La storia-leggenda della Bestia del Gévaudan, molto popolare oltralpe, ha ispirato un recente film, Il patto dei lupi, del regista francese Christophe Gans: un film di super genere, un horror gotico con una regia barocca e romantica, che deve molto all'influenza di Riccardo Freda e allo stile «Hong Kong». Quando uscì sul grande schermo, nel 2001, fu un trionfo in patria, quasi 6 milioni di biglietti in Francia, e un buon successo fuori dai confini nazionali. È una produzione curata in ogni dettaglio, capace di competere con Hollywood sul suo stesso terreno: un cast incredibile, dai protagonisti (il sexy Samuel Le Bihan e l'ex-campione di kung-fu europeo Mark Dacascos), ai ruoli secondari (Vincent Cassel, Emilie Duquenne, Jérémie Rénier, Monica Bellucci), alle particine (Jean Yanne, Jacques Perrin, Bernard Fresson, Jean-François Stévenin...); collaboratori prestigiosi (il coreografo-cascatore Philip Kwok e il montatore David Wu, della band John Woo; il musicista Joseph Lo Duca...); effetti speciali, curati in parte dal Jim Henson Creature Shop (lo studio responsabile dei trucchi meccanici e digitali di Babe). Il regista Gans, 44 anni di Antibes, viene dalla critica (Starfix, HK Orient-Extrème cinéma) e dall'Idhec, è un fan di Argento e Leone, è studioso del grande cinema di genere europeo degli anni Sessanta. Il suo esordio dietro la macchina da presa è il corto Silver Slime, ha poi realizzato The Drowned, segmento iniziale di Necronomicon, e quindi Crying Freeman, adattamento di un manga giapponese. Ora, dopo Il patto dei lupi, è tornato a girare, sono attesi: Rahan, in post-produzione, tratto dal comics di Roger Lécureux e André Chéret e il lungometraggio ispirato al videogioco per playstation Silent Hill.