Reportage | L'ipoteca dei cent'anni
"Abbagliata da tali e tante meravigliose invenzioni, la gente di Macondo non sapeva da dove cominciare a sbalordirsi…” (tratto da Cent’anni di Solitudine – Gabriel Garcia Marquez)
Quando arrivo a Corleto Perticara, nella Valle dell’Alto Sauro, il vento tira forte. Mi guardo intorno, poi lontano, cercando di scrutare sui crinali vicini qualche pala eolica. Tiro un sospiro di sollievo, non definitivo; mi serve per prendere il coraggio di imboccare la strada che mi porta su in piazza – una delle tante della nostra terra, deserta e malinconica. Poco più di 3.000 anime, un passato da “giubbe rosse” garibaldine ed un presente scontato, sul filo dello spopolamento senza ritorno, ma con una speranza unica che ha il sapore dell’illusione. Mi rivedo nei giovani del paese, dalle facce vive e dagli occhi che nascondono la rassegnazione. Tra la consapevolezza e l’incoscienza sperano nell’ultimo “treno” possibile: la costruzione del Centro Oli, a ridosso dell’abitato. L’estremo tentativo di aggrapparsi ad un territorio sempre più estraneo; l’ultima chiamata occupazionale. Questa è l’aria che tira nel piccolo centro della Valle, in cui il primo cittadino - Pietro Paolo Montano - non ha saputo resistere alle lusinghe del Presidente della Total - Lionel Levha – cedendo per 99 anni il diritto di superficie per l'utilizzo del sito dove dovrà essere ubicato il Centro. E' proprio questo il nodo cruciale dell'accordo stipulato. La Compagnia dovrà versare nelle casse comunali 1,4 milioni di Euro, per la cessione dei 554.388 metri quadrati (espropriati sia a Comune sia a privati) destinati ad ospitare lo stabilimento. La “pianta benefica capace di dare frutti” – così come sancisce il sindaco - entro un anno dovrà muovere i primi passi ed erogare i primi 30.000 euro.
Siamo in un territorio tra i più depressi e sottosviluppati del Sud Italia, che crede ancora – nonostante l’esempio negativo della Val d’Agri – nello sviluppo del Texas lucano. Succede anche questo, mentre si ipoteca il proprio futuro legandolo a quello del petrolio. Un territorio già consumato, che cambierà faccia, profilo, contorni. Il nucleo centrale del Centro Oli di Corleto Perticara (che il Comune autorizza con Delibera Consiliare n. 16 del 2007) si raggruppa su oltre 19 ettari con impianti necessari per la separazione ed il trattamento degli idrocarburi estratti nell'area della concessione "Gorgoglione" (paese del materano che ne ha dato il nome). Capacità giornaliera di petrolio pari a 50.000 barili convogliati nella condotta Eni Viggiano-Taranto; 250 metri cubi di gas naturale; 267 tonnellate di Gpl stoccate nell'area individuata a Guardia Perticara; 60 tonnellate di zolfo di cui sembrerebbe essere ricco il giacimento.
Qui la presenza della Total, insieme ad ENI e Mobil, risale agli anni ‘80, epoca in cui la società francese riceve dallo Stato Italiano l'autorizzazione per la ricerca petrolifera. Già nel maggio del 1992 la Giunta Regionale della Basilicata, presieduta dall'ex presidente Antonio Boccia, rilascia loro l'autorizzazione alla realizzazione di una discarica di rifiuti petroliferi. In questa discarica vengono smaltiti negli anni i fanghi esausti e i detriti derivanti dal pozzo esplorativo "Tempa Rossa 2", il cui permesso di ricerca viene accordato alla società petrolifera dall'Ufficio Nazionale Minerario per gli Idrocarburi e la Geotermia. Siamo in piena concessione petrolifera Gorgoglione, che si presta a diventare sempre più appetibile, allorquando con il Piano Decennale per le Grandi Opere il CIPE stanzia circa 231 milioni di Euro. La grandezza del giacimento viene stimato in circa 420 milioni di barili. Ma, improvvisamente, accade qualcosa. Lo specchietto per le allodole non funziona per tutti. L'ENI rinuncia alla concessione Gorgoglione, cedendo la propria quota alla Total, che oggi ne detiene il 50%. In Consiglio regionale il dibattito si fa frammentato sulla messa in produzione del Centro Olio di Corleto al fine di verificare, attraverso il coinvolgimento delle popolazioni interessate e le istituzioni, l'entità dell'impatto sull'ambiente e sulla salute, oltre che delle attese di sviluppo economico ed occupazionali. Perché l’ENI cede? Tra i possibili motivi sembra esserci stata la non convenienza economica. L’accordo viene giudicato "troppo oneroso", essendo il petrolio estratto di "qualità inferiore a quella della Val d'Agri di circa il 20% in termini di valore", con quantità di greggio e impatto ambientale minori, quindi non compensabili (47 pozzi in Val d'Agri contro i 7 di Tempa Rossa). La Regione, a questo punto, pensa di rendere vita difficile all'ENI per costringerla a sottoscrivere l'accordo destinato però a svanire, mentre il Governo si defila dal ruolo di garante facendo venire meno "l'interesse nazionale" che continua ad essere sbandierato ancora oggi nel successivo accordo del 2006 tra Regione e Total-Esso-Shell. A nulla è servito ritardare le autorizzazioni per la perforazione dei pozzi sul Monte Caperrino con il pretesto dell'istituzione del Parco Nazionale Appennino Lucano Val d'Agri Lagonegrese che dal 1996 ha visto la luce soltanto oggi. Il monte Caperrino sembrerebbe essere stato un comodo espediente per ritardare una trattativa che rischia di lasciare a bocca asciutta la Basilicata.
E la Total? Nel 2004, anticipando tutti (Regione compresa), forza i tempi circa la costruzione del Centro Oli. L' annuncio della compagnia francese di voler dare inizio ai lavori "irrita" i lungimiranti amministratori lucani, che chiedono un tavolo di confronto. L'attrazione dell'investimento cresce, e per poter rendere appetibile l'affare bisogna presentarlo come conveniente. E' così che la Giunta Regionale - in un’atmosfera bipartizan da Prima e Terza Repubblica - nel settembre del 2006 autorizza il Presidente della Regione alla stipula dell'accordo, mentre 6 mesi prima aveva già concesso ai francesi, con un unico atto, il parere favorevole alla Compatibilità Ambientale, alla Valutazione d'Incidenza ed all'Autorizzazione Paesaggistica (Delibera n. 622 del 3 marzo 2006) per la messa in produzione di 5 pozzi petroliferi. E' chiaro che, "per mancanza di tempo", tutto è stato concepito, ignorando le preoccupazioni dei cittadini in tema di qualità della vita e preservazione dell'ambiente, senza considerare con puntualità né le previsioni del Piano Paesistico di Area Vasta di Gallipoli Cognato, né le (previsioni) stime dei Piani Integrati Territoriali (PIT), del Piano Operativo Regionale (POR) e del Programma Leader Plus I e II. Indicazioni improntate solo su attività economiche a basso impatto, data la vulnerabilità geologica del territorio ove dovranno sorgere oleodotti, centro olio e deposito Gpl. Ancora una volta, la "politica" del fatto compiuto continua a precludere il diritto di conoscere, partecipare e decidere in modo democratico. Il triplo "salto mortale" dell'autorizzazione ambientale dà via libera alla titolarità della proponente Total Italia S.p.A. che riceve la “cittadinanza onoraria”.
Nella seduta del Consiglio Regionale del 29 Gennaio 2008, giorno della stipula presso il Comune di Corleto della Convenzione per la cessione dei suoli viene data risposta all'interrogazione del consigliere regionale Cosimo Latronico circa le procedure selettive per l'affidamento di servizi di progettazione e realizzazione del Centro Oli, sulle quali veniva fatta rilevare l'assenza del rispetto della "magna carta" dei comportamenti contenenti i criteri di trasparenza, che rischiano di svantaggiare imprese e lavoratori locali a scapito della lealtà della competizione tra i soggetti e per il reclutamento del personale. La discussione viene nuovamente rinviata, nel momento in cui, la Total farà pervenire il quadro analitico degli impegni che, in tema di attività petrolifere, sembrano sempre e mai precedere, le autorizzazioni, inducendo dubbi circa le effettive ricadute delle scelte di sviluppo e quelle occupazionali in Basilicata promesse dalle compagnie petrolifere.
Lascio Corleto Perticara. Mi giro più volte indietro. Il mio sguardo si incrocia con quello di qualche anziano. Di giovani ce ne sono pochi. Forse gli ultimi. Io fra cent’anni non ci sarò. E chissà quanti sopporteranno l’idea di aver ceduto la propria casa.
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