«Salviamo anche gli animali, mancano acqua e cibo»
7.01.05
In realtà erano due i delfini intrappolati nel laghetto, una specie di rettangolo di 200 metri per 300. C’era anche un cucciolo, forse della stessa femmina. Ma da ieri il lago dello tsunami è vuoto. O almeno sembra. Perché una ventina fra volontari, soldati e biologi sono riusciti a imbragare la femmina e a riportarla in mare mentre del piccolo non c’è più traccia. «Rimarremo in osservazione e nelle prossime ore organizzeremo una nuova operazione di salvataggio», promette Wannakiat Taptimsaeng, direttore del Centro di biologia marina di Phuket. Che si dice comunque felice di aver messo al sicuro l’esemplare adulto: «Non aveva più cibo e nel lago creato dall’onda c’erano macerie e rami. Se non fossimo intervenuti si sarebbe di sicuro ferito». Lo hanno visto allontanarsi verso il largo. Qualcuno l’ha battezzato lì per lì: Speranza.
Il delfino ha attraversato l’onda. Altri animali, invece, l’hanno sentita, annusata, captata. Gli elefanti, per esempio. Il loro sesto senso li ha messi in allarme e poco prima che l’acqua diventasse tsunami hanno cominciato a barrire, ad agitarsi, a prendere la direzione delle colline. Dang Salangam ne ha otto. Li usava lungo la spiaggia di Khao Lak per giri turistici. «Non li avevo mai sentiti piangere così. Poi ho capito che qualsiasi cosa fosse avevano ragione loro. Ho cominciato a correre verso l’alto. È così che si sono salvati i 12 stranieri che erano con me». Adesso gli elefanti trasportano cadaveri legati alle zanne.
La Società mondiale per la protezione degli animali (Wspa) si appella alla comunità internazionale perché non dimentichi le bestie che hanno subito le conseguenze del maremoto. Gli animali domestici, in particolare, sono rimasti senza cibo. I cani e i gatti che prima vivevano degli avanzi di ristoranti e bar sulle spiagge ora rischiano una lunga agonia per fame o per le malattie che trovano terreno fertile nelle condizioni igieniche precarie.
A Nagapattinam, nel Sud dell’India, le autorità hanno deciso di sopprimere i cani randagi che aggrediscono i superstiti; in Thailandia il re ha proposto che i cani del suo Paese vengano utilizzati nella ricerca dei cadaveri: «Sono più efficaci di quelli stranieri tra le mangrovie».
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