«Caso Scanzano» a Washington

Negli Stati Uniti è «battaglia» per lo stoccaggio (o per il «no» alla ricezione) delle scorie nucleari italiane (20mila tonnellate, in cambio di un migliaio «di ritorno» nel Belpaese).
27 maggio 2008
Marisa Ingrosso
Fonte: Gazzetta del Mezzogiorno

mobilitazione pacifica scanzano jonico La reazione «degli amministratori locali» lucani che, nel 2003, bloccarono la costruzione del deposito nazionale di scorie nucleari a Scanzano Jonico, arriva a Washington e diventa un «caso di studio» per il Congresso degli Stati Uniti. Lo rivela un documento esclusivo che il Government Accountability Office (il Gao è il braccio investigativo del Congresso) ha appena pubblicato sul suo archivio elettronico www.gao.gov). L’incartamento è la trascrizione della deposizione fatta dal direttore del dipartimento Risorse Naturali e Ambiente, Gene Alois lo scorso 20 maggio. I deputati, infatti, stanno affrontando una questione che riguarda molto da vicino il nostro Paese.

Come rivelò la «Gazzetta» in anteprima nazionale, a giorni la Commissione nucleare americana potrebbe autorizzare l’importazione dall’Italia di 20.000 tonnellate di rifiuti radioattivi e anche l’esportazione in Italia di circa mille tonnellate di scorie (per far chiarezza in proposito, il deputato pugliese Dario Ginefra, del Pd, ha presentato un’interrogazione). Se arrivasse l’«ok» della Commissione Usa, il nostro Paese si libererebbe di 28.300 metri cubi di materiale contaminato delle 4 centrali atomiche italiane e di alcuni impianti della «filiera atomica», come l’Itrec di Rotondella, in provincia di Matera. Il problema è che tre deputati (Jim Matheson per lo Utah, Ed Whitfield per il Kentucky e Bart Gordon per il Tennessee), hanno proposto di modificare l’Atomic Energy Act e, quindi, di proibire alla Commissione nucleare Usa di autorizzare le importazioni di scorie. Sintetizzando, la loro preoccupazione è la seguente: posto che in America ci sono 104 centrali atomiche, se noi statunitensi riempiamo i nostri depositi di rifiuti radioattivi stranieri, dove metteremo quelli che produciamo noi?

Così Gene Aloise ha dovuto fare il punto della situazione. Per prima cosa ha dovuto ammettere che il Gao, nel 2005, si sbagliava quando sosteneva che i depositi americani potevano stoccare le scorie nazionali per altri 33 anni. I calcoli - si legge nel documento, redatto in inglese - devono essere rifatti, perché non tenevano conto dei rifiuti importati. L’alto funzionario rivela, poi, che «soltanto l’Italia non può smaltire i rifiuti a bassa e ad alta radioattività e non ha centralizzato lo stoccaggio delle scorie».
Soltanto l’Italia su 18 Paesi: Australia, Belgio, Canada, Danimarca, Finlandia, Francia, Germania, Ungheria, Giappone, Messico, Norvegia, Olanda, Repubblica Slovacca, Spagna, Svezia, Svizzera e Gran Bretagna. Per spiegare al Congresso questa «anomalia internazionale», Aloise afferma: «Come riportato dall’Italia alla Nuclear energy agency, nel 1999 (Governo D’Alema - n.d.r.), il governo italiano ha incominciato a sviluppare una strategia per gestire l’“eredità” della passata attività atomica.

Strategia che prevedeva che una nuova compagnia nazionale (la Sogin, Società Gestione Impianti Nucleari; n.d.r.) si occupasse dello smantellamento degli impianti nucleari. Il governo creò anche una Agenzia nazionale che avrebbe dovuto occuparsi del deposito unico nazionale dei rifiuti radioattivi». «Un successivo decreto governativo (Governo Berlusconi; n.d.r.), nel 2001 accelerò il processo per l’individuazione di un deposito nazionale, che avrebbe dovuto diventare operativo nel 2010. Ciononostante - continua il dirigente americano - il governo italiano ha recentemente riferito di aver incontrato sostanziali difficoltà nella creazione del deposito perché gli amministratori locali hanno bocciato i siti che erano stati individuati». La loro «resistenza - precisa Gene Aloise – ha fatto cancellare la data» in cui l’Italia avrebbe potuto disporre d’un deposito per le sue scorie ovvero, «circa 31.130 metri cubi di rifiuti a bassa radioattività che deriveranno dallo smantellamento degli impianti nucleari, cui vanno sommati i 23.461 metri cubi che già sono stoccati».

Articoli correlati

  • Conferenza di revisione del Trattato di Non Proliferazione nucleare
    Disarmo
    La Decima Conferenza si è chiusa senza un documento ufficiale

    Conferenza di revisione del Trattato di Non Proliferazione nucleare

    Il Trattato è composto di 11 articoli e mira a scongiurare la catastrofe di un conflitto nucleare. Ancora oggi, lungi dal preservare la pace e la sicurezza, le armi nucleari sono utilizzate come strumenti di politica, legati alla coercizione, all'intimidazione e all'intensificarsi delle tensioni.
    19 settembre 2022 - Maria Pastore
  • Conferenza di Vienna sulle armi nucleari
    Disarmo
    Inizia il 20 giugno 2022 e vi partecipa l'ICAN, premio Nobel per la Pace

    Conferenza di Vienna sulle armi nucleari

    La conferenza riunisce rappresentanti statali, organizzazioni internazionali, comunità scientifica, sopravvissuti e società civile per discutere ed esplorare ricerche consolidate e nuove sulle conseguenze umanitarie e sui rischi delle armi nucleari.
    19 giugno 2022 - Redazione PeaceLink
  • Proposta indecente: armi "beni essenziali" esenti da iva
    Disarmo
    Commissione UE: armi " beni essenziali"

    Proposta indecente: armi "beni essenziali" esenti da iva

    Sinistra Europea nell’Europarlamento ha lanciato una campagna per bloccare l’iniziativa: "La proposta di finanziare con le nostre tasse, attraverso l’abbattimento dell’Iva, il commercio delle armi, è una proposta semplicemente criminale", ha commentato Paolo Ferrero, vice presidente di SE
    13 novembre 2021 - Gregorio Piccin
  • Abolizione nucleare e diritto alla pace: l'attivismo in piazza
    Ecologia
    Cop26 Glasgow, respingiamo l'innaturale alleanza nucleare-rinnovabili

    Abolizione nucleare e diritto alla pace: l'attivismo in piazza

    E' molto grave la dichiarazione della presidente della Commissione UE, al termine del vertice del 23 ottobre: "Il nucleare serve all'Europa per fare i conti con la crisi energetica".
    30 ottobre 2021 - Laura Tussi
PeaceLink C.P. 2009 - 74100 Taranto (Italy) - CCP 13403746 - Sito realizzato con PhPeace 2.7.26 - Informativa sulla Privacy - Informativa sui cookies - Diritto di replica - Posta elettronica certificata (PEC)