«Da scienziato vi dico: l'atomica è disastro»
Ha un'aria pacata ma al tempo stesso sicura di sé. Un portamento quieto, quasi solenne, e lo sguardo profondo, incorniciato da capelli ormai brizzolati a ricordargli il tempo che è passato, di ricerca in ricerca. Yuri Bandazhevsky, classe 1957, è medico anatomopatologo di fama riconosciuta: diventato a 31 anni il più giovane dottore in medicina dell'Urss, ha fondato nel 1990 e diretto per nove anni l'Istituto Universitario di Gomel, nel sud della Bielorussia, nelle zone più contaminate dall'incidente nucleare di Chernobyl, per studiare gli effetti sulle persone, e in particolare sui bambini, dell'esposizione prolungata alle radiazioni.
Ma i risultati delle sue ricerche e le denunce avanzate sul pessimo utilizzo da parte della Bielorussia dei fondi stanziati per far fronte alle conseguenze della tragedia gli costano caro: nell'unico Paese dell'ex Unione Sovietica dove ancora sono vietate le manifestazioni e rimane in vita il Kgb, viene arrestato (ufficialmente per avere ricevuto delle tangenti da uno studente) e nel 2001 condannato da un tribunale militare a 8 anni di carcere duro a Minsk. Liberato nel 2005 con un'amnistia, grazie alla pressione di un vasto movimento europeo, vive ora tra Lituania e Francia, dove continua la sua attività di ricerca.
Si trova in questi giorni in Italia, insieme alla moglie Galina, compagna di vita come di ricerca, con l'associazione Mondo In Cammino e il Progetto Humus di Massimo Bonfatti, in un ciclo di incontri, tra cui la presentazione del libro-inchiesta di Silvia Pochettino "Bugie Nucleari: la vera storia di due scienziati che hanno gestito le conseguenze di Chernobyl", sulla vita del professore e del suo collega Vassil Nesterenko.
Dottor Bandazhevsky, perché parlare ancora di Chernobyl, caso considerato chiuso, dopo 22 anni da quel 26 aprile 1986?
Il problema Chernobyl non è affatto chiuso o scomparso, ma è anzi in una fase acuta e in questi 22 anni ha causato problemi enormi ai cittadini bielorussi ed europei. Il punto è che non è ancora stata detta la verità circa la portata della contaminazione. Anzi. Il rapporto del settembre 2005 redatto dal Chernobyl Forum dell'Agenzia internazionale per l'energia atomica (Aiea) sostiene che il numero di vittime provocate dall'incidente non supera le 56 persone, con 200 irradiati e 2000 malati infantili di cancro alla tiroide. Niente più. Com'è possibile? Evidentemente la verità fa ancora paura. E non sempre si può raccontare, perché la conseguenza è la carcerazione.
In questi anni di ricerche, quali sono le verità scomode che ha scoperto?
Innanzitutto, considerando l'emergere troppo precoce dal disastro nucleare di casi di cancro alla tiroide nei bambini, siamo venuti a conoscenza del fatto che già dagli anni '60 la popolazione della Bielorussia e di altre aree europee dell'Urss si è nutrita con cibi contaminati da test nucleari o a causa di incidenti nelle centrali atomiche, mai resi pubblici. Nei nove anni di ricerca sugli effetti di Chernobyl nell'Istituto di Gomel, dal '90 al '99, non abbiamo trovato, come ci saremmo aspettati secondo le conseguenze riscontrate a Hiroshima e Nagasaki, numerosi casi di leucemie o tumori, ma piuttosto una crescita esponenziale di malattie cardiache, renali, lesioni al fegato, depressioni del sistema immunitario. Il punto è che l'accumulazione nell'organismo umano, attraverso cibi contaminati, di Cesio 137, il radionuclide più diffuso dall'incidente di Chernobyl, porta a queste gravi patologie nel tempo, soprattutto nei bambini. Si può chiamare "Aids nucleare" o "sindrome da incorporazione di radionuclidi di lunga durata". E il Cesio dimezza la sua radioattività in ben 30 anni, il che significa che gli effetti dell'incidente non sono finiti.
Con 155 km quadrati di territori contaminati, cosa si sarebbe dovuto fare per arginare le conseguenze del disastro?
Innanzitutto non si sarebbe dovuto aspettare oltre una settimana per svelare l'incidente (il 4 maggio 1986, nda ), tenendo la popolazione all'oscuro dei rischi che stava correndo, anche solo uscendo per strada o mangiando i cibi dell'orto. Ogni persona avrebbe dovuto seguire una profilassi per bloccare le funzioni della tiroide così da non far penetrare iodio radioattivo. E poi si sarebbe dovuto operare un controllo di radioattività sui cibi, e distribuire cibo sicuro. La popolazione doveva essere evacuata immediatamente, molto lontano, e invece, con notevole ritardo, fu spostata sempre all'interno dei confini bielorussi, che però non solo erano già precedentemente contaminati, ma soggetti alla dispersione della nube radioattiva di Chernobyl.
Lei ha detto che l'Organizzazione Mondiale della Sanità non agisce, contribuendo a tenere nascosta la verità. Perché?
In Bielorussia il nome dell'Oms è Organizzazione mondiale per la difesa della sanità. Ma mi chiedo quale difesa, e di quale sanità? Chernobyl è stato un banco di prova per l'Oms e il suo ruolo nelle tragedie sanitarie, ma ha fatto emergere come sia sottoposta agli interessi forti delle lobby nucleari. Per esempio, si pensi al caso dei "liquidatori": dai 600 agli 800 mila operai che a mani nude, con pale e badili, hanno rimosso le macerie del reattore tra il maggio '86 e il dicembre '87. Sono tutti invalidi, senza lavoro e senza diritti e un anno fa il governo Lukashenko ha pure tagliato ogni assistenza. E l'Oms cosa fa? Tace. Tra il 1996 e il 2002 le disfunzioni croniche all'apparato digerente dei bambini di Buda-Koshelyovo, a 30 km da Gomel, sono cresciute del 2.000 percento, quelle cardiache del 250 percento e i danni al sistema nervoso sono raddoppiati. E la versione ufficiale qual è? Che queste malattie sono dovute alla povertà. Addirittura l'Oms è arrivata a dichiarare che la popolazione bielorussa è malata a causa dello stile di vita dissoluto, della promiscuità sessuale e dell'abuso di alcool. Ma questo per me è uno schiaffo in faccia alla dignità del mio paese.
E a livello internazionale che tipo di sostegno hanno le sue ricerche?
A metà aprile siamo riusciti a fare un intervento al Parlamento Europeo per mostrare lo stato dell'inquinamento radioattivo della Bielorussia e delle conseguenze sulle persone. Il fatto che il Parlamento ci abbia invitato e si sia interessato ai diritti dei miei concittadini e dei liquidatori è straordinario, ma non significa che la consapevolezza sia cresciuta. Chernobyl non è una questione solo bielorussa, ma internazionale. La Lituania ha sostenuto le mie ricerche, e anche la Francia, che mi ha fatto cittadino onorario di 15 città, tra cui Parigi e Marsiglia.
Sa che in Italia la maggior parte dei politici sostiene che bisogna iniziare la costruzione di centrali nucleari ad uso civile?
In Italia non dovete crearvi il problema atomico, ma tenervi saldi alla moratoria che vieta la costruzione delle centrali. L'energia atomica, per come viene prodotta adesso, non è sicura ed è molto ambiguo il limite tra uso militare e uso civile. I governi devono pensarci, perché l'energia atomica costituisce un gravissimo pericolo.
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