Centrale del Mercure, insostenibile e sovradimensionata

Al di là degli impatti ambientali, pure considerevoli sull’habitat del bacino del Mercure-Lao, area Sic e Zps della Rete Natura 2000 si evidenziano come una serie di parametri strutturali "anormali"
31 maggio 2008
OLA | Organizzazione Lucana Ambientalista

centrale del mercure La OLA (Organizzazione Lucana Ambientalista) - Coordinamento apartitico territoriale di associazioni, comitati, movimenti e cittadini - è venuta a conoscenza che gli uffici del Dipartimento Ambiente della Regione Basilicata starebbero per rilasciare all’ENEL il parere positivo di Valutazione d’Incidenza per la messa in esercizio della centrale del Mercure, nel parco nazionale del Pollino.

Al di là degli impatti ambientali, pure considerevoli sull’habitat del bacino del Mercure-Lao, area SIC e ZPS della Rete Natura 2000 dell’Unione Europea, ove sono presenti numerose specie floro-faunistiche prioritarie tra cui la lontra, la OLA evidenzia come questo impianto sia sovradimensionato rispetto ad una serie di parametri strutturali. Infatti, la potenza elettrica dichiarata, pari a circa 41 MW (35 MW netti), svilupperebbe una potenza termica pari a 157 MW necessaria per mantenere costante la produzione di energia elettrica che, secondo i dati forniti dall’ENEL ed analizzati dalla perizia redatta da Casson e Rabitti per conto dei Comuni della Valle del Mercure, richiede una grande quantità di combustibile pari a 272.000 tonnellate all’anno di “legno cippato” e 48.000 tonnellate annue di “sansa esausta e segatura” per un totale complessivo di 320.000 tonnellate annue di biomasse.

L’ENEL, nella propria relazione tecnica che accompagna il progetto, ha dichiarato che la gran parte della biomassa sarebbe costituita da “legno cippato” che conta di prelevare dai boschi della Calabria e della Basilicata, stimata da ENEL in 370.117 m3 che, invece, stime sulla reale “disponibilità annua accessibile” indicano essere notevolmente inferiori. In parole povere le stime dell’ENEL circa la disponibilità di “legno cippato” sul territorio delle due regioni non sono corredate da alcuna spiegazione e sono notevolmente sovrastimate anche alla luce della presenza di 3 centrali a biomasse già funzionanti in Calabria (Cutro, Strongoli e Crotone) che drenano tutta la biomassa disponibile calabrese. Il territorio della Basilicata dovrebbe, quindi, da solo, fornire la maggior parte del “legno cippato” per la centrale del Mercure ubicata nel comune di Laino, in Calabria, considerando inoltre che in Basilicata viene prevista la realizzazione di almeno due centrali a biomasse (Stigliano e materano) di potenza pari o leggermente prossima all’impianto del Mercure.

L’ente elettrico dovrebbe chiedere pertanto di disboscare grandi superfici forestali in Basilicata, in massima parte ubicate in aree protette (Pollino, Appennino Lucano, Gallipoli Cognato, Vulture, Foreste Regionali Demaniali). Ma è fin troppo evidente che la Basilicata non possiede la consistenza boschiva ipotizzata dall’ENEL per il funzionamento della centrale del Mercure. L’ENEL dovrebbe dunque reperire la biomassa altrove, dall’Amazzonia, dall’est europeo o asiatico oppure utilizzare in futuro, nonostante le dichiarazioni di segno opposto, il CDR (Combustibile Derivato da Rifiuti).

La OLA rileva inoltre che il “legno cippato” non compare nella definizione di biomasse di cui il comma 1, lettera a) dell’articolo 2 del Decreto legislativo n.387/2003 “attuazione della direttiva 2001/77/CE relativa alla promozione dell’energia elettrica prodotta da fonti energetiche rinnovabili nel mercato interno dell’elettricità” che definisce prodotti delle biomasse quelle relative alle attività residuali della lavorazione del legno e delle attività silvicolturali.

Il ricorso massiccio al “legno cippato” può essere quindi suscettibile di decurtazioni degli incentivi previsti per la produzione di energia elettrica da questa fonte rendendo poco remunerativo il meccanismo dei certificati verdi. La scarsa disponibilità del “legno cippato” e la veloce saturazione della domanda farebbero aumentare inoltre i costi della materia prima rendendo poco vantaggioso il costo del KWh.

A meno che l’ENEL non rinunci a ridurre autonomamente ed unilateralmente la potenza dell’impianto, appare inutile e oltremodo dannoso che la Regione Basilicata proceda a rilasciare pareri ambientali positivi di valutazione d’incidenza senza prima aver valutato il bilancio costi- benefici del progetto che appare sovradimensionato rispetto alle potenzialità delle risorse del territorio trasformando così la centrale del Mercure in una nuova “cattedrale nel deserto”, dopo il precedente “flop storico” della lignite e dell’olio combustibile.

La OLA chiede pertanto alla Giunta Regionale ed all’Assessore Attività Produttive e Politiche d’Impresa Vincenzo Folino che il progetto venga prioritariamente valutato nell’ottica dei bilanci energetici del nuovo PIEAR (Piano di Indirizzo Energetico Ambientale Regionale) e che la III Commissione Consiliare Ambiente possa approfondire i preminenti aspetti di sostenibilità ambientale dei beni forestali della regione da destinare al funzionamento della centrale del Mercure per evitare scelte irreversibili e nefaste per il territorio.

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