sono identici, anche la loro personalità è la stessa. Nicky amava l’acqua, un fatto davvero insolito per un gatto. Anche Little Nicky è subito saltato nella vasca da bagno». E se non bastasse quando il cucciolo sbadiglia, la padrona giura di riuscire a scorgere, all’interno della sua bocca, «due piccole macchie identiche a quelle che aveva Nicky nello stesso identico punto».
La Genetic Savings and Clone è l’unica società americana che si offre di clonare animali domestici. Nel 2001 aveva già finanziato una ricerca della Texas A&M University che nel febbraio del 2002 aveva portato alla replica del primissimo gatto fotocopia: «CC», o Copycat. Da allora la ditta ha clonato cinque felini.
«Little Nicky è il primo giunto a maturazione, mentre gli altri quattro sono in varie fasi di produzione», spiega un portavoce della compagnia, che spera di consegnarli presto ai rispettivi clienti che hanno sborsato 50.000 dollari ciascuno. «Alla fine del 2005 i gatti clonati arriveranno a quota cinquanta - incalza il portavoce - e speriamo di produrre, entro il prossimo maggio, il primo cucciolo di cane clonato».
Ma la commercializzazione di animali fotocopia ormai non fa più notizia. In passato sono già stati clonati vitelli, topi, conigli, maiali, cavalli e persino una specie a rischio d’estinzione, il banteng, un toro selvatico dell’Indonesia, mentre i ricercatori sono ancora alle prese con la clonazione della prima scimmia.
Ma l’avversione dell’opinione pubblica verso questa pratica resta forte e ciò spiega come mai la «mamma» di Little Nicky non abbia voluto rivelare il proprio nome e la residenza, per timore di essere presa di mira da attivisti che si oppongono alla clonazione. «Però valeva la pena rischiare», assicura la donna, che si prepara a trascorrere il Natale insieme al cucciolo. Che sotto l’albero si ritroverà un sacco di regali. Tutti per lui.
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