Chi vuole costruire i Termovalorizzatori in Basilicata?
Con 593.000 abitanti la Basilicata può tanquillamente confondersi tra i quartieri partenopei, come il Vomero ad esempio. Stranamente, però, come Napoli e la Campania, anche la Basilicata sta precipitando nell'emergenza rifiuti, scoprendo tutto in un colpo, di non sapere dove smaltire i suoi 420 chilogammi di rifiuti pro-capite prodotti all'anno, nonostante questa quantità sia tra le più basse in Italia. Assistiamo alla frenetica attività degli Assessorati all'ambiente che, dopo l'apertura e l'ampliamento delle discariche di rifiuti tossici e nocivi a Paterno e Corleto Perticara, spingono verso la necessità di creare termovalorizzatori per smaltire i rifiuti prodotti dai comuni, perchè le discariche sarebbero quasi sature.
Termovalorizzare è il nuovo "verbo" coniato mediaticamente per far passare un nuovo concetto di incenerimento dei rifiuti producendo energia, anziché diossina (secondo gli stessi assessorati). Il conferimento in discarica costa, attualmente, ai Comuni circa 100-150 euro a tonnellata. Con l'incenerimento i costi aumentano: ai costi di incenerimento (mediamente sui 150-200 euro a tonnellata) vanno aggiunti i costi di smaltimento dei 300 Kg di ceneri a tonnellata che si producono con l'incenerimento, che diventano rifiuti tossici, per il cui smaltimento ci vogliono altri 60 euro/tonn. Facendo un pò di conti in tasca ai nostri amministratori, al costo dello smaltimento in valore assoluto pari a 100-150 euro/tonnellata vanno aggiunti i 60 euro del costo dello smaltimento in discarica delle ceneri prodotte da smaltire in discarica del tipo 2B. Per cui, sempre in valore assoluto, passiamo da 100-150 Euro a quota 200-250 euro/tonnellata.
Poi ci sarebbe da computare la "famosa" energia prodotta dai termovalorizzatori (ovviamente, tutta da dimostrare). Ma se nel bilancio energetico dell'impianto, il termovalorizzatore consuma lo stesso valore per produrla, dove sarebbe la convenienza di costruirli e metterli in esercizio? Forse nei contributi che noi paghiamo e che finiscono nelle tasche di progettisti e produttori di questa tecnologia? Resta, infine, l'inquinamento, ossia la diossina prodotta. Lungi dal pensare che tutto l'inquinamento prodotto sia sotto controllo, come dicono gli stessi amministratori e fautori dell'incenerimento dei rifiuti, sono proprio i controlli che non rappresentano la soluzione al problema della termovalorizzazione. Meglio evitare di produrre diossina per buona pace degli abitanti della Basilicata e della Val Basento che di veleni ne hanno già per le future generazioni!
E la raccolta differnziata che fine ha fatto? Ed i soldi investiti in questi anni in materia di rifiuti? I soldi spesi per le frenetiche attività in tema di tutela ambientale di Regione, Provincie, Comuni, AATO, Consorzi e chiunque ha usufruito di soldi pubblici per il bene comune, dove sono finiti? La differenziata già viene ben studiata dai ragazzi delle elementari, che hanno ben capito che differenziando i rifiuti porta a porta, riciclando e riutilizzando riusciamo a ridurre notevolmente le quantità, recuperando materiali utili fino al 75%.
In questo modo si potrebbe conferire in discarica solamente il 25% del volume dei rifiuti oggi prodotto. I 100-150 euro iniziali in valore assoluto del conferimento in discarica possono diventare 25-40 con buona pace dei contribuenti a cui gli Enti dovrebbero ridurre drasticamente non meno del 50% la bolletta pagata per lo smaltimento dei rifiuti solidi urbani, finanziando così il lavoro di giovani nei comuni di residenza. Che i rifiuti siano un business lo sanno tutti. Anche se in Basilicata non ci sono infiltrazioni di tipo camorristico, le amministrazioni comunali cadono anche per colpa della gestione dei rifiuti solidi urbani: il caso del comune di Policoro è emblematico.
Incenerire o termovalorizzare significa, invece, produzione e utili nello smaltimento, tanto i rifiuti con le emergenze campane possono arrivare da tutte le parti d'Italia, proprio come già accade in Valbasento con i rifiuti tossici importati da tutta Italia. Se a Napoli si cerca di uscire dall'emergenza e non sprecare denaro dei contribuenti per evitare di ingrassare le imprese del settore, in Basilicata vogliamo invece arrivare alle emergenze per poi specularci sopra importando rifiuti, tanto pagano i cittadini?. Chi è interessato a fare business e speculare sulle emergenze dei rifiuti e sui termovalorizzatori?
http://it.youtube.com/watch?v=LYKCOdU0A30
La replica in un pubblico comizio elettorale del sindaco di Matera
Emilio Nicola Buccico
http://it.youtube.com/watch?v=4rVn_a2C77M
Articoli correlati
- È tempo di smettere con l'ipocrisia e di affrontare la realtà
Taranto è in uno stato di sporcizia spaventoso
Troppo spesso si lodano le bellezze della città di Taranto per applaudire l'amministrazione comunale. Questi post sembrano distogliere l'attenzione dalla cruda verità che Taranto sta affrontando. Gli elogi alla bellezza della città sembrano essere uno strumento di propaganda politica18 novembre 2023 - Alessandro Marescotti - Il Rapporto ONU sull'inquinamento in Italia
Inquinamento e violazioni dei diritti umani in Italia
Il Relatore Speciale delle Nazioni Unite ha visitato l'Italia dal 30 novembre al 13 dicembre 2021. Il Rapporto tocca Porto Marghera, l'inquinamento da PFAS in Veneto, la terra dei Fuochi, l'ILVA di Taranto, Livorno, i pesticidi, i rifiuti e altro ancora.14 dicembre 2021 - Redazione PeaceLink - La lunga vita dei rifiuti di platica
Flacone vecchio di 50 anni ritrovato nelle acque del porto di Ancona
«Ritrovare un oggetto come questo può sembrare assurdo, ma va considerata la particolare durabilità della plastica perché un prodotto di questo genere può resistere 400-500 anni in mare».7 gennaio 2021 - Maria Pastore Mafie, emergenze ambientali, immigrazione sta andando tutto come prima ...
... tra i soliti teatrini e le identiche indifferenze che puzzano di omertà e connivenza9 settembre 2020 - Alessio Di Florio
Commenti
Inserisci il tuo commento