Il veterinario, amico del giaguaro
21.01.05
Mesi fa, sul New York Times varie associazioni animaliste e l'Associazione statunitense dei veterinari per i diritti animali accusavano: «Nessuno ha tradito più animali dell'Associazione medica veterinaria di questo paese». Si riferivano al sostegno offerto dalla categoria professionale a pratiche di allevamento decisamente produttivistiche e contrarie al benessere degli allevati, anche se pienamente legali.
Poco tempo dopo, la American veterinary medical association ha deciso di non sostenere più alcune delle modalità incriminate. La vicenda illustra un concetto: non è scontato che i veterinari tutelino i diritti dei loro assistiti a non soffrire e a soddisfare le proprie esigenze etologiche. Quasi tutti gli animali non selvatici hanno rilevanza economica e così i loro diritti di esseri viventi passano attraversano strettoie obbligate: allevamenti intensivi, trasporti, macelli, stabulari. Molti veterinari vivono un ruolo ambivalente: tutelano più che altro la salute pubblica (timbrando la carne nei macelli e controllando gli allevamenti) o - bene che vada - le esigenze spesso un po' egoistiche di proprietari di cani e gatti. Lo stesso codice deontologico della categoria, in Italia non accenna al benessere degli animali, e anzi pone fra gli obiettivi, per esempio, l'incremento della produzione.
Insomma, «prevalgono altri interessi, ed ecco perché anche in Italia abbiamo dato vita all'Avda, Associazione veterinari per i diritti degli animali, che si rivolge a quei professionisti i quali non vogliono solamente applicare le norme esistenti ma stimolare un quadro normativo più attento e offrire le proprie competenze al volontariato animalista, ai singoli, agli organi di polizia e giudiziari», spiega il veterinario torinese Enrico Moriconi che della neonata associazione http://www.avda.it/ è presidente.
I medici degli animali si misurano con tradizioni produttive consolidate che cosificano gli animali ma anche con nuove norme (le direttive europee sul benessere animale e la legge 189 sui maltrattamenti approvata lo scorso luglio) e con l'aumento di consapevolezza da parte dell'opinione pubblica: a seguire la nuova sensibilità popolare, la caccia sarebbe abolita da tempo in tanti paesi; invece, parlamenti e lobby contribuiscono a tenerla in vita. (Intervenendo ieri a un convegno dell'Avda, il presidente dei verdi Alfonso Pecoraro Scanio si è impegnato a far inserire «l'abolizione della caccia e della vivisezione» fra le proposte elettorali della Gad). A seconda delle aree geografiche i veterinari si trovano di fronte a sfide diverse. In Giordania, come in Pakistan o in India o in Egitto, veterinari «animalisti» si impegnano a rendere meno dura la vita degli animali da soma sensibilizzando i proprietari e offrendo cure gratis o a basso prezzo agli equini.
Nei paesi musulmani si fanno timidamente avanti le prime associazioni - non solo di veterinari - che sostengono la compatibilità fra i dettami del Corano e lo stordimento degli animali prima dello sgozzamento rituale, affinché non soffrano. E' un problema approdato in Europa fra le polemiche: il rito islamico e quello ebraico della macellazione è esentato dall'obbligo normativo dello stordimento in tutti i paesi Ue (in Svizzera invece no). A Trento hanno risolto la cosa in modo consensuale: l'anno scorso, un veterinario del macello aveva fatto obiezione, rifiutandosi di controllare una macellazione di agnelli fatta senza stordimento. Alla fine, scegliendo il dialogo e il rispetto reciproci, si è creato un felice precedente dal possibile impatto «internazionale»: l'imam ha accettato lo stordimento.
Un altro fronte di impegno dei veterinari per i diritti animali a livello europeo è la direttiva comunitaria Reach che prevede di sottoporre a verifica le migliaia di molecole chimiche da tempo usate ma di cui non è provata l'innocuità: milioni di animali potrebbero essere usati a questo scopo. Ma si potrebbero scegliere i metodi alternativi, tanto più dopo le recenti critiche al metodo sperimentale animale da parte del prestigioso British Medical Journal .
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