La lobby nucleare e il segreto di Stato lucano
L'"affaire Scanzano" - con il deposito geologico di scorie nucleari - è ancora coperto da un non meglio definito "segreto di Stato", che nessuna Commissione parlamentare ha svelato e che nemmeno le querelle politiche di Bubbico e Giovanardi hanno chiarito, tanto è vero che nessuno vuol dire o ammettere chi era il colpevole e, soprattutto, chi sapeva.
Non è ancora chiaro quindi il segreto di Stato che coprì l'operazione del sito nazionale di scorie nucleari nel novembre del 2003 a Scanzano Jonico, che la lobby nucleare con il placet del nuovo governo potrebbe sfruttare - a suo favore, con una nuova norma che pregiudica le autorizzazioni delle competenti autorità sanitarie, di sicurezza (Asl, Vigili del Fuoco) e degli Enti territoriali locali, al fine di realizzare centrali elettriche o depositi di scorie nucleari. In data 1 maggio 2008 è divenuto operativo il Regolamento collegato alla Legge n.124 del 3 agosto 2007 che riguarda il segreto di Stato per la realizzazione di alcune opere e infrastrutture da parte dello Stato. Il regolamento è stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del 16 aprile 2008. Il testo è stato adottato sulla base dell'art. 39 della Legge n.124 del 3 agosto 2007. Nella sostanza è la legge che ha riorganizzato i servizi di intelligence: Sismi e Sisde sono stati sostituiti dall'Agenzia informazioni e
sicurezza interna [Aisi] e dall'Agenzia informazioni e sicurezza esterna [Aise].
L'art. 39 prevedeva, appunto, un regolamento per definire il segreto di Stato e stabilire
quali siano le materie che possano rientrarvi. L'allegato fu adottato dal Consiglio dei
Ministri lo scorso 8 aprile (Governo uscente). Fin qui tutto regolare, tranne l'Allegato 1
che integra l'articolo 5, «Materie di riferimento», punto 17: «Gli stabilimenti civili di
produzione bellica e gli impianti civili per produzione di energia ed ogni altra
infrastruttura critica». Nella fattispecie "per infrastrutture critiche" potrebbe accadere
che il centro Enea-Sogin della Trisaia di Rotondella sia riempito di fusti radioattivi
provenienti da qualsiasi parte del Mondo senza che il sindaco o le Asl ne siano a conoscenza (non a caso esiste ancora il Decreto Marzano che prevede l'utilizzo dei siti provvisori definitivi). Oppure che, nei Calanchi, al malaugurato ritrovamento di un fusto radioattivo le argille potrebbero diventare zona contaminata o di interesse militare, una recinzione con un cartello "zona militare " ed ecco spuntare il nuovo sito ingegneristico di superficie, tanto desiderato dalla lobby nucleare. Né più, né meno quanto volevano fare a Scanzano nel novembre 2003, ossia con un Decreto di tipo militare si doveva realizzare un deposito di scorie nucleari, con un generale con ampi poteri sulle autorizzazioni e sugli appalti. Come se i governanti non avessero mai imparato la grande lezione di democrazia di "Scanzano" e continuano ancora ad imporre loschi interessi contro le economie locali e sulla pelle dei cittadini, dimenticando che in ogni parte d'Italia, dove si vogliono realizzare centrali, inceneritori o opere distruttive per la salute e il territorio, tutti indistintamente dal colore politico, combattono le decisioni imposte dall'alto.
Alla luce di questa ennesima minaccia per la democrazia è bene che la Giunta e il Consiglio regionali della Basilicata si adoperino, immediatamente, per allontanare le Barre di Elk River riconvertendo il sito di Trisaia in una Facoltà sulle Energie Rinnovabili e
realizzando il tanto atteso Parco dei Calanchi. Qualora, disgraziatamente, la lobby nucleare tenti di tornare in Basilicata con il deposito nazionale di scorie la classe politica lucana non potrà assolutamente dire di non sapere e non potrà nascondersi dietro nessun "segreto di Stato".
Sociale.network