Dopo la regata di protesta, che domenica ha solcato le acque del golfo di Sorrento per chiedere ai 57 paesi membri della Commissione baleniera di votare contro la riapertura della caccia alle balene, ieri il vertice internazionale è entrato nel vivo dei lavori. E la delegazione italiana di Greenpeace, insieme alle altre Ong provenienti da diverse parti del mondo, in qualità di osservatore presenzierà alle operazioni di voto in questi quattro giorni per monitorarne la trasparenza. Nell'intervallo tra la sessione mattutina e quella pomeridiana abbiamo incontrato Emanuela Marinelli, responsabile della campagna contro la caccia alle balene di Greenpeace Italia.
Dottoressa qual è la partita in gioco in questo summit sorrentino?
I punti cruciali riguardano sicuramente il futuro del Santuario dei cetacei in Antartico - unica zona dove attualmente questi animali possono riprodursi e nutrirsi senza pericolo - e l'operatività del Comitato internazionale sulla protezione dei mari istituito a Berlino lo scorso anno. La riapertura del Santuario viene rimessa in discussione ogni dieci anni ed è chiaro che per il Giappone ottenere un via libera sarebbe il primo passo verso l'abolizione della moratoria sulla caccia alle balene che ne determinerebbe la definitiva estinzione. Per la nostra organizzazione, per le Ong e per gli osservatori è dunque prioritario conservare il Santuario, così come iniziare i lavori del Comitato che oltre alle ordinarie funzioni di whale watching dovrebbe ampliare la protezione nelle acque internazionali dei piccoli cetacei.
Dopo questa prima giornata si possono già fare delle previsioni sulle votazioni
Durante la mattinata eravamo un po' preoccupati perché il Giappone ha presentato un'istanza per le votazioni a scrutinio segreto che avrebbe messo seriamente in pericolo la moratoria istituita nel 1986. La richiesta è stata bocciata per cinque voti, l'anno scorso in Germania la stessa istanza era stata rifiutata da sette Paesi. Questo ci conferma che i nipponici stanno allargando i loro consensi. D'altra parte noi riteniamo, ma sono solo congetture, che a Sorrento le cose andranno per il verso giusto. Il problema sarà lavorare nei prossimi mesi alla preparazione del vertice in Corea. Lì, infatti, si giocherà in terreno nemico e dovremo prepararci ad una dura battaglia per salvare le balene.
Cosa succederebbe se fosse riaperta la caccia?
Se la caccia commerciale venisse di nuovo aperta comporterebbe la sicura estinzione di questi bellissimi cetacei. Tra l'altro le balene essendo al vertice della catena alimentare sono particolarmente esposte all'inquinamento, ai cambiamenti climatici alla pesca eccessiva che comporta la desertificazione dei mari. Basti pensare che il buco nell'ozono ha provocato una diminuzione complessiva del Krill, alimento principale dei grossi cetacei. Mentre l'inquinamento marino continua a decimare le balenottere, tanto da indurre la stessa Norvegia a mettere in guardia la popolazione sull'uso del loro grasso in alimentazione, sconsigliato per un'eccessiva presenza di mercurio.
Francesca Pilla
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20.07.04