Difendere il Palio? Gli ambientalisti si dividono

IL DIBATTITO / Confronto dopo la morte del baio Amoroso e le dichiarazioni di Realacci

Pratesi: oggi è come se una Formula 1 corresse su un circuito di go-kart. Pecoraro Scanio: la legge va modificata, via le eccezioni storiche

Carlo Ripa di Meana la mette sul piano tecnico. I cavalli li conosce bene, del resto. Ha cominciato a montare da bambino, «balilla cavalleggero» nella scuola del maresciallo Costante D’Inzeo, e ha continuato a farlo regolarmente fino a pochi anni fa. «Chi vuole abolire il Palio - spiega - dice una gran baggianata, va contro la vocazione dei cavalli che già per natura gareggiano tra loro e amano la velocità. Per salvare la corsa è però necessario tornare alle origini, facendo correre i maremmani e non i purosangue come si fa da una decina d’anni. Sono più lenti e robusti, forse lo spettacolo ne perderebbe un po’. Ma gli incidenti sarebbero sicuramente meno». Quella dell’ex ministro dell’Ambiente non è una posizione isolata. Dopo la morte di Amoroso, caduto lunedì in Piazza del Campo e finito dagli zoccoli dei suoi avversari, sono partite alla carica le associazioni animaliste, che hanno sempre scelto la linea dura. Una mossa non condivisa dal deputato della Margherita ed ex presidente di Legambiente Ermete Realacci che ieri, intervistato dal Corriere , ha difeso il Palio perché «appartiene alla nostra storia e, a differenza della corrida e di tante sagre paesane, non ha nella violenza il suo elemento fondante». Le parole di Realacci trovano appoggio tra le diverse anime dell’ambientalismo italiano: il Palio va difeso ma deve essere reso meno pericoloso. Fulco Pratesi, presidente del Wwf, guarda nientemeno che all’automobilismo. «Far correre i purosangue in piazza del Campo è una follia, come girare in Formula 1 su un circuito da go-kart. E’ vero, bisognerebbe tornare ai maremmani. Ma è necessario cambiare anche per i fantini: basta con i professionisti di adesso, meglio i contradaioli di una volta. Realacci ha ragione, il Palio fa parte della nostra storia. Ma se tradizione deve essere, che tradizione sia fino in fondo». I consigli non finiscono qui. Ripa di Meana chiede di aumentare le imbottiture sui lati del tracciato e di spargere più sabbia e segatura sul selciato, specie nelle curve. Anche Alfonso Pecoraro Scanio parte dalla tecnica: «E’ assurdo che in caso di incidente la gara non venga fermata». Ma poi il presidente dei Verdi allarga il discorso alla legge entrata in vigore pochi giorni fa. Un testo che punisce con il carcere fino a un anno e mezzo chi provoca la morte di un animale ma, con un emendamento appoggiato dallo stesso Realacci, lascia fuori le manifestazioni storiche come quella di Siena. «A settembre quelle norme vanno cambiate. Il Palio va salvato ma non può pretendere carta bianca: serve una commissione mista, organizzatori e associazioni animaliste, per costruire regole che garantiscano meglio la sicurezza dei cavalli. E poi sulle tradizioni bisogna intendersi: sono importanti ma se portano violenza vanno corrette. Anche la schiavitù o il velo imposto alle donne erano tradizioni, ma superarle non è stato un errore. E poi cosa succede se spunta fuori qualcuno che vuole organizzare una corrida in Italia? Magari dimostra che da noi era un’abitudine ai tempi della dominazione spagnola: una tradizione da proteggere anche quella?».
C’è chi ha una posizione più sofferta, come Grazia Francescato: «In gioco - dice la portavoce dei Verdi europei - ci sono due esigenze sacrosante ma purtroppo inconciliabili. Da una parte il rispetto di una manifestazione storica, dall’altra il rispetto degli animali. Per me è più importante la seconda, ma capisco chi la pensa all’opposto. La verità è che la sfera dei diritti, un tempo limitata ai ricchi bianchi, si è allargata prima ai maschi, poi alle donne. Adesso tocca agli animali».

Lorenzo Salvia
www.corriere.it
19.08.04